Clemente Mimun sul suo Tg5 e Silvio Berlusconi: “Sì, siamo un po’ orientati. A me Berlusconi piaceva”
Il direttore del Tg5 Clemente Mimun ha ricordato il suo rapporto Silvio Berlusconi, intervenendo nello speciale che seguiva i suoi funerali
“Sono molto timido e ho poca voglia di fare televisione. Credo che questa sia la penultima volta” ha esordito Clemente Mimun intervenendo in diretta nello speciale del Tg5 per seguire i funerali di Silvio Berlusconi. Il direttore del Tg5 ha voluto ricordare il suo rapporto con il fondatore di Mediaset, al di là degli aneddoti personali sviscerati.
“Tanto adesso diranno che raccontiamo balle” ha iniziato a rispondere a Cesara Buonamici che gli chiedeva cosa significava avere come editore Silvio Berlusconi. “Io ho lavorato in Rai per venti anni e vi assicuro che non c’è paragone rispetto alla libertà di cui abbiamo sempre goduto qua” ha proseguito. “Ricordo una sua imposizione agli inizi” ha rivelato poi Mimun:
Siccome con Enrico (Mentana, ndr) facevamo un telegiornale diciamo da Grand-Guignol – molto sangue, avevamo tremila mostri, Rostov – per cui avevamo pagine di cronaca devastanti e sembrava il Tempo di Roma degli anni Sessanta, con pagine e pagine, vedevamo le righe di gesso ovunque, quasi ce le mettevamo anche qui nello studio, un giorno lui, Berlusconi, 21 di marzo, chiama e dice: “Non è che potreste ricordare che è primavera?”. Naturalmente non fu ricordato e il giorno dopo vidi su Il Giornale un editoriale che diceva che in fondo c’era il risveglio della natura, eccetera, eccetera.
Clemente Mimun poi passa a parlare del suo primo incontro con Berlusconi. “Ti faceva sentire immediatamente importante. Lui era una persona che se ti invitava a bere un caffè – si trattava veramente di un caffè, non si parlava di politica – mentre parlavi, non so se lo facesse sul serio o ti prendesse in giro, prendeva appunti” ricorda il direttore del Tg5.
Lo stesso Mimun ha rivelato in seguito di aver ricevuto solo due giorni prima della sua scomparsa una telefonata di Silvio Berlusconi. “Una telefonata che non aveva nessuno scopo se non quello di salutare” precisa il direttore del telegiornale, che poi aggiunge: “Soltanto gli odiatori professionali pensano che noi siamo qui a prendere ordini. Ci sono stati tre direttori in trentuno anni e ciascuno di noi può testimoniare che ha fatto bene o male quello che voleva”.
“Diranno ‘ma sai, siete un po’ orientati'” – ha proseguito Mimun – “sì, siamo un po’ orientati, a me Berlusconi piaceva”. Ricordando quando Berlusconi gli annunciò la volontà di scendere in politica, Clemente Mimun ha rivelato: “Io sono sempre stato un’amante di Pannella e Craxi, per cui è evidente che non ho una grandissima simpatia per Occhetto & C”.