Home Detto Fatto Detto fatto “generalizza” troppo, via l’Officina arrivano le Sfide tra tutor (come a Caccia al cuoco della Clerici)

Detto fatto “generalizza” troppo, via l’Officina arrivano le Sfide tra tutor (come a Caccia al cuoco della Clerici)

Nella puntata di Detto fatto di venerdì 12 settembre Patrizio Rispo ha gareggiato come aspirante tutor… per promuovere il suo libro!

pubblicato 13 Settembre 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 00:35

Più passano i giorni, più gli aficionados di Detto fatto avranno notato che il programma è cambiato ancora. E la sensazione, al termine della prima settimana di messa in onda, è che abbia fatto un filo retromarcia.

Va detto che Detto fatto è diventato un brand per la Rai, riconoscibile tra il pubblico (il successo editoriali dei libri ne è la prova) e anche foriero di product placement (che in tempi di crisi non guasta). Basti pensare ai rotoloni Regina che riempiono l’intero studio: se la pubblicità paga, vuol dire che rende. E, non faremo che ripeterlo, Caterina Balivo è bravissima.

Dove Detto fatto e la signora Brera non riescono a sfondare è sul grande pubblico, nel senso che non riesce a fare quel grande ascolto in daytime che solo il pubblico anziano e le vere massaie ti regalano.

Per questo la sensazione è che a Caterina Balivo sia stata data una direttiva, quella di “generalizzare” un po’ di più. Così il programma ha in parte rinnegato quelle varianti smart che l’anno scorso trovavo personalmente vincenti per distaccarsi dall’effetto Unomattina.

Non c’è più l’Officina con gli assistenti riuniti, che spezzavano il modello tutorial di Real Time dando un grande senso di dinamismo corale e interagendo molto con la conduttrice. Ora i blocchi sono tornati a essere distinti e ad esasperare questa fissità è la presenza di postazioni fisse (solo a me la pedana divertiva molto per quel sapore teatrale?), peraltro oscurate da orride tendine da sala d’aspetto.

La sensazione, ripeto, è che Detto fatto abbia un po’ rallentato il ritmo (per non parlare dei colori smorti in studio, molto Rai1) per alzare l’età media del suo pubblico. Non si spiega altrimenti perché la conduzione della stessa Caterina Balivo sia diventata più distensiva (o sarà solo la serenità post-nuziale?), senza quella follia pepata a cui ci aveva abituati.

Lo stesso Giovanni Ciacci, sua spalla ideale, è stato confinato in uno spazio a sé che da una parte ne promuove il ruolo, ma dall’altra lo ingabbia senza molte possibilità di movimento come nell’Officina.

detto fatto sfida

Quel che più mi ha colpito, nella puntata di ieri, è stato vedere lo sbarco della sfida di cucina a Detto fatto. Una sfida di pizza tra due cucine trasformate in ring, che solo a vedere i banconi a confronto faceva molto La prova del cuoco. Qui l’obiettivo è cercare nuovi tutor, ma ricordiamo che anche la Clerici faceva Caccia al cuoco.

Paradosso vuole che tra i due aspiranti tutor di ieri ci fosse Patrizio Rispo, ribattezzatosi fan del programma. Ma quando mai un attore del Posto al sole andrebbe a fare il tutor dalla Balivo? Il motivo occulto del suo finto agonismo era presto detto: aveva anche lui un libro di cooking da promuovere, Un pasto al sole (la tristezza).

E infatti la sfida è finita a tarallucci a vino, giudicata alla presenza di Peppo Pig (!!!), con un pari merito (della serie, neanche assumiamo nessuno).

Insomma, dal tempio della creatività di Detto fatto ci aspetteremmo qualcosa di fatto in casa. Ma propria. A meno che Caterina Balivo e Detto fatto non stiano facendo prove di trasloco su Rai1, finendo per giocarsela coi Dolci dopo il Tiggì (fermi al 9%).

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