Home Tv Talk La conversazione di TvBlog – Cinzia Bancone: dalla critica tv ai blog, da Tv Talk al web, da Fiorello al “sistema”.

La conversazione di TvBlog – Cinzia Bancone: dalla critica tv ai blog, da Tv Talk al web, da Fiorello al “sistema”.

Un dialogo sulla possibilità di critica in tv, dopo i fatti di Fiorello ma anche, più genericamente, in una tv italiana spesso autoreferenziale e impermeabile

pubblicato 24 Novembre 2011 aggiornato 5 Settembre 2020 01:44


La tv logora chi ne parla? Per gli uffici stampa è sempre tutto bellissimo: un mondo impermeabile e autoreferenziale. Piombano fulmini e saette sulla critica. Si coccola il pensiero unico. Ma è proprio vero che è tutto così? Quelli che “fulminano” sono la maggioranza o solo quelli che fanno più rumore? E questo web così libero e bello, è proprio “libero e bello”? E i complottisti, quelli che vedono il marcio in Danimarca – e in tutto il mondo – troveranno mai pace o soddisfazione ai loro dubbi? Scopriranno che i “critici” sono prezzolati, o che sono persone con il loro gusto? Spesso si confonde la “copertura” di un determinato evento con l’apprezzamento: è forse lo stesso equivoco che un bel giorno ha equiparato l’Auditel all’indice di gradimento, gettandoci in una spirale da cui non si esce? Per parlarne ho scritto, qualche giorno fa, a Cinzia Bancone, gradevole presenza a Tv Talk nonché anello di congiunzione fra il web e la tv. Nelle sue note biografiche scoprirete che collabora con un blog “concorrente” (ammesso che la parola abbia un senso, sul web) di TvBlog. Ma come! E legge le domande di TvBlog in tivvù? Orrore! attentato! raccapriccio! E perché si presta a questa chiacchierata? Quale spectra, quali poteri forti si nascondono dietro a un connubio così ambiguo? E quale sarebbe il blog? Lo scoprirete solamente alla fine della conversazione, per poter così dare sfogo alle vostre più sfrenate teorie complottiste.

Ironia a parte, dopo averle scritto, abbiamo messo in piedi una conversazione (una specie di formato che vorremmo utilizzare su TvBlog al posto delle più tradizionali e asettiche interviste) e che, insieme a Cinzia, abbiamo deciso di proporvi proprio qui su TvBlog. Si parla di un po’ di tutto. E, sì, se proprio volete saperlo, si parla anche di Fiorello: non poteva essere altrimenti.

La tv e il web: l’interazione

Cinzia Bancone Malaparte: Tu fai da anello di congiunzione fra la tv e il web in un programma che parla di tv, quindi hai dimestichezza con entrambi i mezzi. Mi piacerebbe capire cosa pensi dell’auspicata e decantata “interazione” della tv con internet (da Fiorello a Xtra Factor, per esempio, fino ai blog dei programmi).

Cinzia Bancone: Stiamo assistendo ad una rivoluzione, un po’ come fu per la RaiTre di Angelo Guglielmi. Lui intuì che la tv doveva aprirsi alla “gente” e renderla protagonista della rappresentazione mediatica della realtà, così la tv attuale propende verso il web, dove la gente cerca spazi di espressione. Il connubio tra web e tv è ancora strettamente legato al target dei programmi. In questo momento, vedo principalmente tre modalità di interazione: ci sono programmi che si rivolgono ad un pubblico eterogeneo e fanno del web un uso rappresentativo. Michele Santoro e Lucia Annunziata, per esempio, aprono delle finestre sul web attraverso sondaggi su Facebook (come a Servizio Pubblico, ndr) o la lettura di tweet come spunti di riflessione e comunicano al loro pubblico più giovane: noi siamo sul pezzo, siamo trendy. Poi ci sono programmi con target giovane che ne fanno un uso partecipativo. L’esperimento di Xtra Factor, forte di un efficace lavoro di lancio in rete, può permettersi di rendere la partecipazione degli utenti parte del discorso e della scrittura televisiva. L’ultima frontiera è invece quella dell’uso integrato, quello che fu di Pop App (Deejay tv) e quella di Social King (RaiDue), in cui la tv parla di fenomeni web ad un pubblico giovane digitalizzato (pc a porter), escludendo altri target.

In quest’ottica, Tv Talk rappresenta un caso unico. La sua natura di programma meta-televisivo, rivolto ad un target che vuole capire e conoscere il mondo della comunicazione, mi rende libera di mixare tutti questi utilizzi.

