DIRETTORI TV: RUFFINI, POCHE PAROLE…
Lo conoscete? lo riconoscereste in una foto? lo avete mai sentito martellare di dichiarazioni e di interviste la stampa e le televisioni? sapreste dire con precisione la carriera compiuti, i risultati ottenuti? Eccolo. Ruffini, Paolo Ruffini, dal 2002 è direttore di Rai3. Prima è stato vice-direttore del “Messaggero”,nominato nel 1996. Poi è diventato direttore del
Lo conoscete? lo riconoscereste in una foto? lo avete mai sentito martellare di dichiarazioni e di interviste la stampa e le televisioni? sapreste dire con precisione la carriera compiuti, i risultati ottenuti?
Eccolo. Ruffini, Paolo Ruffini, dal 2002 è direttore di Rai3. Prima è stato vice-direttore del “Messaggero”,nominato nel 1996. Poi è diventato direttore del Giornale Radio Rai e dal 1999 ha diretto RadioUno, rete di flusso e di musiche e notizie. E’ quel che esiste nelle pagine dei dizionari delle televisioni che si vogliono i più informati del reame, poco o nulla quindi. Eppure…
Eppure, vale la pena di approndire almeno un poco la conoscenza di un personaggio abbastanza insolito nel novero dei direttori delle televisioni. I direttori, questi direttori, si dividono grosso modo in tre categorie. Ci sono i direttori-palloni-confiati. Sicuramente ne conoscere qualcuno. Sono quei tipi o tipetti che vivono di annunci di immagine o trasformano il filo d’erba a cui stanno lavorando (o lavorano i loro vassalli e valvassini) in un frondoso baobab quasi sempre di autoapprezzamenti e di supercapacitàinventiva.
Poi, ci sono i direttori- palloni-malgonfiati che rispondono solo ai loro trainer invisibili o poco visibili, ovvero a coloro che con carte o pizzini politici li hanno portati sui troni dei media, con un patto specifico di collaborazione: tu, dice l’autore delle carte o dei pizzini, parli solo se te lo ordino io, se mi chiedi consigli (ma fallo poco), per il resto acqua in bocca, nelle orecchie, negli occhi (il che per uno che lavora in tv è il massimo).
Infine, ci sono i direttori-palloni-sgonfi che, parlanti o meno, stanno in panchina e o sono trombati e attendono un rilancio, o non sono trombati e sono sgonfi solo perchè non hanno in realtà nulla da dire e da pensare. E’ un manipolo di dirigenti che hanno, come il vecchio Fortebraccio, fronti inutilmente spaziose, meditatori del nulla.
Paolo Ruffini è fuori nettamente da queste categorie. Parla di rado e sempre con grande misura. Non pontifica, non si loda, non polemizza; è tollerante, paziente, disponibile alla critica, capace di ragionare su ciò che non va e a prendere decisioni senza strepitare e senza gonfiare petto, iniettare di sguardi al veleno, lamentarsi e lamentarsi magari insultando. Non assomiglia per nulla, ma proprio per nulla, a quei dirigenti che quando vengono nominati a una direzione dicono subito, per fare show e mostrarsi inutilmente spensierati ma cazzuti, che butteranno nel cesso i programmi o i progetti dei predecessori.
L”uomo di poche parole e di molti fatti, Ruffini, ha saputo portare Rai3 al suo stile e alla sua qualità realizzando un intreccio tra i programmi classici della sua rete (da “Chi l’ha visto” a “Mi manda Rai3″, tanto per fare solo due esempi) e quelli che ha inventato insieme ai suoi collaboratori. Tra essi c’è soprattutto”Ballarò”, condotto da Giovanni Floris, che da tempo dopo il rodaggio continua a fare buoni, ottimi ascolti e fra i talk a carattere informativo e politico si distingue per la ricerca della imparzialità e per la utilità nel descrivere i fatti e i temi dell’attualità.
Ruffini, che viene da Palermo dove è nato 52 anni fa, ha chiamato il talk “Ballarò” traendone il titolo dalla denominazione di un mercato della sua città. Ma altri programmi di punta delle rete sono “Che tempo che fa” (in crescita di ascolti), “Ulisse”, “Elisir”, “Glob”, la programmazione di film interessanti, la anzi le “satire”. Nonostante gli attacchi, le richieste di censura, gli interventi pesanti da più parti, il Direttore di Poche Parole, fattivo, ha difeso e sostenuto la linea, continuandolo. Da ricordare ci sono i doc che compaiono numerosi lungo il palinsesto della rete.
Avete, a proposito dei risultati, sentito o visto articoloni e tamburi rullanti? Solo interventi mirati, conferenze stampa in numero economico, insomma nessuna ostentazione e ancor meno vanagloria.
Impegnato com’è a lanciare strali il mondo dei media che giudica passa sotto silenzio chi, come Ruffini amministra con parsimonia i suoi silenzi che interrompe quando occorre.
E’ proprio con lui che comincio una serie -parallela a quella dedicata ai conduttori- sui direttori delle televisioni terrestri e satellitari, allo scopo di contribuire a correggere una tendenza che ci rende ciechi e sordi : privilegiare il divismo tv, quasi sempre inflazionato e mediocre, e trascurare le figure di chi fa televisione con responsabilità di fondo nelle reti. Ruffini il campione della misura efficace. Auguri anche a lui, poichè’ siamo nei giorni appunto degli auguri. In questo caso non di maniera.
ITALO MOSCATI