Daredevil, Steven Deknight a Blogo: “E’ una storia mitica, ma racconta anche l’intimità dei personaggi” (video)
Lo showrunner della prima stagione di Daredevil Steven Deknight ha raccontato a Blogo com’è scrivere storie con protagonisti supereroi e quanto Netflix ha sostenuto il progetto
Oltre alle protagoniste di Jessica Jones, a Milano per il lancio di Netflix in Italia c’era anche Steven Deknight, sceneggiatore di un’altra delle serie tv Marvel di Netflix, ovvero Daredevil, uscita la primavera scorsa. Deknight è stato anche sceneggiatore di Spartacus, ed ha seguito la scrittura della prima stagione dello show con Charlie Cox e Deborah Ann Woll.
A lui abbiamo chiesto come sia scrivere racconti che hanno al centro figure così eroiche, ma anche come mai le serie tv tratte da fumetti siano così di moda di questi tempi.
Hai lavorato in passato ad altre serie tv dove i protagonisti sono degli eroi, come Spartacus. Cosa ti piace dello scrivere per questi personaggi?
“Ciò che adoro è il genere, è epico, mitico, e puoi raccontare queste storie con una portata incredibile, ma hanno anche l’intimità dei personaggi. Questo è ciò che mi piace di Daredevil: è uno show su un supereroe, ma è anche un crime drama su un uomo che prova a fare la differenza nel suo quartiere”.
Come mai le serie tv con protagonisti i supereroi e tratte dai fumetti hanno così tanto successo, c’è una mancanza di idee originali?
“Credo che gli show con i supereroi siano delle idee originali perchè sono degli adattamenti. Credo che affascinino la gente perchè sono show sul viaggio del supereroe, è qualcosa di mitico, come i miti greci, in cui un uomo straordinario si trova di fronte ad un’occasione per i suoi compagni. Lo si vede in numerosi film, un esempio classico è “Star Wars”, in cui Luke Skywalker è un ragazzo di campagna che sogna un’avventura, diventa un’eroe ed aiuta a salvare la galassia. E’ quel genere di storie che credo riescano a colpire il pubblico”.
Netflix ti ha dato libertà nel processo creativo o ti hanno chiesto di scrivere qualcosa di specifico?
“Mi ha dato assoluta libertà creativa. Dovevamo confrontarci con le proprietà intellettuali Marvel, perchè Daredevil è in circolazione da decenni. Ma Netflix stessa ci ha detto ‘Vogliamo solo che facciate un grande show’, e sono stati molto di supporto nel farci entrare negli angoli più oscuri dell’universo Marvel di quanto fatto prima”.
Potresti trovare delle differenze tra lavorare per un network generalista, la tv via cavo e Netflix?
“Oh sì, c’è una grande differenza nell’essere al lavoro per un network generalista e per Netflix. La prima sono le annotazioni: sulla tv generalista ricevi un sacco di annotazioni. Devi soprattutto avere a che fare le annotazioni. In Netflix ce ne sono poche, erano molto buone ed hanno aiutato lo show. Netflix non era interessata nel cambiare lo show in ciò che volevano, ma volevano che realizzassimo il miglior show possibile”.
Puoi dirci qualcosa sulla seconda stagione?
“Non posso perchè ho lasciato la serie per lavorare ad un film per la Paramount (si tratterebbe di un sequel di Transformers, ndr), non sono coinvolto nella seconda stagione, quindi non posso letteralmente dirti nulla”.