La principale novità (anticipata da TvBlog nei giorni scorsi) di DiMartedì, stagione 2021/2022? Il ritorno (praticamente muto – ma quindi che senso ha?) in studio del pubblico, con tanto di mascherine brandizzate. Per tutto il resto, la trasmissione di La7 condotta da Giovanni Floris si conferma uguale a se stesso: il talk più talk della tv italiana.
Zero inchieste, pochissimi servizi e nessun collegamento in diretta. In studio si susseguono interviste e confronti dialettici (faranno discutere le dichiarazioni no vax dell’eurodeputata leghista Donato), con ritmi televisivi elevati (quasi frenetici nelle parti registrate) e split screen praticamente fisso. Immancabili i cartelli e le grafiche colorate, presenti i soliti noti (alcuni di loro anche in doppio ‘turno’), da Marco Travaglio ad Elsa Fornero, dalla dottoressa Ilaria Capua a Pierpaolo Sileri, da Alessandro Sallusti a Ilaria D’Amico, senza dimenticare Barbara Gallavotti (per una lunga pagina dedicata alla divulgazione sul covid) e Nando Pagnoncelli.
Nessuna sorpresa nell’impaginazione della puntata del debutto, andata in onda stasera: prima vaccini e green pass con il ministro Speranza, poi riforma della giustizia con il procuratore Gratteri, quindi attualità politica e così via.
Niente editoriali/pistolotti per Floris, la cui conduzione in sottrazione bada al concreto; incalza gli interlocutori, mantiene sempre un approccio razionale, ma non disdegna sorrisi per ammorbidire i toni.
L’alleggerimento pop, necessario considerando l’eccessiva durata della puntata (chiusura alle ore 00.50), è affidato alle marchette letterarie (Aldo Cazzullo in versione dantista e Vittorio Macioce, autore di un libro sull’Orlando Furioso).
Per la cronaca, praticamente ignorata la situazione in Afghanistan. Ma per DiMartedì non è una regola nuova: politica interna ed economia > esteri.