Le domande della community di TvBlog sono esempio cardine dell’uso partecipativo, come i sondaggi rappresentano un uso più rappresentativo. Poi, con qualche mediazione, mi posso spingere anche verso frontiere più educational: tre anni fa ho raccontato al nostro pubblico cosa fosse Facebook paragonandolo ad una portineria!

Questa settimana però, con la seconda puntata de #ilpiùgrandespettaocolodopoilweekend abbiamo assistito ad un nuovo modo di usare il web in tv.

Fiorello ha adottato un linguaggio nazional-popolare multi target per arrivare al suo pubblico di ventenni ed anziani. Ha aperto lo show di punta di RaiUno con un video girato col cellulare, “La rassegna”, il piccolo format che ogni mattina allieta i suoi follower su Twitter (oltre 172mila, ndr), ha strizzato l’occhio agli internauti chiedendo un tweet personalizzato a Chris Martin (Coldplay) e ha unito tutti ridendo sul dramma dell’uomo contemporaneo: dimenticare il cellulare a casa.

Lasciami dire però che la vera rivoluzione avverrà quando sarà il web a fare la tv, quando a gennaio You Tube lancerà i suoi 20 canali tematici. Staremo a vedere…

La tv e la critica televisiva

Fiorello e Cinzia Bancone

M.: Vedi, ho personalmente esaltato – anche se su TvBlog non se lo ricorda nessuno, perché è meglio ricordare che qui si “osi” criticar Fiorello – proprio quell’uso naif e spontaneo del web fatto dal conduttore, scrivendo: «quando uno sa intrattenere, lo sa fare adattandosi al mezzo che utilizza, e utilizzandolo con intelligenza». Anche se comincio a pensare che dopo un po’ il vip sul web si faccia prendere troppo la mano: il meccanismo è perverso, perché dà alle persone comuni l’illusione di un’interazione diretta e al vip le “coccole” delle reazioni immediate di centinaia di fan. Solo che poi arrivano anche le critiche e il meccanismo si incrina. E’ come se uno si risentisse, pensasse: «Ma come, io sto con voi su Twitter e voi mi criticate pure»?

Ed è proprio della critica che vorrei parlare un po’: esiste ancora? Perché il panorama a me sembra desolante. Mi pare che l’interazione fra giornalismo e tv sia ormai talmente drogata da rapporti personali e da uffici stampa abilissimi che si riesca a distinguere con difficoltà l’apprezzamento o la critica sinceri da quelli, invece, che hanno motivazioni “altre”, fosse anche un banale “quieto vivere”. O meglio, a guardar bene si distinguono. Ma bisogna proprio farci attenzione.

C.B.: Il terreno è scivoloso. Conosciamo tutti la situazione della nostra realtà mediatica, in cui politica, divismi e informazione vanno spesso a braccetto. (A volte penso che quando cadono i governi, dovrebbero cadere anche tutte le penne che ne hanno raccontato le vicissitudini!)

Tuttavia, credo che con la moltiplicazione delle fonti, se pensiamo a blog come il vostro, a Twitter e al flusso di informazioni che circolano in rete, non siano più così centrali le figure dei critici tradizionali, quelli della carta stampata.

L’opinionismo è ormai materia diffusissima in rete. Oltre 20 milioni di italiani si esprimono, commentano fatti ed eventi tutti i giorni sui social network e filtrano e riflettono su informazioni e giudizi. Tutto l’emisfero informazione sta cambiando: come per il giornalismo dal basso, la satira dal basso, anche le critiche arrivano sempre più dal basso, dai telespettatori, dai tweet in diretta.

Abbiamo critici televisivi molto acuti in Italia, a cui noi addetti ai lavori ci affidiamo con rispetto ed attenzione ma credo che ormai anche questa funzione sia stata un po’ assolta dalla rete.

E’ bene allargare gli orizzonti e dare spazio anche ai blog che con duro lavoro, osservazione ed esperienza si costruiscono, contatto dopo contatto, un’autorevolezza che vale più di un tesserino o affiliazioni.

Abbiamo potuto confrontarci con Fiorello a Tv Talk solo perché dalla rete qualcuno aveva avuto il coraggio di criticarlo!

