Cronaca nera in tv, Gianluigi Nuzzi: “Critiche cicliche e periodiche in Italia”
Il giornalista e conduttore di Quarto Grado replica a chi accusa le trasmissioni di cronaca nera di “vampirismo”. Ce l’ha con Aldo Grasso?
Nelle ultime settimane i terribili casi di cronaca nera che si sono succeduti nel corso dei mesi hanno portato, come inevitabile, a una marea di trasmissioni televisive dedicate alle notizie del momento. I casi di Elena Ceste, Gilberta Palleschi e ancora di più del piccolo Loris Stival hanno occupato fette consistenti dei programmi televisivi italiani, e non solo di quelli dedicati esclusivamente alla cronaca nera.
Non è una novità, è sempre accaduto: basti pensare al caso di Annamaria Franzoni, all’omicidio di Chiara Poggi, al terribile delitto di Avetrana e ancora all’omicidio di Yara Gambirasio, giusto per segnalare quelli più noti. Ma la lista è chiaramente molto più lunga e variegata.
I casi di cronaca nera da sempre attirano l’attenzione del pubblico e non sempre, come a volte si dice, si tratta di morbosità dei telespettatori. In questo la penso come una grande giornalista esperta di cronaca nera, Franca Leosini, che in una delle nostre interviste rispose così alla mia domanda sul perché i programmi crime piacciano:
C’è un misto di tante cose: sono storie vere e spesso ci si appassiona ai personaggi. C’è poi un misto di identificazione, di interesse e anche di intelligenza, se me lo passi. Perché non è vero che le persone seguono solo per curiosità morbosa, a volte subentra anche una partecipazione corale a un evento che alla fine riguarda un po’ tutti. Abolirei l’espressione ‘curiosità morbosa’, perché a volte è meglio seguire certe trasmissioni piuttosto che certi filmacci che si vedono in televisione.
Premesso questo, credo anche che i programmi vadano divisi in due categorie: quelli che si occupano esclusivamente e da sempre di cronaca nera, e quelli che invece – siano essi programmi di intrattenimento mattutino o pomeridiano – se ne occupano incidentalmente e spesso per accalappiare qualche telespettatore in più. Tra i primi vanno senza dubbio inclusi Chi l’ha visto e Quarto Grado che fanno giornalismo investigativo – sebbene a volte in modo diverso e non sempre condivisibile – cercando di fornire al telespettatore informazioni aggiornate, di dare risposte alle loro domande e di trovare anche strade investigative magari poco battute.
Il modo in cui poi ci si arriva può piacere o non piacere, ma l’impegno giornalistico va riconosciuto. E va riconosciuto anche quando di certi programmi se ne faccia una critica spietata.
Oggi è Gianluigi Nuzzi, conduttore di Quarto Grado, a entrare nel tema con un post su Facebook:
Premessa la libertà di chiunque di criticare (atto di generosità assoluto) vi voglio raccontare un fatto sul quale riflettere. In questi giorni alcuni signori hanno puntato il dito contro la televisione e certi programmi accusandoli di fare i vampiri sui casi di cronaca nera e altre turpi nefandezze. Considerando che queste critiche sono cicliche e periodiche in Italia per poi dissolversi nel nulla (ne conto una ogni 12-13 mesi) trovo assai singolare che questi signori scrivano le loro critiche proprio su quei quotidiani nazionali che sugli stessi casi editano istant book, dedicano pagine e pagine del cartaceo e aperture dei relativi siti con ricostruzioni, ipotesi, dettagli che nemmeno la tv manda in onda. E’ come se un diabetico scrivesse dei Suoi problemi sulla rivista dei produttori di zucchero. Saluti e, ovviamente occhio ai dolci e…viva la critica!!!
Il primo sospetto che ho avuto è che Nuzzi si riferisse ad Aldo Grasso che un paio di giorni fa, sul sito del Corriere, criticava aspramente, parole sue, “i vampiri della televisione che si sono buttati sul cadaverino del povero Loris… che sulla morte di un bambino cercano la loro sopravvivenza”. Nel suo video non fa nomi, Grasso, ma tra le immagini che scorrono è possibile vedere spezzoni di Quarto Grado e di Porta a Porta.
Ha ragione Aldo Grasso? Ha ragione Nuzzi? Io direi entrambi.
Ha ragione Nuzzi quando dice che ormai questi casi di cronaca nera sono sviscerati non solo dalla tv, ma anche dai giornali, siano essi cartacei e non. E che si tratti di voglia di informare o di raccogliere qualche telespettatore o lettore in più, poco importa: è l’utente che chiede di essere informato, che vuole capire il perché e il per come di certe situazioni che colpiscono un po’ tutti.
Ha ragione Grasso, quando dice che spesso chi è in tv a parlare di questi casi di cronaca non conosce le carte processuali o le vicende in maniera diretta, ma solo attraverso i giornali. Così come non è giusto, a parer mio, che in televisione, più che informare sui fatti, si facciano a priori i processi con tanto di parti in causa a litigarsi l’osso davanti alle telecamere.
Detto questo, credo che oggi a decidere cosa vedere o non vedere in tv siano i telespettatori che, a dispetto della critica televisiva (che c’è sempre stata e sempre ci sarà), sono più intelligenti di quanto si pensi e hanno in mano un potere immenso: il telecomando.