Di che peccato sei?
Mi ero ripromesso di guardare per voi Di che peccato sei? – per voi, giuro, non certo per me -, e di parlarne su queste paginette. Bene, si può fare anche se il “film tv” è ancora in onda. Non che il sottoscritto nutrisse particolari aspettative per questo prodotto, sia chiaro. Ma spacciare quella roba
Mi ero ripromesso di guardare per voi Di che peccato sei? – per voi, giuro, non certo per me -, e di parlarne su queste paginette. Bene, si può fare anche se il “film tv” è ancora in onda. Non che il sottoscritto nutrisse particolari aspettative per questo prodotto, sia chiaro. Ma spacciare quella roba per un esperimento di televisione interattiva (sic) solo perché c’è la possibilità di mandare sms per scegliere un peccato e quindi decidere il finale mi pare eccessivo. Anche perché di sperimentale, questo filmetto non ha proprio nulla. Cerca di fare critica televisiva ma ricade in quegli stessi cliché che vorrebbe stigmatizzare. Un esempio su tutti? La Yespica che fa uno spogliarello in un improbabile studio di un altrettanto improbabile talk show sulla tolleranza (titolo: Porta a casa. Risate grasse, vero?) condotto da un improbabilissimo Pippo Franco. Il talk finisce a scazzottate che neanche un film della premiata coppia Spencer/Hill, e Franco fa sua la battuta più memorabile:
Deve porgere l’altra guancia, se no si fa prendere dall’ira e la tolleranza va a farsi fottere.
Buongiorno, finezza. Curve della Yespica a parte, ben pochi i motivi di interesse: i monologhi di Giuliani non fanno ridere, la regia è pessima, la comicità talmente di retroguardia che a volte sembra addirittura d’avanguardia. Ma non si merita nemmeno l’aggettivo surreale.
E vi lascio con un quesito, mentre – uno quando si prende un impegno lo porta fino alla fine – mi sorbisco il secondo tempo. Che inizia – scusate se è poco – con la lussuria. Vediamo se sono riusciti a rovinare anche la commedia scollacciata all’italiana. A giudicar da Tosca in giarrettiere che parla da sola per cinque minuti di film, direi di sì.
Il quesito, dicevamo.
C’è qualcuno, fra voi, che abbia inviato l’sms per votare all’interessantissimo sondaggio “Di che peccato sei?” (e quindi “scegliere” il finale del film)? E se sì, perché l’ha fatto? Sarei curioso di leggere i vostri outing.
Nel frattempo, ecco l’abominio del finale.
Dopo l’ultimo episodio, privo di qualsiasi interesse se non per la performance gullottiana – a completare la partecipazione di tutto il Bagaglino in grande spolvero, con la stessa comicità vetusta – ecco i protagonisti che prima elencano i loro peccati, poi guardando dritti verso la telecamera con grafica in sovrimpressione, invitano il pubblico – i cerebrolesi, andrebbe detto – a votare. Fra poco i risultati dell’interessantissima consultazione. Pant.