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Davide Calgaro a TvBlog: “Dicono di noi? La mia prima conduzione in studio. Accetterei LOL, direi no ad un reality”

Davide Calgaro, ora alla sua seconda esperienza alla conduzione con Dicono di noi, si racconta per la prima volta a TvBlog in quest’intervista

5 Giugno 2023 19:00

Dicono di noi, il nuovo talk dedicato alla Generazione Z disponibile su RaiPlay, rappresenta per lui la sua seconda volta alla conduzione. Davide Calgaro, classe 2000, considerato da molti un enfant prodige della stand up comedy italiana, si racconta per la prima volta a TvBlog.

Inizi a studiare recitazione in prima superiore. Che cosa ti ha spinto a fare questa scelta e successivamente ad avvicinarti alla stand up?

In prima superiore ho iniziato a studiare recitazione a Milano al Grock. Ero spinto dal fatto che fin da bambino sono stato appassionato da spettatore di comici, monologhisti e successivamente di stand up comedian. Poi in terza superiore ho conosciuto un sacco di locali a Milano dove facevano open mic, laboratori o serate aperte dove chiunque, anche senza essere conosciuto, poteva esibirsi. Lì ho iniziato a scrivere i miei primi monologhi sulla scuola e sulla mia quotidianità.

Nel 2017 arrivi per la prima volta in tv, prima a Comedy Central, poi anche su Italia 1 a Colorado. Nel 2019 partecipi a Battute? e nel 2021 entri nel cast di Zelig. Come sono arrivate queste opportunità?

Al programma su Comedy Central sono arrivato dopo un provino allo Zog di Milano, dopo un paio di anni di serate in cui mettevo insieme e provavo del materiale. Le altre esperienze televisive sono arrivate tramite conoscenze varie. Nel caso di Zelig, a partire da diciott’anni ho iniziato ad andare lì tutti i mercoledì sera. Quando mi hanno ritenuto pronto per la trasmissione in prima serata, mi hanno chiamato.

Com’è stato per te entrare nell’ottica del confronto con il pubblico televisivo?

Questa cosa all’inizio mi ha creato un po’ di panico, perché mi metteva ansia il fatto di sapere che quello che facevo veniva registrato e sarebbe rimasto così immutabile. Grazie ai consigli di comici più grandi, ho capito che più la vivi come un’esperienza live come tutte le altre, migliore sarà la tua resa. Al pubblico, infatti, sembrerà così di assistere a uno spettacolo dal vivo. Ho smesso quindi di preoccuparmi delle telecamere e di pensare che mi avrebbero visto delle persone dopo, in tv.

Sei uno degli stand up comedian emergenti più stimati dalla critica. Alla tua giovane età hai mai percepito un carico di aspettative più grande di quello che potessi reggere?

Sicuramente all’inizio il fatto di essere molto giovane ha avuto un doppio effetto. Da un lato vivevo male sia la poca credibilità che credevo di avere, sia la difficoltà che immaginavo potesse avere il pubblico più adulto ad empatizzare con un racconto che rischiava di vedere come lontano, anche solo da un punto di vista anagrafico. Dall’altro, essendoci pochi comici della mia generazione, avevo tutta una serie di argomenti di cui poter parlare al presente. Per quanto riguarda le aspettative, all’inizio temevo di non essere produttivo come certi altri comici. Ora ho imparato a non avere paura di questo.

Con The Roast of Life in Italy su Comedy Central hai debuttato alla conduzione. Nelle vesti anche di autore del programma, come ti sei trovato all’interno del contesto televisivo?

Rispetto alla scrittura di un monologo di stand up, ho dovuto imparare e sto ancora imparando a fare una cosa oggettivamente diversa. Ho scoperto che anche le interviste richiedono un lavoro. In The Roast of Life in Italy, che è un programma comico, c’è poi un equilibrio da mantenere fra i contenuti seri dell’ospite e qualche domanda per alleggerire. Come per la stand up ho impiegato anni per imparare ad essere sciolto sul palco, credo che allo stesso modo funzioni per la conduzione.

Con Dicono di noi, dove sei alla conduzione con Sofia Viscardi, esci dal terreno della comicità. Che cosa ha rappresentato per te questo ulteriore step?

A Dicono di noi, non essendoci comicità, mi sono calibrato su un altro tipo di conduzione, più seria e senza la smania per la battuta, tipica di chi fa comicità. L’altra grande differenza che ho riscontrato rispetto a The Roast è lo studio. Lì era presente solo per i monologhi, a Dicono di noi invece nello studio si svolge l’intera puntata. Questo mi ha portato a cercare di capire un altro linguaggio, nel quale trovare la mia misura.

Riguardo alla comicità in un’intervista di alcuni mesi fa all’Huffpost dichiaravi: “Non so ancora se sarà questa solo la mia strada: voglio ancora capire cosa mi piace fare a 360 gradi”. C’è in te un desiderio di andare oltre la comicità?

È così. Non voglio dare per scontato che le cose che mi piacciono siano solo quelle che ho fatto fino adesso. Al di là della conduzione – un opportunità che mi stanno dando e che ho il piacere di fare – a livello di recitazione mi piacerebbe spaziare, anche solo per rendermi conto di non essere capace a fare determinate cose.

Tornando alla conduzione, dopo Dicono di noi, hai un nuovo obiettivo per quanto riguarda la tv?

Al momento non ho progetti in ballo. Si parla, come si fa sempre, di possibili nuove stagioni sia per The Roast of Life in Italy sia per Dicono di noi, ma senza alcun fondamento, almeno per ora. A me piacerebbe mettermi alla prova. Con The Roast o un nuovo programma mi piacerebbe dargli un taglio sempre più mio, perché ogni esperienza che sto facendo mi sta aiutando a crescere e a capire come fare meglio questo lavoro.

Ti sentiresti ancora intimorito da LOL, come dichiaravi qualche tempo fa?

Innanzitutto se mi venisse proposto, direi che sarebbe quasi una scelta obbligata accettare. È un programma che sta dando tanto a tutti i comici che lo stanno facendo. A me spaventa perché ho la sensazione che devi essere molto forte nell’istantaneo e quindi devi avere un personaggio definito, anche oltre il palco. Io tendo ad essere un po’ diverso da come sono sul palco: nelle interviste, ad esempio, non sono simpatico, non faccio battute. Dovrei essere probabilmente più sciolto e disinvolto.

Ti è mai stato proposto, invece, di prendere parte ad un reality? Anche lì un comico esce dalla sua comfort zone e si mette nudo. La accetteresti una proposta del genere?

No, non mi è mai stato proposto e non penso che me lo proporrebbero mai. In questo momento comunque non penso che lo farei.