Come ti lincio l’Adriano
Non so chi abbia avuto il fegato (per gli ospiti) e la tempra (per l’orario) di seguire, ieri sera, il Porta a Porta dedicato all’ultima puntata di RockPolitik. Già sui titoli di coda della trasmissione di Celentano si andava a sovrapporre un piccato Bruno Vespa che, con quel modo tanto[…]
Non so chi abbia avuto il fegato (per gli ospiti) e la tempra (per l’orario) di seguire, ieri sera, il Porta a Porta dedicato all’ultima puntata di RockPolitik.
Già sui titoli di coda della trasmissione di Celentano si andava a sovrapporre un piccato Bruno Vespa che, con quel modo tanto democristiano di fare informazione, introduceva il tema della serata sottolineando (digrignando i denti quel tanto che bastava, dietro al sorriso ruffiano, come accade sempre nei casi di lesa maestà) che lo share maggiore era già stato raggiunto tempo prima, con la presenza-rissa in studio di Alessandra Mussolini e Katia Belillo. Quindi…
Sintetizzando al massimo il tormentone della serata, ovvero un’inutile e strumentale dibattito attorno al titolo “in Italia c’é una dittatura?” (parafrasando la precedente esibizione della Guzzanti) e l’inevitabile bagarre con toni da osteria (questa volta fra Alba Parietti e Vittorio Feltri), vado qui a menzionare – in ordine sparso – le perle migliori:
– Pierfrancesco Pingitore, confidenzialmente introdotto da Vespa come “Pingi“, dopo aver promosso non troppo fugacemente il prossimo spettacolo del Bagaglino ha detto di aver trovato la trasmissione noiosissima e ha paragonato Celentano al protagonista di Oltre il Giardino (il giardiniere Chance), dandogli direttamente, pubblicamente e senza mezzi termini del mentecatto sopravvalutato;
– Paolo Guzzanti, pur ammettendo le abilità artistiche dei figli (imitatori a livello mondiale, ‘più di Chaplin!’ – lo ha incalzato Vespa – perdendo un pò la bussola), ha difeso gli interessi di bottega contro quello scemo (sic) di Cornacchione. Inoltre, ha sottolineato come fosse stato invitato dopo ben 5 anni a Porta a Porta e per parlare – sostanzialmente – di una figlia degenere: ormai si trovava lì, doveva fare buon viso. Per fortuna, dopo la sua sparata sul pubblico in studio che – non pagato come quello di RockPolitik – si stava addormentando durante la trasmissione di Celentano, ha dato sfoggio di un inedito (per me) talento ricordando le proprie imitazioni di Sandro Pertini ed Eugenio Scalfari che, a suo tempo, gli costarono il posto a Repubblica: spero veramente di vederlo, per una legge di contrappasso, condurre una trasmissione di satira sulla prossima RAI sinistrorsa… come non ha potuto fare sua figlia nella gestione attuale. Sono convinto che sia più abile come showman che come giornalista.
– Clarissa Burt ha dato prova di diplomazia, criticando i toni della Guzzanti ma in modo non troppo pertinente: forse non ha capito esattamente l’ironia dell’imitazione. La comprensione, data la stanchezza da fuso orario (ipse dixit), in questo caso è d’obbligo.
– Vittorio Feltri ha sottolineato direttamente a Celentano – rispondendo agli ammiccamenti proposti da Adriano in serata – di non provare assolutamente simpatia, neanche nel profondo del cuore, per la sua persona e per i suoi discorsi. Anzi, ancora una volta ci ha fatto sapere di non tollerare che il servizio pubblico permetta certe esibizioni: noiose, esose e stupide. Personalmente continuo a chiedermi come Feltri possa accusare di lentezza Celentano: dalle mie parti si dice che il bue dà del cornuto all’asino.
Tralascio volutamente le lancette spezzate da Mastella, Boselli e Alba Parietti, come sempre molto “politically correct”, chez Vespa. Mi è piaciuto invece l’intervento, oggettivo e asciutto, di Lanfranco Vaccari, direttore del Secolo XIX: egli ha giustamente fatto presente le cifre e i risultati ottenuti da Celentano, che hanno trasformato la trasmissione in grande evento popolare e televisivo.
Su tutto gravava come un avvoltoio Bruno Vespa, pronto ad aizzare – in modo a volte subliminale, a volte sfacciatamente irritante – qualsiasi critica e censura alla trasmissione che lo aveva preceduto (e spodestato). Una su tutte: mentre Pingitore andava a criticare – addirittura! – la scenografia di RockPolitik, a suo parere troppo essenziale e tetra, Vespa ne sottolineava con ironia il costo invece esorbitante.
Bisognerebbe ricordare ad una certa politica e ad un certo giornalismo, che quando si dà dell’idiota a Celentano o dello scemo a Cornacchione, si coinvolgono milioni di persone che hanno seguito la trasmissione e che – anche sulle pagine di TvBlog – hanno maturato e manifestato un proprio senso critico, ben più ampio di quello espresso da certi sedicenti intellettuali. A mia memoria non riesco a ricordare un linciaggio mediatico simile, per di più scatenato dalla stessa rete e a televisore ancora caldo.