Corrado Formigli: “Il tavolo in tv trasmette serietà. Io in Rai? Altri due anni su La7, poi si vedrà”
Corrado Formigli a tutto campo a Tv Talk, sul nuovo Piazza pulita, il futuro in tv e gli ascolti sospesi
Corrado Formigli è uno che non si tira mai indietro, tanto nel fare domande scomode che nel rispondervi. Ospite a Tv Talk, il conduttore di Piazza pulita ha brillantemente risposto a due domande fatte dalla community di Blogo, unite per l’occasione da Cinzia Bancone. Una riguardava il suo futuro televisivo e l’altra un eventuale ritorno in Rai:
“A me piace molto la televisione che viene chiamata factual. Mi piacerebbe fare inchiesta e che in Italia ci fosse un programma che massimalizzi le qualità di una giovane squadra di giornalisti. Mi piacerebbe moltissimo occuparmi di esteri. Quello che sta succedendo ai confini ci riguarda sempre più da vicino. Mi piacerebbe raccontare la Terza Guerra Mondiale, quella che stiamo vivendo con l’Isis, con gli scarponi degli inviati sul campo e magari anche i miei. Questo è un orizzonte che io guardo sempre con interesse. Io mi vivo ancora come un inviato, appena posso non disdegno di andare in giro e raccontare la realtà. Questo bisogno di un ritorno alla serietà sta tornando nel pubblico televisivo… l’idea che il conduttore abbia una credibilità nei confronti del pubblico, che gli riconosce il fatto che si è sporcato le scarpe anche lui, questo credo che sia un valore aggiunto ed è per questo che tornerò a fare inchiesta, magari col giubbotto antiproiettile. La Rai non è un tema attuale, io ho un contratto con La7 che dura due anni, poi mi riporrò la questione”.
Formigli ha anche raccontato l’impatto della sospensione degli ascolti su un conduttore come lui:
“Si troveranno sistemi di rivelazione più complessi. Si aumenterà il campione Auditel, si arriverà entro luglio a un campione di 15.000 famiglie e l’errore statistico inciderà meno sulle reti più piccole, questo è molto vantaggioso e più veritiero come risultato. Poi, a proposito dei limiti dell’Auditel e del riscontro qualità, bisogna misurare l’ascolto di un programma anche sul web e sulla qualità delle interazioni…. E bisognerebbe valutare un programma settimanale come il mio sulla settimana intera. Ormai la fruizione di un programma avviene in modo differito. Il successo di un programma non viene valutato sufficientemente per quanto quel programma viene rivisto. Credo che questo dato andrebbe riequilibrato. Poi io non voglio fare la parte di quello che dice ‘pochi ma buoni’. Il nostro dovere è quello di essere visti da un pubblico quanto più vasto possibile. Bisogna fare cose belle e essere visti da quante più persone possibili. Ormai è diventato un parametro quello dell’Auditel, per quanto approssimativo è l’unico che oggi abbiamo su cui tararci tra una puntata e l’altra. Io ce l’ho e ci serve…”.
Poi Formigli ha confermato che gli addetti ai lavori continuano a monitorare gli ascolti dei loro programmi:
“Io li so i risultati d’ascolto, gli editori li sanno, il divieto in questi giorni è quello di diffusione”.
In risposta al luogo comune che vuole il salotto politico in crisi, Formigli si è così difeso:
“Il meccanismo secondo me si è già rotto nel momento in cui tu introduci la realtà, che è l’unico tiro difficile da parare per i nostri politici. Tu esci dal teatrino nel momento in cui fai un confronto serio tra un’inchiesta e l’interlocutore che hai in studio, che non è necessariamente una persona inutile, obsoleta. Ora non criminalizziamo qualsiasi presenza umana che abbiamo in studio. Se abbiamo un bel confronto tra due economisti e politici forti su un fatto che gli hai mostrato, non capisco cosa ci sia di tremendo. Dipende dalla qualità degli ospiti e dell’inchiesta che hai”.
E qui ha risposto indirettamente al nostro Massimo Galanto, che si è domandato il perché del dilagare del tavolo come trovata drammaturgica nei talk:
“Noi quest’anno abbiamo messo il tavolo che vuol essere il segno di una serietà. Quando tu ti siedi a un tavolo a una riunione vuol dire che devi essere pronto e preparato alla discussione che stai per fare. Ti porti le tue carte, ti porti la tua competenza e discuti. L’idea del tavolo è il patto di serietà che vogliamo suggellare col pubblico. Portiamo delle persone che devono sapere ciò di cui parlano. Ho detto a tutti, portatevi le carte, gli ipad. Mi sembra stia funzionando meglio rispetto al centro delle poltrone che dà un senso più del teatrino”.
Quanto a un’opinione diffusa che va a vantaggio di Report, secondo cui la diretta è il limite all’accuratezza di un programma di approfondimento, il conduttore ha intelligentemente risposto:
“Innanzitutto in un programma in diretta ci sono una serie di persone che possono correggere e c’è una redazione che lavora, in tre ore e mezzo di puntata c’è il tempo anche di controllare il dato. Piazza pulita e Report appartengono a due generi diversi. Noi siamo un talk show, c’è anche un elemento più facile e di intrattenimento, non solo l’elemento di inchiesta rigorosa che ha Report”.
Quando gli hanno chiesto se farebbe un pezzo di denuncia contro Cairo, qualora gli eventi lo indirizzassero verso questo, Formigli ha risposto con aplomb:
“Se fosse una notizia che riguarda La7 e ha un interesse per il pubblico lo farei, con particolare attenzione e rigore nel trattare l’argomento come ha fatto Report. Ha raccontato uno scandalo negli appalti e ha avuto un importante dirigente che ci ha messo meritoriamente la faccia. Tu da Milena e da un grande programma giornalistico aspetti che affronti tutti gli argomenti. Il dovere giornalistico e il diritto di cronaca ti mettono in salvo, c’è un interesse del pubblico che ti mette al riparo da ogni critica pretestuosa”.
Infine, il giornalista ha così commentato il dilagare di Raffaele Sollecito nei talk show popolari:
“Lui diceva che odia la televisione e gli vien voglia di spaccarla, tranne le volte in cui ci va lui in promozione. C’è un elemento di morbosità aggiuntiva guardando quest’uomo. Siccome l’inchiesta è stata così disastrosa, chi guarda Sollecito ancora oggi dice ‘ma siamo sicuri che è innocente?’. C’è la sensazione che la giustizia non abbia fatto un lavoro fino in fondo”.
Peccato che Massimo Bernardini lo abbia congedato così severamente:
“Grazie a Corrado Formigli. Mi raccomando, più inchieste, meno talk!”.