Così amavano, così ameremo (7 e fine)- E’ tornata la Karenina, però
Concludo dopo una pausa di scrittura il breve viaggio attraverso la fiction, sul tema dell’amore e del disamore che in tv ogni tanto si fa largo tra biografie, squadre speciali o specialissime, criminali e poliziotti, eroi e santi. Ho atteso la trasmissione di “Anna Karenina” su RaiUno. Nel libro “Così amavano (così ameremo?)”, c’è più
Concludo dopo una pausa di scrittura il breve viaggio attraverso la fiction, sul tema dell’amore e del disamore che in tv ogni tanto si fa largo tra biografie, squadre speciali o specialissime, criminali e poliziotti, eroi e santi.
Ho atteso la trasmissione di “Anna Karenina” su RaiUno. Nel libro “Così amavano (così ameremo?)”, c’è più di un rifermento al romanzo di Tolstoj, alle versioni filmatee tv, e a Greta Garbo che preferisco tra le interpreti dei film o degli sceneggiati.
Vorrei dire semplicemente che ormai è tutto chiaro, chiarissimo nelle praterie della fiction. Tranne pochi casi sempre più rari che non cito;ormai in Italia ci siamo abituati alla routine e gli appuntamenti, anche ispirati a grandi scrittori, talvolta non mancano di professionalità ma regolarmente mancano di “anima”.
Storie e personaggi che vogliono sedurre e commuovere, e non ci riescono. Ciò non sembra essere importante per chi li mette in scena e per chi li produce, cura regia, produzione. Costoro sono vincolati a intenzioni comuni, con un solo obiettivo: non si può tradire la formula di base, senza “anima”; e l’essenziale sembra essere la raccolta degli ascolti.
Eppure, la vera risorsa di un romanzo di uno scrittore come Tolstoj è la sua fatica, capacità, genialità di esplorare i segreti e le emozioni delle sue eroine ed eroi.
Fintanto che non si capirà questo, il ritorno di Anna o di altre figure letterarie potenti e profondo, anche le poche e impeccabili trasposizioni non andranno da nessuna parte, e non saranno in grado di “servire” al pubblico contenuti prelibati e popolarissimi come l’amore e il disamore.
In questi post ho cercato di fare una sintesi storica dagli sceneggiati anni cinquanta- settanta alle fiction di oggi, le cui basi sono state poste negli anni ottanta-novanta, anni all’insegna delle tv commerciali.
Questo periodo di tempo ha visto queste tv diventare protagoniste e la Rai rimangiarsi la cosidetta “tv pedagogica” con sceneggiati magari non sempre riusciti ma non spogliati del tutto del sapore, del pensiero, della coscienza, di un racconto sensibile e forte, in cui tutti,dico tutti, gli spettatori possono spiegare.
Lo specchio si è rotto, prevale la rozzezza levigata, un divismo non credibile, regie e interpretazioni cucinate alla fiamma pensando di proporre un pollo alla diavolo. Invece si tratta di polli insipidi,malcotti, da restituire allo chef e al cuoco.
E’ il pollo tipico prodotto dalle televisioni, dovunque; anche all’estero (dove talvolta centrano il bersaglio, con proposte almeno interessanti) e soprattutto da noi, dove la scelta di storie si è immiserita, mentre stanno scomparendo le professionalità.
Troppi i responsabili de-responsabilizzati, ubbidienti, spaventati e quindi attenti a sostenere la routinbe.
Dietro di loro vengono sceneggiatori e registi, addetti ai casting che non conoscono o non vogliono vedere i giovani o i talenti da inserire in un contesto alto, creativo. Così nomi e competenze artistiche non riescono nemmeno più a dar vita ( persino) al gossip dei magazine che hanno sempre usato, rilanciato, tenuto in vita, divi e pseudodivoin aumento. La fiction archivia e si danna.
Ogni cosa, in particolare le storie d’amore, ma anche l’amore nelle storie d’altro, a sfondo sociale e persino edificanti, è diventata inespressiva, convenzionale, tirata per i capelli e quindi inespressiva. Ogni cosa non è “illuminata”: la sterilizzazione dei grandi argomenti, delle sofferenze, dei conflitti seri e profondi, ormai sistematica, ha eliminato intimità profonde, percorsi arditi, sofferenze generose. Sono svaniti nel nulla i sogni mescolati agli incubi, speranze di gioia, orizzonti incerti, alba attese.
L’eredità straordinaria della grande letteratura e del grande cinema viene dissolta e non adeguata a un interesse che per i temi fondamentali (vivere, amare, cercare giustizia) è pur sempre capace di suscitare la partecipazione del pubblico non del tutto travolto dai polli da allevamento.
Anche le fiction in costume antico vivono degli schemi e delle forme dei serial televisioni importati (senza la loro efficienza di scrittura e di messa in scena) dall’America, e hanno rotto con la tradizione italiana: una tradizione di grandi registi e loro collaboratori, dagli scenografi ai costumisti, ai compositori di colonne sonore.
Spiccano grandi manciate di spiccioli di gossip, rapporti, nozze, separazioni, divorzi, riappacificazioni, tutti “ingredienti” avvelenati dalle lite e dalla balumia dei baci inutili, delle passioni sterilizzate, confetti amari e fiori d’arancio appassiti, tradimenti senza risvolti di esemplarità, improbabili sostegni di confronti veri, luoghi comuni di prodotti confusi,intinti in un brodo primordiale: banalità sociale, sociologia algida e ripetitiva, predica ottusa del lieto fine.
Anna, Karenina, abbi pazienza. E con lei lo abbiano le donne e gli uomini che gradiscono lo spettacolo e soprattutto i sogni, gli incubi, le promesse, i rischi dll’ amore, il banco di prova dei rapporti e dell’esistenza, ieri e oggi, i motori del senso della vita e della felicità. Anna, aspettiamo.