UPDATE: La risposta di Belen via Facebook
“In Italia per cambiare una legge nessuno fa niente, invece per cercare di far chiudere un programma si raccolgono firme, quando basterebbe semplicemente cambiare canale. Una buona giornata piena di sorrisi!”.
Come mi vorrei s’ha da chiudere? Oltre 32mila firme hanno partecipato a una petizione online, prontamente ripresa dal Corriere della sera e da Il Fatto quotidiano. Il programma è stato giudicato maschilista e pieno di stereotipi e a portare avanti la campagna anti-Belen è una ventenne.
Il problema di Belen Rodriguez è che è una delle poche donne a stare dalla parte degli uomini, a non vedere nella seduzione un’arma di sottomissione. E questo, in tempi di Laure Boldrini e di femminismo a tutti i costi, è scomodo.
Non a caso è stato facile far scoppiare un caso a mezzo stampa. E non è forse neanche un caso che il debutto di Come ti vorrei sia stato stroncato su TvBlog da una donna, la collega Grazia Sambruna, che ha rinfacciato alla Rodriguez di voler creare bambolone a sua immagine e somiglianza.
Selvaggia Lucarelli, dal canto suo, ha fintamente difeso il programma sulle pagine di Libero, per poi tornare ad accanirsi contro una sua nemica privilegiata:
“La petizione per cacciare Belen da Italia1 è una boiata. Sul fatto che il programma rischi di lanciare messaggi distorti alle adolescenti mi sentirei di tranquillizzare tutti. Ho visto una puntata del programma e al contrario, mi sento rincuorata. Intanto, perché ci vestiamo tutte mediamente meglio di Belen Rodriguez pure per andare a buttare l’umido sotto casa, per cui l’autostima di un’adolescente dovrebbe sentirsi rinvigorita. L’ho vista ergersi a icona di stile con delle poverette in jeans e maglietta che la guardavano basite, fasciata in vestiti con un punto di fucsia che sarebbe troppo pure per la coda di un Mini Pony. E poi, soprattutto, l’ho vista più insicura e impacciata davanti alla telecamera di un’adolescente media davanti al figo del liceo. Altro che cancellarlo, questo programma. Dovrebbero mandarlo a reti unificate come il messaggio del presidente a Capodanno. Una donna lo vede e in fondo si vuole un po’ più di bene. In fondo capisce che anche Belen ha i suoi limiti. La verità è che questa devastante inadeguatezza di Belen in Come mi vorrei, la rende finalmente umana. E’ bella, non balla (quello lo fa il marito) e non sa dare consigli. E la petizione non serve a nulla. Il programma non fa male a nessuno. Solo alla sua carriera”.
Ora il sottoscritto non vuole fare l’apologia di Belen e del programma, che propone un racconto plastificato dei giovani di oggi (seppur ben confezionato) e comunque non dissimile dalla linea editoriale di Italia1, light e spensierata, di una decina d’anni fa.
Vorrei però limitarmi alle due puntate che ho visto ieri e stamattina (dunque, in entrambi i casi, due repliche del giorno prima). In entrambi i casi erano sulla scena due ragazze “pesantone”, nell’immagine e nel modo di porsi al sesso maschile. Belen gliel’ha detto in faccia, facendo capire che se non si fossero ammorbidite un po’ avrebbero fatto fatica a trovare un ragazzo. C’è qualcosa di male in questo?
In certi momenti Belen è sicuramente “stronza”, come la strafiga del liceo che ti ride dietro nel vederti cessa o impacciata. Però poi, anziché remarti contro, ti apre gli occhi e ti fa capire che l’apparenza non è tutto, però qualcosina conta ed è ipocrita negarlo.
Alla Rodriguez va dato atto di una cosa: sa meglio di chiunque altro come si sta oggi al mondo. E la sensazione è che non si limiti a recitare una scaletta. I suoi consigli sembrano farina del suo vissuto, sicuramente modaiolo e superficiale, ma proprio per questo aderente allo spirito del primo appuntamento, che resta un gioco delle parti sempre (anche per i maschietti sfigati).
Chiunque di noi, che “sia figlio di un re o capo di stato, pazzo o normale, gatto oppure cane”, cerca di migliorarsi per piacere e chiede agli amici delle dritte per un’autorappresentazione di sé che sia coerente e ideale al tempo stesso.
Da Belen, oltre che facili istigazioni allo shatush e alla scollatura (“Ah però che si scopre, che brava”), ho sentito anche consigli come “mira all’essenziale” e “ci vuole moderazione”. In particolare ha chiuso una puntata con una frase niente male:
“Non sapeva valorizzarsi. Faceva scappare gli uomini. Le è bastato parlare meno e ascoltare di più, perché parlare tanto non significa per forza avere qualcosa da dire”.
Fa così male, per una donna che oggi vuole il controllo e non vuole sentirsi messa in discussione in alcun modo, sentirselo dire?
Poi Belen è una che all’occorrenza difende la semplicità, come quando parteggia per il dialetto napoletano, oppure tifa per una storia d’amore tra due storici amici del cuore. Alla fine la sua vita privata, seppur a tratti scandalosa, è stata molto più trasparente di quella di tante finte signorine perbene del daytime di RaiUno. E la verità ti fa male, lo so.
Intanto, chi recitava già il de profundis di Come mi vorrei dovrà iniziare a ricredersi. Nella giornata di Pasquetta di ieri i ragazzi si saranno proprio divertiti a guardarlo, se pensiamo che è salito al 4% e a circa 450.000 spettatori (mentre la replica si è pure assestata sul 3.81% e 321.000 spettatori).
Il problema di Come mi vorrei, che potrebbe impedire di farne un trash cult generazionale, resta uno solo: è un factual per donne ma si fa odiare dalle donne. Che ora odieranno me per aver spezzato una lancia a suo favore (io, che ho ritenuto ben più volgare Belen quando esibiva il sedere aggratis a Sarabanda e Italia’s got talent).
P.S. Riparlandone con la Sambruna in privato, lei Belen la preferisce “in versione intervistata brillante alle Invasioni Barbariche, piuttosto che conduttrice impacciata, triste e disinteressata in Come ti vorrei”.