Home Corrado Formigli Corrado Formigli a TvBlog: “La Meloni non viene a Piazzapulita e non manda i suoi. Orsini? Cominciò a porre delle condizioni”

Corrado Formigli a TvBlog: “La Meloni non viene a Piazzapulita e non manda i suoi. Orsini? Cominciò a porre delle condizioni”

Intervista a Corrado Formigli, che giovedì riparte con Piazzapulita: “Meloni non è fascista, ma ha un problema nel suo partito. In studio niente pubblico”

pubblicato 7 Settembre 2022 aggiornato 30 Novembre 2023 16:01

Tante novità che ruotano attorno ad un rigoroso principio: l’identità. Valore rivendicato con orgoglio da Corrado Formigli, che torna con Piazzapulita giovedì sera, in anticipo rispetto alla tabella di marcia perché le elezioni del 25 settembre hanno stravolto i piani di tutti. Compresi i suoi.

La trasmissione l’anno scorso è andata molto bene – dichiara il conduttore a TvBlog – abbiamo fatto degli aggiustamenti e lavorato sugli inviati e i filmaker per migliorare la qualità dei servizi, che sono una cosa che mi sta enormemente a cuore. Mi dedicherò molto alla fattura, affiancherò spesso i ragazzi al montaggio e tra gli inviati, passata questa fase, mi aggiungerò pure io”.

Squadra che vince non si cambia, recita il detto. Ecco allora confermati Alessio Lasta, Sara Giudice, Gregorio Romeo, Massimiliano Andreetta, Roberta Benvenuto e Salvatore Gulisano. “Ci sarà un potenziamento del linguaggio delle esterne – precisa Formigli – con Lasta che alternerà i suoi magnifici reportage a delle inchieste live. Non proporremo la classica diretta di piazza con una ventina di persone arrabbiate, andremo alla scoperta dei fatti. Cominceremo da subito a mescolare il linguaggio registrato con quello della diretta, la ritengo una novità molto importante per avere maggiore freschezza e flessibilità. Senza dimenticare Linda Giannattasio, la nostra bussola con le sue schede che spiegheranno le questioni complicate. Verranno potenziate, lavoreremo sulla grafica. Lo dico sempre: a mio avviso è la nuova Gabanelli. Ha tutte le capacità per poter seguire le sue orme”.

Da dove ripartirete?

Ricominceremo ospitando Enrico Letta, Carlo Calenda e Marco Alverà, ex amministratore delegato di Snam. Come opinionisti ci affideremo ai contributi ricorrenti di Mario Calabresi, Antonio Padellaro, Nunzia De Girolamo, Tito Boeri, Stefano Cappellini, Alessandra Sardoni e Selvaggia Lucarelli.

Il voto in primavera avrebbe favorito un racconto più diluito e articolato. Invece, con le elezioni a fine settembre tutto verrà concentrato in appena tre puntate.

Ad essere sincero, non è che ami tanto le campagne elettorali. Vedere tutti i giorni i politici affermare le stesse cose non è interessante, tre puntate sono più che sufficienti. Sarà più interessante il dopo, quando vedremo al governo una destra con un’idea di Paese, politica e società molto definita e aggressiva. A mio avviso l’interesse starà nel comprendere come si assesteranno l’Italia e il mondo. Mai come oggi ci rendiamo conto quanto piccola sia la politica italiana rispetto all’enormità dei problemi. Non sono un pesce che sguazza nelle campagne elettorali, prediligo un racconto più profondo che non vada dietro all’ultima polemica di giornata. Parlare solamente di bollette è un po’ l’alibi per non affrontare dell’altro. E’ un modo superficiale di raccontare questa campagna elettorale che è storica.

In che senso?

Se ci sarà la Meloni, come penso, avremo per la prima volta un governo esplicitamente sovranista con un approccio deciso sul tema dei diritti e molto di destra sul fronte della sicurezza, dell’immigrazione e del rapporto con l’Europa. Abbiamo una destra che ha considerato Orban un modello ideale assoluto. Mi interessa una discussione per capire se questo modello verrà copiato. Lo ritengo importante quanto il gas, dato che ha a che fare con la vita di tante persone. I diritti, il gender, il fine vita e l’aborto sono stati rimossi dalla discussione pubblica. Ecco, l’obiettivo di Piazzapulita è dire ‘sì, ci sono le bollette alle stelle, ma che Paese diventeremo?’.

Il richiamo alla minaccia fascista riecheggia già dal vostro promo.

