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Dividendo digitale, altro che Beauty Contest, Mediaset e Rai devono pagare

PD, IDV e FI unite nella richiesta di trasformare il beauty contest per il dividendo digitale in un’asta con rilancio che graverebbe sulle casse di Mediaset, Rai e Sky

pubblicato 22 Agosto 2011 aggiornato 5 Settembre 2020 04:30


C’è voluta una crisi finanziaria senza precedenti e la necessità di una manovra correttiva “lacrime e sangue” con tagli indiscriminati e feroci aumenti delle imposte perché qualcuno se ne accorgesse: il sistema del beauty contest per l’assegnazione del cosiddetto dividendo digitale è un inaccettabile regalo ai network televisivi (Rai, Mediaset e Sky). Con la situazione dei conti pubblici disastrata non dovrebbe essere tempo di “regali” e lo sanno bene le compagnie telefoniche che per assicurarsi le loro frequenze per la banda larga in mobilità dovranno sborsare almeno 2,4 miliardi di euro. Vincenzo Vita, senatore PD, è sempre stato fra le poche voci che denunciavano questo scempio e il suo obiettivo, insieme al collega Giulietti, è quello di portare al voto la decisione di annullare il beauty contest e avviare un’asta sotto forma di emendamento al Decreto Anti-crisi:

Di questi tempi, con questi chiari di luna, il governo ha un preciso obbligo morale vendere all’asta queste frequenze e incassare il più possibile. In questo modo, potrà ridurre i sacrifici che oggi vuole imporre alla parte debole del Paese con i suoi prelievi dissennati. Io, il senatore Luigi Zanda, mi auguro anche l’Idv e l’Udc proporremo tre cose in un emendamento alla manovra di Tremonti: asta delle frequenze, asta delle frequenze e asta delle frequenze, prima che sia troppo tardi

La richiesta è quella di un’asta con rilancio, secondo le stime capace di far incassare 3 miliardi di euro allo Stato, invece che una semplice assegnazione tramite “concorso di bellezza” che non porterebbe nulla nelle tasche dei contribuenti. Questa posizione è condivisa anche da Futuro e Libertà che per bocca del vice presidente dei deputati Carmelo Briguglio adombra anche il sospetto che questo “regalo” possa configurarsi come un illecito penale:

A maggior ragione in tempo di crisi dove il mancato introito da parte dello Stato anche di pochi euro si scarica sulle famiglie e sull’italiano medio, fermo restando che firmeremo e voteremo un emendamento che obblighi alla gara pubblica, ci sentiamo di porre all’Agcom e al Governo una semplice domanda: se l’assegnazione a Mediaset e Rai delle nuove frequenze digitali tv è a titolo gratuito, diciamo un simpatico cadeau per le aziende del Presidente del Consiglio, invece che mediante una regolare asta la quale potrebbe fruttare tre miliardi di euro, siamo sicuri che l’operazione non sia un vero e proprio illecito penale e contabile?

Si potrebbe obiettare che in un’asta con rilancio anche la Rai, quindi sempre gli stessi contribuenti, si troverebbero a dover indirettamente sborsare del denaro in una curiosa partita di giro per ottenere i nuovi Mux, ma la realtà è che la tv pubblica potrebbe tranquillamente fare a meno di ulteriore banda trasmissiva lasciando ai privati con interessi miliardari (come Mediaset con la sua Premium e Sky) l’onere di svenarsi per l’acquisto delle frequenze.