DOC – Nelle tue mani vi ricorda qualcosa?
DOC – Nelle tue mani ha convinto critica e pubblico: un record per una serie hospital italiana. Ma chi ama il genere avrà riconosciuto qualche citazione…
Se DOC – Nelle tue mani vi ha ricordato qualcosa vuol dire che avete seguito Dr. House e Grey’s Anatomy. Diciamo subito, però, che la serie Lux Vide per Rai 1 ha compiuto un vero miracolo, ovvero convincere critica e pubblico per scrittura, protagonismo e confezione. Come ha sottolineato Paolino nella sua sempre precisa recensione, la serie è riuscita nelle prime due puntate a combinare l’estetica made in USA con contenuti molto made in Italy. E la focalizzazione su una storia vera, quella dell’ex primario di Pronto Soccorso dell’ospedale di Lodi Pierdante Piccioni, aiuta a tenere la barra dritta: il resto però ce lo mettono una sceneggiatura credibile, una regia riuscita e un interprete davvero convincente.
Ciò detto, chi ama il genere medical d’oltreoceano avrà avuto la sensazione di un qualche ‘leggerissimo’ déjà-vu. Da una parte è davvero difficile non riconoscere nel personaggio di Andrea Fanti l’abilità semeiotica e la tendenza alla spigolosità di Dr. House (supportata anche da una regia che ne riprende inquadrature, mdm ed effetti sonori); dall’altra la sparatoria nel bel mezzo dell’ospedale è una chiara ‘citazione’ (perché è una citazione, vero?) di quella che insanguinò il Seattle Grace alla fine della sesta stagione. Una citazione che ha voluto essere così precisa da scegliere anche un attore capace di evocare il sig. Clark…
Eh sì perché l’altro riferimento seriale ‘riconoscibile’ è Grey’s Anatomy, essenzialmente – se non esclusivamente, fatto salvo l’incidente scatenante – nella scenografia. Corridoi, luci, colori, piante, finestre, porte, trasparenze, scale, banconi, quadri silvestri e pet-scan cerebrali alle pareti sembrano usciti dal set di Grey’s Anatomy (e lascio stare i camici). Manacavano davvero solo gli armadi dell’Ikea.
Va detto che anche la scelta delle location sembra aver guardato a quel modello: la corte interna è quella del Policlinico Biomedico di Roma, che con l’annesso Campus ha ospitato parte delle riprese, e la somiglianza col concept (e con lo stile) dell’ospedale di Meredith Grey è difficilmente negabile. E a vedere gli esterni dell’ospedale romano e quelli del Veterans Administration Sepulveda Ambulatory Care Center di North Hills in California, che ha prestato gli esterni al Seattle Grace (poi Mercy West, poi Grey+Sloan Memorial), l’effetto déjà-vu è assicurato. Una somiglianza architettonica di alto profilo, che connota ovviamente la qualità della struttura e anche un ideale estetico: non venitemi a dire che si è cercato il canonico ospedale italiano…
Se DOC – Nelle tue mani vi ricorda qualcosa, dunque, non avete torto. Considerata la storia dell’hospital/medical in Italia, però, il déjà-vu poteva essere la cosa migliore di tutta la serie: per fortuna è solo un dettaglio per appassionati del genere. Ed è un ottimo segno.