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Confalonieri: “Le frequenze agli operatori telefonici penalizzano la tv”

Fedele Confalonieri non vede di buon occhio le regole europee che impongono all’Italia di destinare parte delle frequenze televisive liberate dal passaggio al digitale terrestre alle compagnie telefoniche. Il presidente di Mediaset, anzi, ritiene dannoso e penalizzante per i cittadini il piccolo esproprio che dovrebbe consentire alle Tlc di evitare l’inevitabile collasso della rete dovuto

pubblicato 8 Ottobre 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 12:08


Fedele Confalonieri non vede di buon occhio le regole europee che impongono all’Italia di destinare parte delle frequenze televisive liberate dal passaggio al digitale terrestre alle compagnie telefoniche. Il presidente di Mediaset, anzi, ritiene dannoso e penalizzante per i cittadini il piccolo esproprio che dovrebbe consentire alle Tlc di evitare l’inevitabile collasso della rete dovuto al sempre più massiccio uso dei tanti smartphone che integrano alle chiamate telefoniche l’uso di internet in mobilità.

La direzione in cui l’Europa si muove, cioè l’assegnazione di parte delle frequenze finora televisive agli operatori mobili, rischia di essere penalizzante per la competitività della piattaforma digitale terrestre, l’ipotesi di liberare, per la gara rivolta ai servizi mobili, uno spicchio importante di spettro televisivo comporta per la tv un’ulteriore contrazione di spazio fisico disponibile, il suggerimento europeo andrebbe almeno coordinato con le esigenze anche dei broadcaster di sperimentare e attuare nuove tecnologie diffusive e soprattutto verificato con l’utilità vera dei servizi (in ogni caso a pagamento) che gli operatori telco offrirebbero ai consumatori. La tv gratuita di sempre rimarrà servizio universale e patrimonio di rilevante interesse generale.

Probabile che, come detto, Confalonieri non sia interessato allo sviluppo di internet in mobilità e si limiti a tirare acqua al suo mulino, quello della televisione commerciale e negli ultimi anni dei servizi pay del digitale terrestre. C’è da sperare che la politica non lo stia a sentire, nonostante gli interlocutori privilegiati di cui il presidente di Mediaset può godere.