Dazn e i telecronisti senza guizzi e vezzi stilistici. Pregio o difetto?
I telecronisti di Dazn, Pierluigi Pardo escluso, sembrano non lasciare segni di riconoscibilità nel grande pubblico: difetto o pregio?
Il racconto televisivo del grande calcio significa telecronisti, negli ultimi anni diventati sempre più importanti per la riuscita del prodotto televisivo e in alcuni casi sempre più famigliari anche al pubblico del piccolo schermo non appassionato di sport. In questo senso i nomi di Fabio Caressa, Sandro Piccinini e Pierluigi Pardo sono probabilmente i più emblematici.
Si poteva immaginare che la rivoluzione dei diritti tv della Serie A, che ha visto grande protagonista Dazn (attualmente trasmette tutte le partite del massimo campionato di calcio, ma propone anche altri eventi di calcio) ai danni di Sky, sarebbe corrisposto ad un momento particolarmente vitale per il genere televisivo della telecronaca.
E invece la sensazione è che nessuno tra i telecronisti di Dazn (Pardo escluso) sia riuscito a farsi notare con un guizzo stilistico, un vezzo dialettico, una trovata che non vada a oscurare la parte più importante di una telecronaca, ossia la partita, ma che anzi contribuisca alla riconoscibilità della voce e della telecronaca.
Magari è una scelta, magari è un segnale del cambio generazionale, magari è ancora troppo presto, ma se per Maurizio Compagnoni di Sky il “rete, rete” è diventato un marchio di fabbrica, così come lo è ancora oggi il “the caldo” per Caressa (che si è preso una pausa dalle telecronache), “la sciabolata” per Piccinini e come è sempre stata la cantilena di Bruno Pizzul, viene da chiedersi cosa resti oggi al grande pubblico dei vari – e senza dubbio bravi – Stefano Borghi e Riccardo Mancini di Dazn?