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Dadada: le tante ragioni di un titolo (di successo)

Che Dadada sia il solo programma ideale di quest’estate catodica è un dato assodato, visto il grande riscontro avuto sia della critica che di pubblico (partito al 18% tra una partita dei Mondiali e l’altra, è arrivato a sfiorare il 30% superando il muro dei 5.000.000). Quel che più colpisce è il grosso lavoro, in

pubblicato 22 Agosto 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 13:29


Che Dadada sia il solo programma ideale di quest’estate catodica è un dato assodato, visto il grande riscontro avuto sia della critica che di pubblico (partito al 18% tra una partita dei Mondiali e l’altra, è arrivato a sfiorare il 30% superando il muro dei 5.000.000). Quel che più colpisce è il grosso lavoro, in termini di professionalità e competenze, che c’è dietro, nonostante a lavorarvi siano solo una decina di persone e il budget sia piuttosto contenuto.

Ideatore di Dadada è Michele Bovi, capostruttura intrattenimento di Raiuno nonché ex caporedattore centrale del Tg2 (dove ha curato diversi speciali su Lucio Battisti, in qualità di musicologo reduce da Serata Pop e Speciale Pop nella prima rete). Elisabetta Barduagni, una delle più grandi ricercatrici della Rai, è invece colei che firma il programma a tutti gli effetti e sovrintende al montaggio in qualità di regista.

Nel corso di questa settimana, sia Sorrisi e Canzoni che Tv Oggi hanno raccolto le loro testimonianze, svelando le mille ragioni di un titolo di successo. Dadada, infatti, non è solo il titolo dell’omonima hit del Trio che ne fa da sigla… E’, innanzitutto, una citazione di Pasquale Panella, storico autore di testi degli ultimi album di Lucio Battisti, che ha anche scritto la famosa Vattene amore di Minghi e Mietta. Dopo il trottolino amoroso si dice, appunto, “du du du da da da”.

In più Da da da sta per i tre spunti dell’approvvigionamento immagini, ovvero per i tre repertori “DA” cui il gruppo di lavoro attinge: quello televisivo, quello cinematografico e quello musicale. Quest’ultimo è la vera grande novità, visto che per la prima volta, rispetto a Supervarietà, non vediamo solo inserti di show più o meno recenti, ma anche performance canore dal sapore vintage.

Dadada
Dadada
Dadada
Dadada

Il merito va al cinebox, un juke box con le immagini nato in Italia nel 1959 e antesignano dell’odierno videoclip. A Bovi si deve l’aver acquistato i diritti di circa 700 filmati a colori degli Anni ’60, che non sono del repertorio Rai e ripropongono tutti i cantanti dell’epoca, dai più famosi come Morandi e Celentano (quest’ultimo non autorizza la messa in onda solo delle sue apparizioni più recenti) ad altri strampalatissimi.

Ad aver più colpito l’attenzione del pubblico è Clem Sacco, un proto-demenziale del rock alla Elio e le storie tese, che scriveva canzoni automaticamente censurate dalla Commissione Ascolti Rai dell’epoca (una si intitolava Baciami la vena varicosa).

Bovi commenta così a Tv Oggi come ha vissuto l’eredità di Supervarietà:

“La Rai ha sempre avuto una tradizione per il repertorio. Pur apprezzando il lavoro di De Andreis in Supervarietà, ho pensato di fare un passo in avanti. Se fino a quel momento c’era stato un programma di successo che sfruttava solo le teche Rai, io e il mio gruppo abbiamo riscritto un nuovo linguaggio, seguendo in ogni puntata un percorso tematico diverso. Da qui anche il titolo della trasmissione”.

La Barduagni aggiunge a Tv Sorrisi e Canzoni:

“Lavoro in via Teulada con quattro collaboratori per tirar fuori le cose meno viste dalle Teche Rai. Sei sale di montaggio lavorano in contemporanea. Entriamo alle 9 e usciamo dopo mezzanotte. Per fortuna siamo tutti appassionati, e i nostri sei montatori sono tra i migliori della Rai, ci danno un grande aiuto. Ci concentriamo sui personaggi più popolari, il giorno dopo andiamo a vedere il grafico dell’ascolto”.

C’è anche spazio per una riflessione agrodolce sul degrado artistico della tv odierna:

“Non c’è stato un ricambio di artisti all’altezza di Chiari o Totò. Oggi mancano anche gli autori bravi e la voglia di tornare alle scenette. Le vecchie funzionano sempre bene, ma se sono tirate per le lunghe le tagliamo. Quanto ai film, si possono inserire solo quelli di cui la Rai ha i diritti”.

I dieci mattatori più amati del pubblico sono risultati, in ordine decrescente, Walter Chiari, Paolo Panelli, Aldo Fabrizi, Totò, Mina, Adriano Celentano, Gianni Morandi, Raffaella Carrà, Giorgio Panariello e Clem Sacco.

Rai 1