Esordisce in tv nella stagione 2010-2011 a Geo, dove tornerà per diverse edizioni, prima di arrivare a Uno Mattina In Famiglia, Linea Verde e ora a 100 Opere d’arte tornano a casa, programma ideato e condotto da Duilio Giammaria. Costantino D’Orazio, storico dell’arte, che attualmente collabora con la Scuola di Dottorato di Tor Vergata ed è curatore della Sovrintendenza Capitolina dei Beni Culturali, si presenta per la prima volta con TvBlog, raccontando gli inizi della sua carriera televisiva, i suoi attuali impegni e anche alcuni aneddoti circa questa esperienza che dura da più dieci anni nel mondo della televisione.
Come arrivi ad occuparti di arte in tv?
Nel 2010, lo stesso anno in cui debuttai in tv a Geo, avevo pubblicato il mio primo libro, Le chiavi per aprire 99 luoghi segreti di Roma. Avevo capito infatti che, esaurita tutta una certa attività di divulgazione fatta sul campo, avrei dovuto impegnarmi in qualcosa di diverso. Mi ero reso conto che il “far parlare le pietre” poteva essere qualcosa che mi riusciva bene e magari meglio di altri: così pensai che fosse qualcosa che avrei potuto fare anche in tv.
Non ti spaventava lo stigma che ti si sarebbe potuto addossare nel tuo ambiente lavorativo facendo tv?
Assolutamente no. Quando io mi occupo di artisti in tv, l’importante è che lo faccia con competenza, semplicità e credibilità. Se io sfruttassi la storia dell’arte, come purtroppo a volte sento fare da colleghi, per decorarla e arricchirla di argomenti particolarmente emozionali, per trasformala di fatto in un reality, allora lì rischierei effettivamente di essere ostracizzato nel mio ambiente di lavoro. I miei colleghi invece hanno capito che quello che faccio è un servizio anche al loro lavoro. Per farlo ogni volta devo cercare di capire che cosa può rimanere nella testa di chi ci guarda da casa.
Qual è il lavoro che sta dietro alla descrizione di un’opera d’arte in tv, come fai in 100 Opere d’arte tornano a casa?
In generale io nel fare divulgazione cerco di raggiungere due obiettivi: rendere più famigliare un artista o un’opera e dare degli strumenti semplici che il pubblico può poi utilizzare per andare ad osservare altre opere. In 100 Opere d’arte tornano a casa Duilio (Giammaria, ndr) mi ha chiesto di entrare dentro le opere: sono un Virgilio che con una lente di ingrandimento mette in risalto alcuni particolari su cui soffermarci nell’osservare un’opera.
Facendo un passo indietro, nel 2010 a Geo ti sei presentato tu o stavano cercando una figura come la tua?
Per Geo mi sono sfacciatamente presentato. Mi sono procurato il numero di Sveva Sagramola e l’ho contatta per proporle quello di cui mi sarei voluto occupare, ovvero presentare opere d’arte in cui fosse presente la natura. Da donna curiosa Sveva ha subito voluto provare questa novità e mi ha messo in contatto con Vittorio Papi per iniziare a lavorare con gli autori a questo mio spazio.
Dal 2014 hai una rubrica su Rai News 24, AR – Frammenti d’arte. In questo caso però non nacque da una tua idea, vero?
È una rubrica che è nata da un’idea di Monica Maggioni, che io non conoscevo, ma con la quale sono stato messo in contatto da un giornalista che lavorava a Rai News 24, occupandosi però di altro. La rubrica è sopravvissuta a quattro diversi direttori – Maggioni, Di Bella, Vianello e Petrecca – anche perché dal punto degli ascolti va molto bene: nel flusso delle notizie la pausa che AR – Frammenti d’arte concede ai telespettatori aiuta poi a seguire il resto della programmazione.
Con lo scorso sabato, è partita per te una nuova stagione a Uno Mattina In Famiglia. Che valore ha questa tua partecipazione?
A me l’idea di parlare di arte in programmi “generalisti” mi piace molto: avvicinare all’arte un pubblico che non segue Uno Mattina In Famiglia per lo spazio dedicato a questa materia è un grandissimo privilegio. Ho un spazio di quattro minuti, che sfrutto per cercare di collegare l’arte con l’attualità, come abbiamo fatto sabato parlando delle collezioni d’arte della Regina Elisabetta e degli acquarelli di Re Carlo III.
L’arte – lo hai sottolineato tu – in tv paga anche in termini di ascolti. Credi che meriterebbe maggior spazio?
Innanzitutto io sono molto felice quando vedo nuovi volti come Jacopo Veneziani affacciarsi sulla scena televisiva per parlare di arte: più siamo e meglio è per la nostra cultura. Mi dispiace invece quando persone di straordinario talento, come Tomaso Montanari, rinunciano a parlare di arte, nel suo caso perché si dedica ormai interamente alla politica: talenti del genere e preparazioni del genere dovrebbero combattere per ottenere più spazi per parlare di cultura. Credo che l’arte con più coraggio potrebbe soltanto regalare sorprese in tv.
Hai un progetto nel cassetto che vorresti realizzare in tv?
C’è un progetto, che è già stato presentato sui tavoli della Rai e che è in fase di discussione, che però non prevede la mia conduzione in solitaria. Con me, infatti, dovrebbe esserci Angela Rafanelli, con cui vorremmo dare vita a un viaggio nell’arte a due voci, con due anime e due sguardi diversi.
Per concludere, una curiosità: come nascono le matite colorate che hai sempre in tv nel taschino della giacca?
Nel 2017 avevo una rubrica a Unomattina Estate collocata al termine della puntata. In un programma del genere capitava spesso che arrivati a fine puntata i minuti a disposizione per la rubrica si riducessero da sei o sette a uno solo, così provai a pensare a qualcosa che potesse permettere al pubblico che si sintonizzasse su Rai1 proprio in quel momento di capire che ci stessimo occupando d’arte. Mi venne in mente allora di creare questa pochette di matite colorate, che rappresentano bene l’arte e sono anche un segno molto allegro, che mi rappresentano bene.