La libertà del web


M.: Questa è un’osservazione davvero importante, che dovrebbe scardinare il ragionamento chiunque pensi che dietro alle critiche si nasconda sempre e per forza una ragione oscura, una convenienza personale, un “rosicamento”. Ed è molto bello il discorso che fai sul web. Ma il web è libero? Chissà. Per esempio, io so che TvBlog si becca accuse di ogni sorta: pro-Rai, pro-Mediaset, comunisti, berlusconiani. Insomma, è chiaro che facciamo anche noi qualche scivolone, ma il fatto di scontentare tutti ci fa pensare che, tutto sommato, il lavoro sia sulla strada giusta.

Ma in senso più ampio, è ovvio che il web abbia un problema: se vuole sopravvivere, deve anche parlare di argomenti mainstream, perché fanno accessi.

E quindi, in qualche modo, cedere un po’ alla logica dei programmi acchiappaascolti.

D’altro canto, non si può nemmeno scrivere male di un programma ogni volta che se ne parla: sarebbe uno stress inaudito. Sì, d’accordo, il Grande Fratello è “brutto”, L’Isola dei Famosi è “brutta”: può darsi. Ma non si potrebbe riportare il tutto a un concetto più personale? E pensare, invece, che a qualcuno piace?

C.B.: Il web è libero? Il web è fatto di tante persone, tante teste pensanti, tanti target e tanti blog ma è lo strumento ed essere strutturalmente libero, a permettere a chiunque di esprimersi gratuitamente, liberamente e perfino anonimamente. Così sono liberi tutti quelli che ci giudicano.

Anche noi a Tv Talk ci occupiamo spessissimo di fiction, di prodotti nazional-popolari di successo che fanno storcere il naso alla parte più intellettuale del nostro pubblico, ma non cediamo a facili snobismi e continuiamo ad occuparcene cercando di capire perché alcuni prodotti piacciano a milioni di telespettatori e a noi no.

Cerchiamo di andare oltre le nostre personali opinioni per rappresentare i gusti e le preferenze anche di pubblici che non ci rappresentano.

Gli intoccabili


M.: Infine, il tema più caldo: i vip e l’impossibilità di critica. Fiorello non ha accolto bene le critiche dei blog. Le ha anche semplificate, visto che ha raccolto, della nostra, solamente il concetto più banale («Non sei innovativo»). Che impressioni hai in merito? E se uno fa 10 milioni, davvero diventa intoccabile? Cosa c’entra il rispetto per il pubblico con la critica?

C. B.: Stimiamo tantissimo Fiorello e lo seguiamo sempre con grande attenzione ma, per deformazione professionale, non riteniamo nessun artista “intoccabile”, neanche quando fa 10 milioni.

Noi, con garbo, da dieci anni ci occupiamo di analisi e critica della tv e per riuscire a fare il nostro lavoro, quello che il pubblico ci chiede, dobbiamo cercare di essere più obiettivi possibile, al di là delle simpatie e della stima per i nostri ospiti.

Fiorello, in conferenza stampa, aveva dichiarato che con l’uscita sui social network aveva imparato ad aprirsi maggiormente al confronto. A Tv Talk, la sua presenza non era prevista e lui è stato molto disponibile nonostante fossero passati pochi giorni dal suo grande e stressante debutto. La mia impressione è che il genio di Fiorello stia anche nella sua istintività, quella con cui si è presentato a sorpresa durante il collegamento, quella con cui twitta ogni momento, la stessa per cui non è riuscito a mascherare un certo disagio di fronte ad una critica.

Ad ottobre, avevo preparato per Tv Talk un servizio sulle “star sul web” in cui criticavo l’uso massiccio di Twitter da parte di Fiorello, mi chiedevo se non ci fosse un rischio d’inflazione delle notizie che lo riguardano. Prima che andasse in onda ho scritto a Fiorello in Twitter per invitarlo a guardare il pezzo. Lui mi ha twittato: grazie! (ma non lo aveva ancora visto!)

Per tornare all’episodio di sabato scorso, io non mi pento affatto di avergli girato quella domanda (come reagisce alle critiche di TvBlog e Davide Maggio, ndR) che non potevo non fare, dal momento che a Tv Talk rappresento “la voce del web” e sono molto contenta che lui abbia voluto rispondere e dilungarsi sull’argomento. Le critiche sono un’occasione d’oro per giustificare le proprie scelte. Sono abituata a vedere personaggi di calibro difendere il proprio lavoro, ognuno a modo suo, ed è poi il pubblico a trarne le conclusioni.

La mia conclusione è che nella seconda puntata Fiorello è stato innovativo. Dici che ci avrà ascoltato?