E’ uno spot allusivo, ma anche ironico ed autoironico. Da una parte ci siamo noi che abbiamo inseguito il tema dei fascisti, dall’altra c’è la Meloni che ci ha accusato per mesi. E’ stato come avvisarla del nostro ritorno (sorride, ndr).

 

È davvero conveniente insistere in maniera così ossessiva sullo spettro fascista?

Non credo che la Meloni sia fascista, anzi lo escludo. Non credo che torneranno i balilla. Però temo un arretramento della democrazia e che il modello polacco-ungherese autoritario avanzi pure nel nostro Paese. Orban ha definito nel 2014 l’Ungheria una democrazia illiberale. Giorgia Meloni è d’accordo? Penso abbia un problema di fascismo nel suo partito, nei quadri dirigenti inferiori, nelle periferie. Che ci sia un fastidio per la democrazia in alcuni suoi quadri e in una parte dell’elettorato è acclarato e lei lo sa benissimo. Vorrei domandarle se le risulta che ci siano dei nostalgici in Fratelli d’Italia e se le andrebbe di affermare che i voti dei fascisti non li vuole. Mi piacerebbe inoltre che togliesse la fiamma, è un simbolo fascista. Rivendico il diritto di porre questi argomenti, anche se so che reagirebbe malissimo.

Mi pare di intuire che non accetterà il vostro invito nemmeno quest’anno.

No, sono domande che rimarranno senza risposte. Non solo ci ha fatto sapere che non verrà mai, ma non manderà nessuno di Fratelli d’Italia. Persino Crosetto, che era stato coinvolto per la prima puntata, ci ha risposto ‘meglio di no’. Secondo me è sbagliato. Parlerò di Fratelli d’Italia senza di loro e già so che mi attaccheranno per aver parlato di loro senza contraddittorio. Ma come faccio a organizzare un contraddittorio se non mandano nessuno? Ad un certo punto persino Berlusconi andò da Santoro. In un territorio a lui avverso riuscì quasi a vincere le elezioni. Oggi questa intelligenza di andare lealmente in un programma non gradito non c’è. Chiedo ufficialmente alla Meloni: ‘vieni a Piazzapulita, io e te soli, realizziamo questa intervista’. Sarebbe importante per chi aspira a governare.

Con questa radicalizzazione non c’è il pericolo di restare penalizzati?

A me non sembra di avere esagerato. L’inchiesta sulla Lobby Nera era rilevante. Questa caricatura di Piazzapulita che è ossessionata dal fascismo è ridicola. Il tema l’ho affrontato spesso e mi sono concentrato sui suoi rigurgiti.

Lo spauracchio del fascismo scoppia sempre a ridosso di un appuntamento elettorale, osserva qualcuno.

Non faccio inchieste sulla Meloni perché desidero che perda le elezioni. Per paradosso, se dovesse vincere per noi sarebbe meglio perché faremmo più ascolto. Io realizzo servizi allo scopo di informare gli elettori. Non avremmo dovuto parlare di Lega, Fratelli d’Italia e della Lobby Nera sotto campagna elettorale? E quando avremmo dovuto farlo? Democrazia per me è sostenere che una persona fa il saluto romano ad un incontro pubblico ed è democrazia anche il fatto che quella persona venga votata ed eletta ugualmente. Ad ogni modo, respingo la tesi che saremmo schiacciati su una narrazione anti-meloniana. L’anno passato abbiamo raccontato la guerra, la corsa al Quirinale e abbiamo realizzato reportage dall’estero più di chiunque altro. I nostri ospiti sanno che abbiamo le nostre idee e la nostra linea editoriale. Al contempo non ci sono trappole e tranelli. Le interviste in carrozza che vediamo in molti programmi servono solo a rafforzare le convinzioni di ciascuno, non spostano un voto e secondo me sono inutili.

Piazzapulita

A fine luglio si scagliò contro Salvini e Meloni in seguito all’omicidio di Civitanova provocandoli per il loro silenzio sull’accaduto. Lo rifarebbe?

La storia è molto semplice. Quella sera guardai il tg che raccontò la terribile uccisione in strada di Alika. Erano le otto di sera e l’episodio era avvenuto nel pomeriggio. Pubblicai un tweet d’istinto chiedendomi se sarebbe arrivato un messaggio di indignazione da parte loro. Due ore dopo la Meloni intervenne, dandomi dello sciacallo. Tuttavia, il suo messaggio di solidarietà alla vittima giunse in seguito al mio tweet. Penso di aver contribuito ad accelerare la sua reazione. Io sono un giornalista e sto dentro ad un dibattito, è legittimo chiedersi se ci sarebbe stata la stessa prontezza se a commettere il reato fosse stato un immigrato. Sono convinto che la destra abbia fomentato delle paure e contribuito in questi anni a costruire un clima di aggressività verso gli stranieri.

