Cotti, mangiati e… bruciati
Ha esordito ieri sera su Raiuno (4.082.000 telespettatori, 20.95% di share) la prima puntata di Cotti e mangiati. Trattasi della situation comedy tutta italiana, definita la risposta di Raifiction a Camera Cafè e destinata a innovare (?!?) il genere televisivo dello sketch-show con camera fissa. Non si discute la scelta del cast, che denota delle
Ha esordito ieri sera su Raiuno (4.082.000 telespettatori, 20.95% di share) la prima puntata di Cotti e mangiati. Trattasi della situation comedy tutta italiana, definita la risposta di Raifiction a Camera Cafè e destinata a innovare (?!?) il genere televisivo dello sketch-show con camera fissa.
Non si discute la scelta del cast, che denota delle innegabili capacità recitative da parte di due attori di professione come Marina Massironi e Flavio Insinna. Peccato che la prima mi sia sembrata decisamente flemmatica, rispetto alla comicità briosa al fianco di Aldo, Giovanni e Giacomo, mentre il secondo, a me sconosciuto per innata avversione a un certo tipo di fiction “geriatrica”, abbia scelto la strada della romanità verace per accattivarsi il pubblico nazionalpopolare. Insinna è decisamente un volto emergente di Raiuno, può puntare sullo zoccolo duro di attempatissime devote al santino Don Matteo, ha una mimica buffa ma farne il fuoriclasse del momento, con conduzione di Affari Tuoi dietro l’angolo, mi sembra un tantino pretenzioso.
Decisamente più promettente, nonostante la raccomandazione di zio Silvio Orlando, Francesco Brandi, il giovane interprete (per caso) dello studente imbranato di medicina. La famiglia Mancini (cognome non a caso simile a quello seriale di Banfi e Scarpati), vista dalle foto di copertina, ispira simpatia, perfino fiducia, in quella casa piena di colori e popolata da comparse più o meno macchiettistiche (presto approderà nel ruolo di latin lover Luca Calvani, ex tronista in pole position per l’Isola dei famosi).
Ma c’è una macchia indelebile, in quest’ambiziosa sitcom, che ti fa svalutare tutto il resto: la totale tristezza della sceneggiatura. Dove sono i testi, che fine ha fatto la creatività delle idee? Siamo sicuri che per rendere un prodotto vincente, in un mercato televisivo così competitivo, bastino slogan come “giriamo in alta definizione con un processo simile a quello cinematografico”?.
Non sarà che la tipologia di racconto mordi e fuggi diventa un alibi per fuggire dall’impegno della serialità o preservarsi dall’accusa di banalità di certe produzioni Mediaset (quasi che quattro minuti di demenzialità siano sempre meglio di trenta che sembrano un’infinità)?
Non bastava alla Rai accontentarsi del primato nella commedia familiare raggiunta dal Medico più amato d’Italia?
Ecco, Cotti e Mangiati è l’esempio lampante di un prodotto sopravvalutato, un manicaretto apparentemente invitante che, al primo assaggio, riserva un retrogusto amaro e sgradevole. Con l’impressione, dura a morire nel telespettatore di passaggio, che, per pensare troppo alla forma, si sono bruciati la sostanza…
[Il sito di Cotti e Mangiati (Rai Fiction)]
[Il sito di Flavio Insinna]