Home Notizie Delibere AgCom – A rischio le Micro Web Tv

Delibere AgCom – A rischio le Micro Web Tv

L’allarme lo lancia la FEMI, la Federazione Italiana delle Micro Web Tv: la realtà delle piccole “televisioni” su internet (oltre 350 in tutta Italia) è a rischio sopravvivivenza in seguito alle recenti delibere dell’AgCom che danno seguito al percorso stabilito dal Decreto Romani.L’avvocato Guido Scorza, esperto in diritto delle nuove tecnologie, sul suo blog (lettura

pubblicato 23 Luglio 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 14:00


L’allarme lo lancia la FEMI, la Federazione Italiana delle Micro Web Tv: la realtà delle piccole “televisioni” su internet (oltre 350 in tutta Italia) è a rischio sopravvivivenza in seguito alle recenti delibere dell’AgCom che danno seguito al percorso stabilito dal Decreto Romani.

L’avvocato Guido Scorza, esperto in diritto delle nuove tecnologie, sul suo blog (lettura interessantissima per chi si interessa all’argomento) è perentorio:

Conviene dire subito che gli schemi di regolamento allegati alle delibere, se approvati nell’attuale formulazione, trasformerebbero la Rete italiana in una grande TV e gli unici in grado di fare informazione ed intrattenimento online sarebbero proprio i Signori della TV. Un ciclone di costi e burocrazia si abbatterebbe sul mondo delle micro web tv italiane e la sensazione è che solo poche potrebbero sopravvivere.

Se verranno confermati i nuovi regolamenti, infatti, tutte le web tv dovrebbero richiedere all’Agcom due autorizzazioni. Quella per trasmettere in streaming e quella per trasmettere on demand. Al costo di 3.000 euro ciascuna. Senza contare una burocratizzazione delle strutture che, di fatto, renderebbe ancora più complessa e costosa la gestione delle piccole realtà che trasmettono sul web. Decretandone, di fatto, la morte, come è facile immaginare. Soprattutto per quanto riguarda le web tv più piccole e “libere”, che spesso si basano su attività quasi (se non del tutto) volontaria di chi le ha create.

Ancora Scorza:

Chiedere 3000 euro a certe web TV già significa ignorare le dinamiche del relativo mercato ma chiederne, in modo del tutto ingiustificato 6000, significa non aver chiaro neppure i contesto socio-economico nel quale, allo stato, versa il nostro Paese.

Interessante, in merito, l’osservazione puntuale di Giampaolo Colletti, presidente della FEMI.

La FEMI guarda con molta preoccupazione i tentativi di regolamentare e tassare in modo arbitrario e pretestuoso il sistema informativo digitale rappresentato dal giornalismo partecipativo dal basso e non esclude di passare a forme di mobilitazione “a rete unificata”.

Questi micro canali creati da cittadini videomaker per passione rappresentano nella loro unicità il tessuto informativo iperlocalizzato italiano e svolgono un ruolo di primaria importanza e un servizio di pubblica utilità, colmando un vuoto informativo. L’entry level dettato anche dall’abbattimento dei costi del digitale ha favorito in questi mesi una crescita a tre cifre e una professionalizzazione delle italianissime web tv. Il rischio che questo schema di regolamento pone è la chiusura, in un terreno come quello del net dove la democrazia partecipativa informativa dovrebbe essere tutelata.