Dipollina stronca Uman in anticipo: “Scopriremo di non partecipare affatto”
In un periodo in cui si fa un gran parlare di televoti falsati, è Antonio Dipollina – sulle pagine di D – La Repubblica delle Donne, a smascherare l’utopia del popolo sovrano. E lo fa stroncando un reality che non è ancora partito, ma parte da presupposti pericolosamente fuorvianti. Ci riferiamo a Uman Take Control,
In un periodo in cui si fa un gran parlare di televoti falsati, è Antonio Dipollina – sulle pagine di D – La Repubblica delle Donne, a smascherare l’utopia del popolo sovrano. E lo fa stroncando un reality che non è ancora partito, ma parte da presupposti pericolosamente fuorvianti. Ci riferiamo a Uman Take Control, la terapia del reality che rischia di diventarne l’ennesima droga. Secondo l’autorevole critico televisivo il vero problema della tv è che ci illudono a sentircene partecipi, quando ne siamo solo pedine:
“Il punto è la famosa esaltazione del consenso attraverso l’apparente partecipazione al gioco. La demagogia, insomma: da qui in avanti possiamo tranquillamente rinominarlo Demagotchi. Il punto è l’incredibile protagonismo di massa agli eventi della comunicazione (via internet, televoti…), a rendita zero per chi partecipa e a costo zero per chi organizza e si arricchisce. Il futuro si giocherà (anche) su questo: risvegliarsi dall’assurda ipnosi, scoprire che non partecipi affatto, ti sfruttano e sei pure contento. ‘Il programma lo fate voi’, era l’urlo tv di 30 anni fa. Ma erano comici e sfottevano chi lo diceva davvero. Eravamo avanti, 30 anni fa…”.
Non a caso gli autori stessi del format hanno sottolineato la loro funzione mediatrice, rispetto al reale raggio d’azione del telespettatore. Se, ad esempio, tutti volessero far sparlare a un concorrente di Berlusconi ce lo consentirebbero sul serio? Forse, per rendere più schietto il tutto, ci voleva alla conduzione un autore-conduttore, in stile Novaresi o Zanforlin: della serie, ci mettiamo la faccia e dialoghiamo col pubblico senza filtri.
Consentitemi una riflessione a margine. La stessa stampa tv, sia cartacea che web, applica spesso e volentieri lo stesso perverso meccanismo. Fior fior di giornalisi ostentano di farsi portavoce dei propri lettori, di esserci per garantire indiscrezioni e illuminare il popolo sulle verità del dietro le quinte.
Peccato che quelle stesse verità vadano spesso ad appanaggio di chi scrive, che “usa” i lettori per finire nei giri che contano, ricevere cadeau dai blockbuster in cambio di articoli promozionali e assumere potere d’acquisto – usando la visibilità della propria testata – agli occhi di addetti ai lavori.
Anche gran parte del giornalismo si muove per un tornaconto personale, schermato dall’alibi della libertà di stampa, con la differenza che alcuni sono più colpevoli di altri (e lo si vede lontano da un miglio, specie tra i salotti tv).
Non che TvBlog non rischi di incappare nello stesso peccato veniale per “stare al mondo”, non siamo presuntuosi. Anche se tutti noi – va detto – continuiamo a seguire la tv con voi, davanti a una scrivania, da diversi anni a questa parte. E a denunciare assieme a voi molte storture, senza farcene complici. Specialmente quando il vip di turno chiama tentando di corromperti.