M.: Non lo so. Di sicuro su TvBlog non ci arrogheremmo alcun merito in tal senso. Ma vedi, personalmente non sono convinto dall’«innovazione» di cui parli, e non mi convince nemmeno il fatto che sia quello il tema centrale delle critiche possibili – per me non lo era, per esempio -: io noto uno schema ripetitivo, grandi ospiti e testi ancora deboli. Naturalmente è una mia opinione, e me la tengo stretta senza pretendere che si sia tutti d’accordo.

Secondo me siamo semplicemente di fronte allo show rassicurante di cui parlavo qualche tempo fa. D’altra parte, però, anche su Twitter si assiste alla sfilata dei vip che omaggiano il “salvatore” di RaiUno. Quasi tutti, insomma. Sembra un po’ quello schema per cui, superata una certa soglia di popolarità o di narrazione mediatica, subentra l’auctoritas: Fiorello come Monti, come Saviano, come Travaglio, come Santoro. Ipse Dixit, e se pensi che qualcuno abbia sbagliato, o non abbia fatto bene, o vada giudicato sempre e comunque nel merito e non per il nome che si porta addosso, o sei un cialtrone o rosichi. Ma a differenza di tutti loro (politici o giornalisti che siano), Fiorello piace a tutti perché le sue battute sono buffetti. E infatti, non fa satira (a meno che qualcuno non osi chiamarla “satira”).

C.B.: Fiorello è un personaggio carismatico, simpatico, è un grande animatore e non fa satira per cui non è soggetto al solito dualismo destro-sinistro tipico italiano. Twitter è un mezzo che accorcia le distanze pubblicamente.

Non conosco i rapporti personali di Fiorello con i vip di cui parli per cui cadrei in illazioni e generalizzazioni se li giudicassi in massa. Certo, non è la prima volta che vediamo folle salire sul carro del vincitore ma su Fiorello è davvero difficile distinguere tra stima sincera e “auctoritas”.

Su Monti, Saviano, Travaglio e Santoro, meno!

Il “sistema”

M.: Su TvBlog cerchiamo di tenerci “fuori” dal giro: rifiutiamo le ospitate, per dire, proprio perché abbiamo paura dell’effetto “opinionisti” da salotto tv. Personalmente, temo di diventare parte del sistema e di conseguenza di non poterlo più criticare con cognizione di causa, per conoscenze, amicizie e via dicendo (anzi, di solito con gli amici che ho e che lavorano in tv sono più spietato che con altri, proprio per reazione e precauzione. E dai big mi aspetto sempre tantissimo).

Voi a Tv Talk di solito ce la fate, ad essere coerenti, ma con qualche equilibrismo, se posso bacchettarvi un po’. Un esempio su tutti: Miss Italia. Siete stati troppo buoni.

Ma il vostro riuscire a far critica è comunque encomiabile perché avete degli ovvi limiti editoriali, immagino: fate comunque parte di un’azienda e ci sono delle regole. Ti capita di trattenerti? Di voler dire qualcosa di più ma di non “poterlo fare”?

C.B. C’è una parola che amo tanto ed è “professionalità”.

Se si è centrati su ciò che si è e ciò che si fa si possono affrontare contesti, conflitti, e situazioni senza dover tenere conto di dinamiche fuorvianti.

Se ti riferisci alle ospitate di Massimo Bernardini, ti posso solo dire che Massimo seleziona con grande professionalità ed attenzione le varie opzioni e quello è solo uno dei modi per auto-promuovere il programma per cui lavoriamo con passione.

Non siamo tipi mondani e anche se non nascondiamo i nostri rapporti amichevoli con alcuni personaggi televisivi, loro sanno sempre che quando vengono da noi, devono aspettarsi di tutto.

Sui limiti editoriali di cui parli si fanno tante dietrologie. Se non fossimo stati liberi e sostenuti dall’azienda, Tv Talk sarebbe già archiviato in teca. Non mi sono mai trattenuta.

***

Note biografiche: Cinzia Bancone è la web voice di Tv Talk (RaiTre, sabato, 14.50). Partecipa al progetto dalle origini, dopo essersi laureata in lingue straniere e scienze dell’informazione. E’ stata web reporter per Roma Fiction Fest 2010 e collabora con il blog www.davidemaggio.it. Da qualche anno, si occupa di Media Education. Prima di lavorare in tv, si è occupata per cinque anni di marketing.

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