Home Notizie Conduttori (5)- Mentana e il telgiornalismo oggi

Conduttori (5)- Mentana e il telgiornalismo oggi

I fatti sono recenti. Li conosciamo tutti almeno in superficie. La carta stampata ha dato loro molto risalto. La tv ha incassato la notizia dalla carta stampata e l’ha rilanciata. Il cerchio si è chiuso. Il fatto principale è l’uscita di Enrico Mentana da “Matrix” e da Mediaset, dopo il saluto al “suo” Tg, alla

28 Febbraio 2009 15:00

Enrico MentanaI fatti sono recenti. Li conosciamo tutti almeno in superficie. La carta stampata ha dato loro molto risalto. La tv ha incassato la notizia dalla carta stampata e l’ha rilanciata. Il cerchio si è chiuso.
Il fatto principale è l’uscita di Enrico Mentana da “Matrix” e da Mediaset, dopo il saluto al “suo” Tg, alla sua creatura: il Tg 5. Conosco Mentana da anni. Lo stimo e non sono il solo. So che non è, come scrivevano in passato i suoi laudatori o detrattori, una “mitraglietta” di parole, e basta. So che si è formato piano piano in Rai, al Tg1,con direttori che non erano delle sue idee politiche ma lo rispettavano per la velocità e la precisione nel linguaggio. So che ha tentato varie volte, anche in Rai, di uscire dalle gabbie del Tg per passare a programmi di conduzione. “Matrix”, in casa Madiaset, è stata l’occasione per cui Mentana si è preparato e rodato della conduzione quotidiana del telegiornale.
Come Emilio Fede, lui stesso ex Rai, Mentana quando ha potuto ha realizzato la direzione del telegiornale con la presenza costante in video. Non è un particolare da poco. Sia Mentana che Fede hanno, credo, sempre pensato che la notizia dovesse stare nel loro corpo e che il loro corpo potesse, dovesse stare nella notizia. Con un valore aggiunto: la loro obbligatoria presenza, l’identificazione del direttore con il conduttore, una sintesi voluta, meditata, e quindi non gettata lì nella mischia degli ascolti o delle concorrenze con i tg del “servizio pubblico” (definizione arrugginita che attende di essere aggiornata, quando?)
La presenza dei direttori- conduttori cosa può significare? Narcisismo, edonismo tv, presenzialismo, amor di sè e del pubblico che non si vede, ostensione professionale, profferta mistica, scommessa sacrificale? Ognuna di queste parole sottomesse al punto interrogativo può essere appropriata o falsa. Bisogna tenerne conto ma scremare. C”è di mezzo la singola personalità (Enrico ed Emilio, uguali e diversi, ne possiedono a iosa), la chiave professionale (in entrambi i casi indiscutibile), la voglia di novità rispetto agli altri tg ingessati nei conduttori e nella sclerosi del notiziario, una botta e via.

Credo che la presenza in video costante, dentro o fuori i tg, sia stata o sia corrispondente a una forma solo in parte voluttuaria di protagonismo in chiave di indipendenza. Ovvero: io mi mostro, occupo tutto lo spazio, parlo di tutto, imbocco tutti i miei giornalisti, mi servo delle immagini a cui non fornisco la banalsintetica didascalia. Lo faccio perchè sono io il garante della mia e soprattutto della vostra indipendenza. Lo faccio perchè, col tempo (e di tempo ne è passato), sarò sempre più nei vostri occhi e nei vostri cuori, poi nei vostri ricordi flash quando ripenserete ai fatti raccontati in presa diretta, vis à vis. Sarò nella mente e nel vostro corpo.
Guardando l’amico Enrico, che stimo, nei vari programmi in cui accetta ancora di raccontare la rottura con Mediaset e il vuoto che gli si è presentato davanti (forse non calcolato), mi sembra di avere percepito qualcosa che sorpassa il caso specifico.
Il telegiornalismo, quello generalista, sta morendo. Anzi è già morto. Mentana ne è uscito in tempo (lo hanno fatto uscire dal Tg5 i suoi capi), Fede non ne uscirà mai, è e sarà a lungo (?) l’unico sopravvissuto, un monumento alla figura del telegiornalista venuto da lontano, volenteroso e capace di sdoppiarsi (giornalista e one man show , sempre in onda). Mentana è rimasto senza “Matrix” in cui aveva forse nutrito un sogno, quello di uscire dal ghetto (?) della seconda o terza serata per andare in onda prima, conquistare spazi, addirittura spodestare , espugnare, introdurre minuti da cavallo di troia nel corpo sublime televisivo del “Grande Fratello” nella serata del corpo involato di Eluana. “Grande Fratello”, grandissimo per Canale 5 e per Mediaset, più grande del Milan che non può fare a meno di Kakà e che perde colpi.
Senza saperlo, forse, Mentana ha avuto la stessa sorte della hostess, quella del cappio, entrata ed uscita dal GF, poi licenziata. A Enrico non lo hanno fatto neanche entrare a sbirciare. Lo hanno licenziato, e basta. Il resto è il giro dei talk-show. Funereo. Era uno strano spettacolo quello di Mentana, con i suoi sogni licenziati, in casa di Michele Santoro, il vessillifero di “TeleSogno” in accordo con Maurizio Costanzo, l’uomo dei sogni superpragmatici. Incubi.
Il giornalista-spettacolo, vien da domandarsi, è un da rigattiere? Ha perduto la sua funzione? Anche quando si accolla (volentieri) la continuità dell’apparire, per affermare col corpo la propria indipendenza dal padrone? Il “servizio pubblico” di secondo o terzo grado d’indipendenza dentro una tv fiera di essere commerciale, testimonia che una figura affermatasi per vent’anni si è ormai consumata da sè o è stata immolata in vista di un’Italia più sobria o migliore?
Il seguito alla prossima puntata.
Italo Moscati