Quali effetti sta avendo Open Var sul calcio parlato in tv? La sensazione è che l’operazione trasparenza – su Dazn ogni settimana i tifosi possono ascoltare i dialoghi tra Var e arbitri di Serie A – invece di frenare le polemiche e le discussioni, migliorando la cultura sportiva in Italia, stia intossicando i dibattiti tra gli addetti ai lavori (opinionisti, allenatori, ex calciatori, ecc). Un clamoroso paradosso.
L’allenatore dell’Atalanta Gian Piero Gasperini l’altra sera su Canale 5 dopo Milan-Atalanta, fresco di espulsione, ha parlato di “guerra” tra varisti e arbitri di campo. Esiste una battaglia anche di visibilità tra le due componenti arbitrali, entrambe ora consapevoli che le loro parole e responsabilità saranno rese pubbliche?
Gli audio arbitro-var intossicano il calcio parlato? Le risposte di Piccinini, Pardo, Antinelli e Sabatini
TvBlog ha sottoposto questi temi ad alcuni tra i più prestigiosi giornalisti sportivi televisivi italiani. Sandro Piccinini di Prime Video osserva che se l’obiettivo di Open Var era migliorare la cultura sportiva in Italia “allora era utopistico” perché “siamo un popolo di tifosi, non siamo sportivi“:
Non è cambiato nulla nell’opinione pubblica. Dietrologia e sospetti non sono eliminabili, anzi il tifoso prende a pretesto ogni dialogo per confermare la propria tesi. In questo c’è una responsabilità anche di giornalisti e opinionisti: su 100 quanti sono realmente oggettivi e non si fanno prendere dal tifo o dall’interesse personale? L’opinione ideologica prevale nei dibattiti sul calcio, come in quelli sulla politica. Sogno di vedere un opinionista di Libero dire una cosa a favore del Pd o uno di Repubblica che dice una cosa buona di Meloni? Non capiterà mai… (ride, Ndr)
Il decano dei telecronisti nostrani definisce Open Var “un’iniziativa utile per gli addetti ai lavori” perché “è un’occasione per spiegare bene alcuni aspetti complessi del regolamento“:
È chiaro che il sistema di per sé non può eliminare tutti gli errori, ma solo quelli più grossolani. Parliamo di macchine interpretate da umani. Ma, attenzione a considerare il Var il diavolo!
Per Sandro Sabatini di Sport Mediaset “Open Var andava distribuito a tutte le emittenti che hanno acquisito i diritti highlights” e non assegnata solo a Dazn. Il punto è che “la diffusione sui social delle clip coi dialoghi arbitrali aumenta la polarizzazione e le bufere che non fanno bene all’iniziativa che invece è positiva“. Detto che “in Italia non solo non viene accettato l’errore, ma anche la decisione giusta viene accettata a malincuore” – il giornalista ex Sky dà ragione a Gasperini “quando parla di competizione tra arbitro in campo e varista. La base dovrebbe essere la collaborazione e invece è competizione“. E qui torna la responsabilità di tv e giornalismo:
Questa competizione viene alimentata anche da noi- anche se non mi sento di far parte di questo gruppo – quando diciamo ‘questo fallo lo doveva vedere l’arbitro in campo, non il var’. No, l’importante è che venga visto il fallo! La mia proposta è che venga codificata la collaborazione paritaria tra arbitro in campo e var. Cioè: nessuna decisione deve essere affidata ad uno solo dei due, ci deve essere sempre il confronto, come nel basket. E l’arbitro dovrebbe comunicarla e motivarla agli allenatori in panchina. Durerebbero di più le partite? Eh, lo so… ma non c’è mica un’altra soluzione.
Anche per Alessandro Antinelli di Rai Sport “Open Var è uno strumento utile“:
Il dibattito si intossica quando ci sono pareri faziosi e questo riguarda anche i giornalisti. Quella di Gasperini è una fotografia abbastanza realistica di quello che succede, ma non c’è una guerra tra arbitro e Var. Il regolamento è chiarissimo, anche presso il tifoso. Quello che non è chiaro è nell’applicazione il bilanciamento tra arbitro e Var. È un problema psicologico, umano. L’applicazione del regolamento è oggettiva, ma il Var è imperfetto per definizione.
Rispetto a Open Var, il giornalista della tv pubblica ha una posizione precisa: “Sentire gli audio è utile, ma non rivoluzionario, anche perché non so quanta gente li ascolti davvero, è più una cosa per addetti ai lavori. Ma non è Open Var ad avvelenare il pozzo. Il problema è l’incoerenza di arbitri e di allenatori”.
Per Antinelli varisti e arbitri durante le partite non sono condizionati dal fatto che i loro dialoghi siano potenzialmente pubblici. Anche perché “la figuraccia la fanno se commettono errori, non se dicono una parolina in più o in meno“. Il giornalista a novembre 2023 era in onda su Rai1 quando scoppiarono le polemiche per il rigore non concesso all’Ucraina. Si trattava della gara decisiva per la qualificazione ai prossimi mondiali proprio contro l’Italia:
In quel caso ho provato a far capire ai telespettatori perché l’arbitro non avesse dato quel rigore. Il direttore di gara sin dal primo minuto di gioco aveva scelto un metro di giudizio preciso, fischiando poco. È rimasto coerente e il varista non si è trovato di fronte a replay che indicassero un suo chiaro ed evidente rigore, per questo non lo ha richiamato al monitor. Spiegarlo in pochi minuti in diretta non è stato semplice.
Pierluigi Pardo, che su Dazn il lunedì sera conduce proprio Open Var, ricorda che “da quando seguo il calcio tutti non vedevano l’ora che arrivasse il momento in cui gli arbitri avrebbero parlato“. Il telecronista è convinto che sia una “operazione trasparenza dalla quale si capisce da un lato la buona fede dei direttori di gara, dall’altra che ci sono ancora difetti di comunicazione tra arbitro e var e soprattutto poca chiarezza nell’applicazione dei protocolli“:
Non sono contrario allo strumento, permette di evitare errori e figuracce. Penso che ci siano stati troppi errori, alcuni clamorosi, nelle ultime giornate. Il livello delle polemiche di fronte all’errore in epoca Var è sicuramente superiore rispetto all’epoca pre-Var. Oggi l’errore fa molta più notizia: un conto è dare la colpa solo all’arbitro in campo, un conto è vedere che un errore che potrebbe essere corretto dal Var non viene corretto.
Anche per lui, nessun dubbio rispetto al futuro: “Tornare indietro sarebbe una sconfitta clamorosa. Il problema non è negli audio che sentiamo, ma nel fatto che bisogna limitare gli errori arbitrali“.