Diciamolo con una canzone: A muso duro
Una televisione con un piede nel passato e uno sguardo aperto nel futuro
Molto spesso nella vita e quindi anche in televisione, in tanti credono di avere la ricetta giusta, anche per cose la cui ricetta unica non può e non deve esistere. Penso per esempio alla prima lezione del Professor Keating all’Attimo fuggente, lo splendido film di Peter Weir, dove elencava il decalogo per scrivere una poesia, oppure alle certezze di certi “reclutatori” di personale su come si deve affrontare un determinato lavoro, oppure ancora di certi autori televisivi che scrivono i testi o una scaletta a dipendenza del pubblico che “credono” sia davanti al teleschermo in quel dato momento e non per comunicare loro “qualcosa”.
Escrementi, diceva Robin Williams all’Attimo fuggente a proposito di quel decalogo e la medesima parola si può tranquillamente estendere a tutti gli altri esempi sopra citati. Certo, la vita e quindi anche la televisione possono essere declinate pure in quel modo, possono pure legittimamente esistere tradotte in quei termini e sottoponendosi cioè alle regole di quei decaloghi, a quelle ricette per catturare il pubblico ed offrire loro quello che vorrebbero vedere, ma…
Ma quanta televisione, bella televisione del passato, non sarebbe esistita se fin dalla notte dei tempi la tv si fosse assoggettata alle regole scritte in quei decaloghi? La risposta è: molta, moltissima. Dunque superare quell’ostacolo è la legge di chi -anche a muso duro– televisivamente parlando, deve fottersi delle regole e scrivere della semplice buona televisione che forse non farà i numeri del Festival di Sanremo, ma che avrebbe tanto senso oggi.
Un giorno a Pierangelo Bertoli un discografico disse che il suo modo di scrivere canzoni non era più attuale, era tempo di rinnovarsi, di entrare in contatto con il nuovo pubblico, pena perdere consensi. Bertoli, uno dei più grandi cantautori italiani, pensò a quelle parole per molti giorni e per molte notti e proprio durante una di quelle notti prese un pezzo di carta e scrisse una delle sue canzoni più belle “A muso duro“, che pare proprio essere la risposta alle affermazioni di quel suo discografico.
Bertoli poi andò presso la sua casa discografica a far ascoltare questo brano e tutti ne furono entusiasti e quel dirigente che poche settimane prima gli fece quel discorso, diede poi le dimissioni. Il testo di quel pezzo di Bertoli, bellissimo, pare essere una evoluzione naturale della prima lezione di Keating all’Attimo fuggente, che in qualche modo potrebbe essere la cifra di chi la televisione la fa, dai dirigenti, agli autori, ai registi e fino ai conduttori. Una televisione fatta “a muso duro”, forse dai consensi difficili, ma sincera e che abbia come primo pensiero quello di comunicare qualcosa.
Keating-Williams diceva ai suoi alunni:
“E proprio quando credete di sapere qualcosa, che dovete guardarla da un’altra prospettiva, anche se può sembrarvi sciocco o assurdo, ci dovrete provare. Ecco, quando leggete per esempio, non considerate soltanto l’autore, considerate quello che voi pensate. Figlioli, dovete combattere per trovare la vostra voce. Più tardi cominciate a farlo, più grosso è il rischio di non trovarla affatto. Thoreau dice che molti uomini hanno vita di quieta disperazione. Non vi rassegnate a questo! Ribellatevi! Non affogatevi nella pigrizia mentale. Guardatevi intorno! Osate cambiare. Cercate nuove strade.”
A muso duro
E adesso che farò non so che dire
Ho freddo come quando stavo solo
Ho sempre scritto i versi con la penna
Non ho ordini precisi di lavoro
Ho sempre odiato i porci ed i ruffiani
E quelli che rubavano un salario
I falsi che si fanno una carriera
Con certe prestazioni fuori orario
Canterò le mie canzoni per la strada
Ed affronterò la vita a muso duro
Un guerriero senza patria e senza spada
Con un piede nel passato
E lo sguardo dritto e aperto nel futuro
Ho speso quattro secoli di vita
E fatto mille viaggi nei deserti
Perché volevo dire ciò che penso
Volevo andare avanti ad occhi aperti
Adesso dovrei fare le canzoni
Con i dosaggi esatti degli esperti
Magari poi vestirmi come un fesso
E fare il deficiente nei concerti
Canterò le mie canzoni per la strada
Ed affronterò la vita a muso duro
Un guerriero senza patria e senza spada
Con un piede nel passato
E lo sguardo dritto e aperto nel futuro
Non so se sono stato mai un poeta
E non mi importa niente di saperlo
Riempirò i bicchieri del mio vino
Non so com’è però vi invito a berlo
E le masturbazioni cerebrali
Le lascio a chi è maturo al punto giusto
Le mie canzoni voglio raccontarle a chi sa masturbarsi per il gusto
Canterò le mie canzoni per la strada
Ed affronterò la vita a muso duro
Un guerriero senza patria e senza spada
Con un piede nel passato
E lo sguardo dritto e aperto nel futuro
Canterò le mie canzoni per la strada
Ed affronterò la vita a muso duro
Un guerriero senza patria e senza spada
Con un piede nel passato
E lo sguardo dritto e aperto nel futuro
O se avrò soltanto luoghi sconosciuto
Canterò le mie canzoni a tutti loro
E alla fine della strada
Potrò dire che i miei giorni li ho vissuti
Parole e musica di Pierangelo Bertoli