Dio Audience, Calabrò non ci sta
Nella relazione annuale dell’Autorità Garante per le Comunicazioni al Parlamento, il Presidente Corrado Calabrò ha sparato a zero sulla nostra tv, definendola di qualità scadente, nonostante per una grossa fetta della nostra popolazione sia ancora la principale fonte di informazione (e di intrattenimento): “…alla pervasività della televisione non corrisponde la sua qualità, ch’è andata sempre
Nella relazione annuale dell’Autorità Garante per le Comunicazioni al Parlamento, il Presidente Corrado Calabrò ha sparato a zero sulla nostra tv, definendola di qualità scadente, nonostante per una grossa fetta della nostra popolazione sia ancora la principale fonte di informazione (e di intrattenimento):
“…alla pervasività della televisione non corrisponde la sua qualità, ch’è andata sempre più scadendo, per il presupposto – falso se guardiamo al di là dell’effimero – che quanto più si abbassa il livello di una trasmissione tanto più sia allarga il target dei telespettatori”
E la colpa, secondo il Presidente dell’AgCom, è da imputarsi al ruolo fondamentale svolto dall’audience, unica “unità di misura” presa in considerazione dai pubblicitari (e non solo, ndr):
“e’ all’audience, e all’audience soltanto che guardano i pubblicitari.E i bambini se ne stanno per ore sul divano a guardare la televisione bevendo bibite e sgranocchiando merendine, patate, biscotti, bersagliati dalla pubblicita’ che ne stimola in modo accattivante il desiderio di mangiare”
Tutto da cambiare insomma, a partire dalla necessità di una riforma che renda la Rai indipendente dal potere politico. Ma non solo: sempre riguardo alla Rai il “consiglio” di Calabrò è quello di separare il servizio pubblico dalle attività commerciali, adeguandoci in tal senso alla normativa comunitaria.
Alle critiche verso la tv si aggiunge la considerazione del procedere a passo da lumaca del disegno di legge Gentiloni, oltre che del digitale terrestre. Una televisione che va a rilento, e che avrebbe forse bisogno di essere “ricostruita”.