Home Carlo Conti CONDUTTORI TV: CARLO L’INVISIBILE…

CONDUTTORI TV: CARLO L’INVISIBILE…

Può accadere anche questo nella nostra televisione. Uno ha un successo notevole, radicato nel tempo, confermato ogni volta nel presente, un successo possibile anzi possibilissimo nel futuro, e pochi o nessuno se ne accorge. Chi, ad esempio? Carlo Conti, il vincitore, o meglio uno dei vincitori nelle serate di RaiUno con “I miglior anni” mentre

8 Dicembre 2008 09:25

Carlo ContiPuò accadere anche questo nella nostra televisione. Uno ha un successo notevole, radicato nel tempo, confermato ogni volta nel presente, un successo possibile anzi possibilissimo nel futuro, e pochi o nessuno se ne accorge. Chi, ad esempio? Carlo Conti, il vincitore, o meglio uno dei vincitori nelle serate di RaiUno con “I miglior anni” mentre altri conduttori – non sto a fare nomi – soffrono nel sottoscala dello share e quando possono lanciano veleni ai competitori con cui non riesce a fare i conti, lo fanno perché subiscono solo smacchi.

Proprio qui nel nostro blog è capitato qualcosa che mi ha posto in modo netto l’evidenza del problema. Avevo scritto, sbagliando, lapsus della memoria e delle dita, il nome di Carlo Conti sfigurato in uno dei miei commenti in risposta agli amici blogghisti, mentre ferveva la polemica sui flop o mezzi flop toccati a Pippo e all’amata Paola Cortellesi. L’avevo chiamato chissà perchè Marco. Uno degli amici mi ha tirato le orecchie, dicendomi che non Marco era il nome, bensì Paolo. Feci i conti con l’alzheimer, rettificai l’errore e feci comunque presente che non si Marco o Paolo si trattava ma di Carlo, elencando altri Conti e primi nomi. Una foresta di conti alla resa dei conti.

Gli errori talvolta hanno questo di simpatico: ti fanno arrossire e ti stimolano a fare meglio, a sorvegliarti. Ci ho pensato su. Vuoi vedere, mi sono detto, che tu, Italo, sei talmente distratto da diventare conformista e penna-testa errante? Vuoi vedere che ricordi bene il nome della De Filippi (il nome della Madonna della Tv), di Baudo (Pippo Pippo non lo sa, diceva una vecchia canzone), di Santoro (Michele chi? osò domandare Enzo Siciliano quand’era presidente della Rai?), di Luxuria (Vlady o Vladimir a seconda se si desidera evocare una soubrette o il Vladimir Ilic Ulanov detto Lenin?), ma non rammenti, ahi Carlo, il nome di battesimo di un campione di mamma Rai ormai matura nonnina tra papi, chanel, carrambate?

La dimenticanza significa qualcosa di più di un errore. E’ l’effetto lavagna, credo, suggerito dalle nostre pratiche di osservazione tv allineate ai giornali o giornaletti, al gossip e al cafonal come sistema, al divismo fatto in casa o comunque in casa Lele Mora, alle rampe dei contenitori delle domeniche o di ogni maledetto giorno che il buon dio manda in onda, annoiandosi anche lui?

L’effetto lavagna, ovvero le scritture esaltate scritte sull’acqua e riscritte dalle stesse mani dei facitori di fortune, impedisce, credo, di vedere la presenza e la qualità che Carlo, ripeto Carlo, Conti si è guadagnato da vent’anni a questa parte, fra Rai, la 7 (quando si chiamava Telemontecarlo), tra Eredità, Miss Italia e una infinità di programmi, così numerosi e riusciti da farci impallidire. Perchè impallidire? Perchè, parliamoci chiaro, noi preferiamo i flop e le invettive ai ragionamenti. Perchè cediamo volentieri alle campagne mediatiche e anzi le costruiamo pezzo a pezzo, parola per parola, sputo dopo sputo, pernacchia dopo pernacchia…

Credo di sapere i motivi di successo di Carlo Conti. Mi è tornata in mente (funziona ancora!) una conversazione che ebbi con Eduardo De Filippo quando preparavo un libro su di lui. Mi spiegò l’origine del suo successo raccontandomi di quanto doveva al pubblico becero e volgare e linguacciuto e scor…reggiante dei pubblici delle province e delle campagne italiche. Non lo stavano ad ascoltare, mangiando lupini e pizzicando i sederi disponibili, e quindi lui, Eduardo, capì che doveva fare due cose. La prima era quella di creare silenzio. Entrare in scena senza parlare o cantare. Fare scemare il chiasso. Tacitarlo.

La seconda era quella di cominciare a bassa voce, nascondendosi dietro la storia (la commedia, la rivista) che voleva proporre e dietro gli attori o fantasisti che erano con lui sul palcoscenico. Fu, concludeva Eduardo commosso, l’esperienza che mi fece quel che sono. Carlo non è Eduardo e non lo sarà mai, anche se ha alle spalle avventure teatrali e nel cinema con la compagnia di giro toscanaccia (da Pieraccioni e Panariello, etc). Non affronta il pubblico dei peti e del possibile lancio di ortaggi (ricordate il lancio del gatto sul palcoscenico di “Roma” di Fellini?) perchè il “suo” pubblico è addomesticato in studio, risponde a comando agli ordini “applausi!”.

E, dunque, qual è la sua risorsa? Questa, anzi queste, a mio avviso: l’intelligenza, il giusto concetto di sè, la lucidità del cervello e del cuore, lo stare al suo posto senza raccomandarsi alla platea di fantasmi, il gusto della professionalità duttile, la voglia di documentarsi e ,specie nei quiz, nel saper aggiungere quando serve quel poco o tanto che sa. Quel poco o tanto che si sa, come capita a noi comuni mortali, e non ai divi della tv che non sanno come mai sono lì, in mezzo ai coriandoli degli ascolti…

Per finire. Carlo non è un divo all’ennesima impotenza (sarebbe bello e utile analizzare le potenze in onda), non è uno spometi (a Bologna vuol dire narcisone senza motivo a colpi di brillantina, di pomata), non è un raccomandato dal successo rapinato o per grazie di dio o di dirigenti in cerca di ciambelle di salvataggio. Cos’è? E’ semplicemente una persona e non un cittadino viziato nella città dei balocchi delle televisioni e dei deliri.
ITALO MOSCATI

Carlo Conti