DALLA TV AL CINEMA, FORZA CORRADO!
Forse ci guardiamo l’ombelico, noi che guardiamo e scriviamo delle tv. La fascinazione dei personaggi e delle trasmissioni forse ci penetra e pensiamo di difendersi ragionando e magari litigando. Ma se nelle tv si ragiona poco, certo è che si litiga molto. E la lite, anzi le liti si sono ormai trasferite trionfalmente fra le
Forse ci guardiamo l’ombelico, noi che guardiamo e scriviamo delle tv. La fascinazione dei personaggi e delle trasmissioni forse ci penetra e pensiamo di difendersi ragionando e magari litigando. Ma se nelle tv si ragiona poco, certo è che si litiga molto. E la lite, anzi le liti si sono ormai trasferite trionfalmente fra le nostre chiacchiere e le nostre righe.
Andiamo avanti. Vorrei fare un passo fuori dalle liti contagiose e accennare a qualcosa che non accade di frequente, e cioè il passaggio di forme e talenti dal piccolo al grande schermo, suprema ambizione di molti personaggi e autori catodici. Ed ecco un film che, venendo dalla tv, ci sta bene alla Festa del cinema di Roma, perché non bara e anzi è il risultato di un progetto, bisognoso di maturazione, che stimola a pensare a un tema spesso dimenticato: ovvero, le tv sono capaci, possono esprimere una creatività in grado di uscire dal recinto dei vari wild west autorefenziali, strettamente televisivi, e assumere nuove forme? E queste forme riescono o riusciranno a incidere sul cinema che, in quanto a creatività, si sta affidando ormai troppo spesso agli effetti speciali e ai trucchi elettronici?
Il film è “Fascisti su Marte” di e con Corrado Guzzanti. Viene da una trasmissione di Rai3 di qualche anno fa, “Il caso Scafroglia”. Per l’esattezza, sono trascorsi quattro anni da allora. In tutto questo periodo, Corrado (il mio Guzzanti preferito) si è messo a studiare sul serio, completando e arricchendo il lavoro già fatto per la tv. Con i suoi collaboratori e attori (fra cui Andrea Purgatori e Andrea Salerno) ha scavato in due linguaggi molto significativi: il lessico del fascismo, turgido e impettito, carico di aggettivi altisonanti; e il cinema del fascismo, in particolare quello dei cinegiornali del Luce, ovvero qualcosa che tra parola e immagine tracciò con enfasi un itinerario giornalistico approdato poi tanti anni dopo ai telegiornali, con altro tipo di enfasi.
Guzzanti è stato bravissimo. Con la sua capacità mimetica, in divisa e fez, ha scritto un commento, recitato fuori campo denso di trovate e di idee spiritose. Le immagini hanno il compito di rivestire questa doppia ricerca e, nell’impasto, non mancano- anzi- i momenti divertenti. Ma, attenzione, bisogna dirlo subito: chi andrà a vedere “Fascisti su Marte“, un’ora e quaranta di durata (troppo lungo), deve prepararsi ad aspettare non un film comico ma un film che si segue con il sorriso.
La differenza non è poca. Guzzanti sa essere irresistibile sul video ma la sua vera qualità consiste nel disporre di una intima visione irridente, e comunque pensosa e critica delle e non della realtà, sia che venga dalla storia, sia che si innesti in una fantacronaca (come in questo caso) allo scopo di tentare un ironico ponte fra il passato, il presente e il futuro (dischi volanti ed extraterrestri arrivano nel finale del film, risucchiando i fascisti che hanno…conquistato e annesso all’impero mussoliniano il pianeta rosso, Marte).
Quindi, ci vuole pazienza. Lo stesso Guzzanti non si nasconde le possibili reazioni, le perplessità del pubblico, quel pubblico che al cinema vorrebbe ridere a piena bocca.
“Fascisti su Marte” arrivano accolti giustamente con simpatia e curiosità (parlo del film, pardon) e partono presto per una dimensione sperimentale e alla fine astratta.Nel senso che Guzzanti non svolge una satira pungente ma una rivisitazione umoristica di un tempo che continua a fornire materia per frecciate e sommarie riflessioni sugli aspetti ridicoli del regime, cosa non nuovissima, patrimonio del nostro cinema da sempre (vogliamo ricordare “Il federale” con Ugo Tognazzi?).
Spero che il film non sia un flop. Purtroppo, guardando ai passaggi dal piccolo al grande schermo, il salto dalla tv al cinema non ha portato fortuna a Chiambretti, alla Littizzetto, a Sabina Guzzanti, sorella di Corrado.
Corrado merita di meglio, il suo film è intelligente, curato, con una bella grafica. Lo si può discutere e comunque va considerato con un laboratorio, in vista di altre scommesse. Auguri.
ITALO MOSCATI