 Torniamo al programma. Sarete di nuovo senza pubblico in studio, una soluzione ormai definitiva.

Esatto, non ci sarà. Sinceramente non ne sento più la necessità. Il programma mi piace così com’è.

Dritto e rovescio è in onda dal 25 agosto. Ricominciare due settimane dopo la concorrenza sarà un problema?

Il pubblico di La7 rientra in gara più lentamente, torna a guardare la televisione in prima serata in maniera più pigra rispetto alla platea di Rete4. Paghiamo sempre un avvio un po’ diesel.

La scorsa stagione siete stati i primi a dare voce ad Alessandro Orsini e pure i primi a mollarlo. Come mai?

Rivendico la decisione di averlo portato in studio per primo e difendo il suo diritto di esprimere le sue opinioni a volte sconvenienti. E’ una persona competente e non banale, ma non mi è piaciuto il fatto che ponesse determinate condizioni.

Di che tipo?

Voleva intervenire da solo, non voleva confrontarsi con certi ospiti e magari ne preferiva altri. Non abbiamo accettato le sue richieste. Piazzapulita è un luogo dove ci deve essere comunque una pluralità e le condizioni poste non sempre sono accettabili.

Non si corre il rischio che certi ospiti smettano gradualmente di essere loro stessi, finendo con l’offrire quello che il pubblico si aspetta? Se ogni mia dichiarazione viene rilanciata e commentata per tutta la settimana successiva, la tentazione di spararla sempre più grossa è elevata.

Quello che sostieni è vero. Infatti bisogna avere la sensibilità di mollare l’ospite se si intravede il rischio che diventi la caricatura di se stesso. Ma sono certo che Orsini creda alle cose che afferma, non le dice per finta. Penso che abbia sempre dichiarato quello che davvero pensava.

E’ convinto che il confronto tra opinioni agli antipodi porti a qualcosa? Spesse volte non è altro che una mera divisione tra bianchi e neri in un’ottica di duello televisivo.

Dipende dalla qualità degli ospiti. Se la posizione contro la guerra in Ucraina la tiene un putiniano di quart’ordine, il dibattito non mi interessa. Però se hai visto mesi fa il confronto tra Michele Santoro e Paolo Mieli converrai che sono emersi elementi utili. Ma potrei citarti anche il faccia a faccia tra lo stesso Santoro e Federico Rampini da Veronica Gentili a Controcorrente. E’ stato molto interessante, era una riflessione tutta interna al mondo della sinistra. Come si fa a dire che vedere confronti di questo livello non sia formativo?.

La nuova moda dilagante nei talk è l’esposizione delle bollette record da parte di lavoratori inferociti. Una narrazione del genere non banalizza in breve tempo un allarme reale?

E’ una rappresentazione prevedibile e ripetitiva. Dopo la terza volta che lo fai diventa caricaturale, con tutto il rispetto delle persone in seria difficoltà. La missione fondamentale per i talk show è superare la pigrizia. Quando certi schemi funzionano e hanno una buona resa, tendiamo a ripeterli all’infinito. La mia ossessione è al contrario provare ad avere una situazione o un ospite inaspettato. Noi conduttori siamo dei maratoneti, siamo in video per tante settimane. A volte la tentazione di rifugiarsi in una costruzione sicura c’è. Ed è un grande pericolo.

Ultimamente Piazzapulita è stata oggetto di violente accuse sui social per gli ospiti coinvolti. Sente che la percezione degli spettatori verso la trasmissione sia mutata?

Penso che il pubblico continui a seguirci sia per le inchieste che per i reportage, non è cambiato niente. Guarda quello che abbiamo fatto in Ucraina con Gabriele Micalizzi. Riguardo alla selezione degli ospiti, considero i social per quello che sono, ovvero una bolla. Non siamo facilmente identificabili, abbiamo uno sguardo laico. Veniamo accusati da Salvini e Meloni di essere Telekabul e allo stesso tempo ci piovono addosso insulti perché diamo voce a Steve Bannon, idolo degli stessi Meloni e Salvini. Noi offriamo un dibattito di qualità.

 

Credits foto: Paolo Properzi

Corrado Formigli