Di fronte alla scomparsa di un uomo pubblico – definizione oggettivamente riduttiva per chi come Maurizio Costanzo è stato per decenni la televisione, ossia il mezzo di comunicazione più potente nel Paese – alcuni atteggiamenti da parte dei media (vale per tutti: siti, televisioni, radio, social) e dell’opinione pubblica sono ormai prassi.
E così, immancabilmente, ecco la gara al racconto dell’aneddoto come pretesto per raccontare se stessi, gli approfondimenti sull’eredità economica lasciata a figli e moglie dal giornalista, i volgari commenti social per le lacrime di Pierluigi Diaco alla camera ardente in Campidoglio, il conteggio dei minuti trascorsi da Maria De Filippi davanti alla bara (e quante volta l’ha toccata), le accuse di spettacolarizzazione del dolore nei confronti di Verissimo per il pianto disperato di Luca Laurenti, le perplessità per l’ex moglie Marta Flavi che annuncia che non sarà presente ai funerali per questione di eleganza (sic), le polemiche rabbiose per la ricostruzione della biografia di un uomo che il Potere lo ha conosciuto da vicino, essendone stato anche un rappresentante (anche se Costanzo obiettava sempre, con splendida ironia, che il vero potere era nelle mani del pubblico, senza il quale gli sarebbe toccato andare “per citofoni“).
E quanto è facile indignarsi per quei selfie chiesti a Maria De Filippi che nasconde dietro occhiali scuri e in un dignitoso silenzio il dolore di una vedova, a due metri di distanza dalla bara, mettendo tutto sullo stesso piano, dimenticando che il lutto di un uomo pubblico, che ha scelto di lavorare proprio per il pubblico fino all’ultimo giorno della sua esistenza e i cui funerali saranno trasmessi in diretta tv, non può che essere condiviso e raccontato.
Rivendichiamo quanto volete la necessità di sensibilità, di tatto e di delicatezza, ci mancherebbe, ma non dimentichiamo la realtà, non dimentichiamoci di noi, di quante volte la nostra legittima voglia di condivisione si è trasformata in ridicola ed evitabile manifestazione di mitomania, smartphone alla mano. E di quando i nostri racconti sinceri sono scivolati in un attimo in piaggeria, voyerismo e retorica.