Home Netflix Dawson’s Creek su Netflix, finalmente le puntate hanno la sigla originale!

Dawson’s Creek su Netflix, finalmente le puntate hanno la sigla originale!

Dopo mesi d’attesa la sigla è tornata e possiamo trascorrere la giornata gridando Anouonauei

4 Settembre 2021 10:03

Finalmente facendo partire un episodio di Dawson’s Creek suNetflix potremo gridare nel silenzio che avvolge la nostra casa “Anouonauei!” cantando la sigla originale I Don’t Want to Wait. Il danno è stato riparato e il ritorno al passato per chi era adolescente nei primi anni 2000 può essere ormai compiuto in modo definitivo.

Dopo mesi traumatici in cui ci era stata sottratta una parte dei nostri ricordi, in cui orde di quasi quarantenni vagavano per le strade gridando Anouuonauei tra le facce sbigottite della Generazione Z, adesso anche loro potranno riscoprire il gusto di una sigla che ha fatto la storia. Ma perchè questo ritardo?

Dawson’s Creek, perchè la sigla non c’era?

La “bomba” era esplosa a gennaio 2021. Avevamo appena trascorso un altro Natale in lockdown, ancora non si parlava di green pass e simili, lo streaming era uno delle poche forme di evasione dalla quotidianità. E Netflix decide di inserire in catalogo in Italia e non solo, il cofanetto completo di Dawson’s Creek, teen drama che ha segnato l’adolescenza di molti e lanciato le carriere dei suoi protagonisti.

Ma sui propri social la piattaforma di streaming aveva subito messo in guardia i fan “la sigla non c’è lo sappiamo e non dipende da noi”. La questione, come spesso capita in questi casi, era legata ai diritti della canzone di Paula Cole “I Don’t Want to Wait“. Naturalmente non era un problema solo di Netflix Italia o recente, ma mondiale. La versione americana del DVD della serie da anni non conteneva la sigla originale e il suo inserimento in streaming è stato salutato come un evento anche dall’altra parte dell’Oceano.

Nel pilot di Dawson’s Creek il creatore Kevin Williamson aveva scelto la canzone di Alains Morissette Hand in My Pocket ma la cantante non ne aveva concesso i diritti. Così la produzione decise di ripiegare su I don’t Want to Wait diventata per tutti, almeno in Italia, Anouonauei.  Dopo l’enorme successo globale della serie, Sony Pictures Television, produttrice della serie, andata in onda su WB negli USA e in Italia su Italia 1, si rifiutò di pagare i diritti della canzone a Paula Cole. Così quando la serie è arrivata su Netflix in streaming la sigla era Run Like Mad di Jann Arden.

Dawson’s Creek la sigla “provvisoria”

La sigla che in questi mesi di “vacatio” della titolare ha accompagnato la visione di Dawson’s Creek Run Like Mad di Jann Arden. Il produttore della serie Stupin ricorda come dopo il rifiuto di Alanis Morissette WB il canale che trasmetteva la serie (confluito oggi in The CW), propose ai produttori di commissionare una canzone scritta appositamente per la serie.

Si arrivò così a Run Like Mad che Arden scrisse proprio per la serie ma che alla fine non venne scelta, salvo ritrovarsi poi come introduzione delle puntate nella versione DVD e in streaming. Naturalmente però l’approdo sulla piattaforma ha fatto ripartire le trattive tra Sony e Cole con la firma di un accordo che ha portato, in queste ore, la sigla originale della serie in tutto il mondo.

Dawson’s Creek cosa fanno oggi i protagonisti?

Il teen drama dei primi anni 2000 andato in onda per 6 stagioni a cavallo tra il 1998 e il 2003, ha lanciato la carriera dei suoi protagonisti allora adolescenti come James Van Der Beek, Katie Holmes, Joshua Jackson e Michelle Williams. Tra loro quattro Van Der Beek è quello che più di tutti si è trascinato l’ombra di Dawson nella sua carriera che non ha mai decollato realmente.

In tv ha fatto diverse apparizioni come guest star da Criminal Minds a How I Met York Mother (apparso in 3 episodi su più stagioni), Medium e recentemente in 5 episodi di Pose. Ha preso parte ha diversi pilot mai diventati serie ed è stato protagonista di serie durate poco e mai diventate di successo come Non fidarti della st*** dell’intero 23 o CSI Cyber. Ha anche scritto 5 episodi della comedy What Would Diplo Do? in cui interpretava un DJ e produttore, per Viceland nel 2017.

Decisamente diverso il post Dawson’s Creek per Joshua Jackson che ha saputo liberarsi dell’ombra del teen drama, scegliendo prodotti particolari e dalla forte sceneggiatura come Fringe, The Affair, Little Fires Everywhere e da domenica 12 lo vedremo in Italia in Dr. Death.

Katie Holmes è stata protagonista sia del gossip internazionale per la sua relazione con Tom Cruise che di diversi film, mentre in Tv è stata in The Kennedy e in 11 episodi di Ray Donovan. Michelle Williams nel corso degli anni ha ricevuto 4 nomination agli Oscar e ha vinto due Golden Globe per il film Marylin e per la miniserie Fosse/Verdon con cui ha conquistato anche l’Emmy.

Dawson’s Creek ci sarà mai un revival o reboot?

L’espressione “mai dire mai” vale sempre nella vita e ancor di più nel mondo delle serie tv. In un’epoca in cui tutto è possibile anche una versione drama di Willy il Principe di Bel-Air (qui per approfondire), chi potrebbe mai escludere un ritorno di Dawson’s Creek?

Probabilmente è più semplice immaginare un revival con un incontro dei vari protagonisti ormai adulti e chissà magari con figli, piuttosto che un reboot o remake visto che spunti e idee per un teen drama non mancano mai e negli ultimi anni prevale la voglia di inserire elementi mystery o soprannaturali nel genere.

https://www.tvblog.it/post/1529226/dawson-s-creek-reunion-foto-attori

Lo scorso marzo Mary Margaret Humes (la mamma di Dawson) in un incontro virtuale sulle “mamme della tv” ha detto di aver scritto 190 pagine per un’idea per una sorta di reboot con cui avrebbe parlato con Katie Holmes e James Van Der Beek. Ma sembravano più chiacchiere che progetti veri e propri. A oggi non risultano idee, progetti, proposte per un reboot, revival di Dawson’s Creek. Quindi non resta che accendere Netflix e far partire la storica sigla piuttosto che immaginare potenziali progetti seguendo anche quanto detto ormai 5 anni fa da Joshua Jackson “non siamo più ragazzini”.

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