Battibecco in diretta tra Bruno Tabacci e Giovanni Floris. A Di Martedì si discute di vaccinazioni e si punta il dito contro i ritardi di somministrazione da parte di alcune regioni. “Qua in Italia va bene se nasci da qualche parte, va male se nasci in altre”, fa notare il padrone di casa. “Abbiamo vaccinato lo stesso numero di persone tra i 20-29 anni e i 70-79 anni, un paradosso. Chi sceglie chi vaccinare?”.
Tabacci, da un mese Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, riversa immediatamente le responsabilità su determinate regioni, come la Lombardia. “L’indicazione di Draghi era stata quella di cominciare dai soggetti più deboli. Io sono lombardo, non sono ancora stato chiamato. Se fossi stato nel Lazio sarei stato vaccinato, in Lombardia ancora non si son curati di me, aspetto il mio turno. Si è messo in fila il presidente della Repubblica, si è messo in fila il presidente del Consiglio e anche io aspetto che arrivi il mio turno nella mia Regione”.
Floris a quel punto stuzzica l’ospite ricordando il suo ruolo governativo: “Ma lei, che sta alla Presidenza del Consiglio, cosa fa per risolvere questo problema? Non per lei, per gli altri. Può essere che dipende dalla regione?”.
Tabacci però non molla la presa: “Ogni regione ha fissato dei criteri diversi. Dobbiamo fare una riflessione su questi cinquant’anni di esperienza regionale. Qualcosa che non funziona c’è. Siamo fondati sulla confusione istituzionale”.