Daniele Ciprì a Blogo: “Cinico Tv? Non ha senso rifarlo, ormai è tra noi”
Intervistato al Festival Linea d’Ombra, Ciprì parla del suo prossimo film e dell’indimenticabile esperienza di Cinico Tv.
Daniele Ciprì, Franco Maresco e Cinico Tv: una ‘triade’ indimenticabile per molti telespettatori di Rai 3 che seguirono con curiosità, stupore, repulsione, adorazione la striscia quotidiana in onda dal 1992 al 1996, sotto ‘l’egida’ di Blob e di Fuori Orario. Un grido dalla disperazione e della disperazione che ha segnato un’epoca, che scatenò proteste e anatemi, lodi e osanna, adorata e odiata dal pubblico tv con pari forza.
Un programma che ha di fatto segnato un’epoca e portato in tv un modo decisamente ‘altro’ di raccontare l’Italia, vista dalle prospettive più ‘neglette’ con taglio squisitamente cinematografico e secondo una ‘partitura’ che è ormai entrata nel linguaggio della tv. Quel tipo di racconto ha ormai invaso i più disparati generi televisivi, dai talk politici ai rotocalchi pomeridiani, dai programmi di denuncia ai format di cabaret, anche se ora il tutto è ‘rivestito’ con grisaglie e crinoline, make up e luci da ‘apparizioni miracolose’.
Difficile, dunque, intervistare Daniele Ciprì, ospite di Linea d’Ombra Festival Culture Giovani di Salerno, senza tornare a Cinico Tv e a quella ‘atipica’ pagina di televisione italiana con la quale il regista, insieme al collega Franco Maresco, portarono sul piccolo schermo un ritratto grottesco, ma non per questo meno ‘veritiero’, di un paese sull’orlo del baratro.
“Non avrebbe più senso fare Cinico tv, perché Cinico Tv ormai è tra di noi. Noi siamo stati degli anticipatori. Io trovo in molti programmi di oggi molto di quell’esperienza, ma con altre forme di racconto, magari più ironiche e divertenti”
dice Ciprì, tornando poi con la memoria a quei quattro anni di ‘racconti’ quotidiani.
“Per un certo periodo siamo stati maltrattati dalla Rai, soprattutto quando c’è stato il cambio dei vertici (il programma nacque nell’era Guglielmi; nel 1994, con la Rai di Professori, arrivò alla direzione di rete Luigi Locatelli che nel 1996 passò a Minoli, ndr). Non abbiamo avuto più neanche la voglia di fare quello che avevamo fatto perché era irripetibile. Noi venivamo dalla disperazione, raccontavamo una terra disperata, e arrivavamo in tv con una forma cinematografica. Penso che questo ora non sia più fattibile, né sarebbe credibile”.
La vita di Cinico Tv non è stata affatto semplice:
“Ci sono voluti anni prima che Cinico Tv fosse capito. Devo dire che ora siamo molto attuali: le nostre cose sono tornate in auge e sono ormai nella storia del cinema, anche quelle cose che ci hanno fatto male, come Totò che visse due volte. Sono contento perché non ci siamo mai arresi, siamo andati avanti e non ci siamo fatti condizionare. Ma poi questo l’abbiamo pagato”.
In tv certe cose si pagano, si sa. Di fatto però quell’esperienza non solo ha fatto scuola ma a ben vedere ha davvero precorso i tempi. E una parte della tv di oggi è la versione 2.0 di Cinico Tv, solo che non se ne rende nemmeno conto. E questa mancanza di consapevolezza è la cosa peggiore.
Foto dell’anteprima | Dario Renda