Dollhouse, da stasera su Fox: torna Joss Whedon con una storia lenta ad ingranare ma con un piano ben preciso
Quando si viene fuori da un’esperienza di sette anni che ti ha fatto diventare una sorta di “guru” nel mondo della serialità, è difficile trovare un’idea capace di soddisfare tutti i tuoi fan. Quindi, ti trovi davanti a due strade: o cambi totalmente genere, o butti qua e là qualche pezzo dell’universo che ti sei
Quando si viene fuori da un’esperienza di sette anni che ti ha fatto diventare una sorta di “guru” nel mondo della serialità, è difficile trovare un’idea capace di soddisfare tutti i tuoi fan. Quindi, ti trovi davanti a due strade: o cambi totalmente genere, o butti qua e là qualche pezzo dell’universo che ti sei costruito prima per non deludere chi ti ha seguito in passato. Joss Whedon ha scelto la seconda, con “Dollhouse”, che debutta stasera alle 21:10 su Fox (canale 110 di Sky).
Dopo “Buffy” -da cui proviene “Angel”-, Whedon in realtà c’aveva già proposto una nuova serie, “Firefly”, bruscamente trasmessa da Fox e considerata un clamoroso flop (anche se il film “Serenity”, derivato dallo show tv, è già un cult della fantascienza). Rimessosi al lavoro, ecco nascere il progetto “Dollhouse”, che vede come protagonista un ex membro del Buffyverse, Eliza Dushku (gallery, era Faith).
Lei è Echo, una ragazza che decide, per sfuggire alla sua vita ed ai suoi problemi, di diventare una “active”, ovvero una persona in grado di fronteggiare ogni situazione richiesta grazie ad un piccolo stratagemma: la sua mente, così come quella degli altri active, è stata ripulita di ogni ricordo e di missione in missione viene caricata di personalità diverse, per poi subire un reset a lavoro compito. Echo e gli altri, insomma, sono come bambole nelle mani di chi vuole giocare, senza sapere di chi saranno vestiti. Fino a quando Echo inizia ad avere ricordi della sua vita passata…
Una situazione ai limiti dello schiavismo, che però coinvolge tantissime persone, che per un motivo o per l’altro (chissà se lo scopriremo) hanno deciso di dare il loro corpo in affidamento ad Adele Dewitt (Olivia Williams), solida amministratrice di questa organizzazione segreta al servizio di ricchi clienti.
Se la Dollhouse svuota la mente dei suoi active, la riempie di dubbi all’investigatore Paul Ballard (Tahmoh Penikett, Helo in “Battlestar Galactica”), che rischia di mettere fine alla propria carriera pur di rintracciare Echo, che per lui, però, si chiama Caroline.
Sono molte le prospettive da cui si può vedere questo telefilm. C’è l’organizzazione segreta da smantellare, c’è la storia d’amore tra Paul e la sua vicina di casa Mellie (Miracle Laurie), c’è mistero dei motivi che hanno spinto Echo e gli altri active (tra cui Victor –Enver Gjokaj– e Sierra –Dichen Lachman-) ad accettare un “lavoro” del genere, c’è il lato comico presentato dal genio Topher (Franz Kranz), gestore delle varie personalità.
C’è anche il rapporto padre-figlia, riscontrabile tra Echo e Boyd (Harry Lennix), uno dei tanti custodi degli active. Tra di loro si sviluppa un rapporto che ricorda, a volte, quello tra Buffy e Giles, lei cacciatrice spesso a rischio e lui osservatore sempre pronto a tenderle la mano. Forse è questo l’unico riferimento al passato di Whedon che si può trovare in “Dollhouse”.
Il resto all’apparenza può sembrare qualcosa di già visto (“Alias” e in parte gli umani-cylon di “Battlestar Galactica”), e non stupitevi se dopo i primi episodi la sensazione sarà quella di rimanerne delusi. Date tempo al tempo, e lasciate che “Dollhouse” faccia il suo dovere. Dietro alla storia fanstascientifica e d’azione si cela un messaggio più profondo sugli usi della tecnologia e della propria identità, sempre più a rischio di fronte ad un mondo ormai”virtuale”.
Whedon non ha perso il suo talento e quando meno te l’aspetti ti regala dei colpi di scena non indifferenti, pronti a smontare la storia fino a quel momento vista ed a creare nuovi spunti per il futuro. Già, perchè nonostante la Fox abbia trasmesso questo telefilm di venerdì (giornata non propizia per gli ascolti in America), ottenendo ascolti non eclatanti, ha comunque deciso di rinnovarlo per una seconda stagione. E se consideriamo che Whedon tempo fa dichiarò che per “Dollhouse” aveva in mente un piano di 5 anni, non ci resta che sperare che il network non giochi con questo progetto così come i suoi protagonisti giocano con le identità.