Home Festival di Sanremo Claudio Bisio a Sanremo 2013 – Un monologhista-cerchiobottista Mediaset come risposta a Crozza

Claudio Bisio a Sanremo 2013 – Un monologhista-cerchiobottista Mediaset come risposta a Crozza

L’ex conduttore di Zelig porta sul palco dell’Ariston un monologo imbarazzante.

pubblicato 16 Febbraio 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 21:21

Potremmo dire che Claudio Bisio era fuori fase, visto l’addio a Zelig. O che era emozionato per la sua prima volta a Sanremo, come lui stesso ha ammesso. O che la sindrome da luogo comune alla Benvenuti al Sud si sia impadronita della sua comicità.

Fatto sta che Claudio Bisio ha fatto un’esibizione che è piaciuta a Il Giornale ancor prima che andasse in onda. Stamattina Laura Rio, la stessa per cui in conferenza stampa i contestatori di Crozza erano un simbolo del Paese, anticipava che Bisio avrebbe fatto ironia sulle elezioni. Santificandolo anzitempo:

“Eh no, lui no. Lui non può ripetersi. Claudio Bisio, che dopo 15 anni ha abbondonato il glorioso circo di Zelig perché non riusciva più a rinnovarsi, a trovare nuova ispirazione, non può presentarsi sul palco dell’Ariston troppo uguale a se stesso. Insomma, niente déjà vu, come è successo invece ai suoi colleghi. Crozza con le solite imitazioni dei politici e Marcorè nei panni di Alberto Angela, che pareva di stare su La7 e su Raitre. Cose viste e straviste. Con l’unico imprevisto di un gruppetto di fischiatori che hanno messo in crisi il comico genovese e mostrato la sua scarsa capacità di improvvisazione e di tenere testa al pubblico live. Qualità di cui Bisio, abituato a fare il presentatore, è più fornito. Il suo sarò un intervento comico a tutto tondo, che non dovrebbe provocare le contestazioni partite la prima sera contro Crozza”.

Alla fine un comico Mediaset era quello che ci voleva a Fazio, dopo un’intera settimana all’insegna dei prestiti radical-chic, per un’ultima furbata finto-ecumenica. E i monologhisti Mediaset pare li facciano con lo stampino e una particolarità su tutte: accontentare tutti.



Sulla falsariga di Luca e Paolo Bisio mette in rilievo tutte le incoerenze e le ipocrisie degli elettori, prima ancora che dei politici, che “se fascisti devono aver invaso l’Abissinia e se comunisti mangiato dei bambini”. Alla fine intona pure la canzoncina Lasciatemi votare, sempre in stile Bizzarri e Kessisoglu. Il tutto senza produrre (quasi) nulla di nuovo, visto che il suo monologo – cominciato con gioco applausi-aperitivo e “false partenze” – è proseguito ripescando a mani basse battute da Quella vacca di Nonna Papera, il suo primo libro del 1993.

Un umorismo senza impegno, un’ansia da prestazione sanremese che produce battute imbarazzanti come:

“Belen ha fatto vedere la sua farfallina, io potrei farvi vedere il mio biscione, un tatuaggio. Dopo dieci anni a Mediaset…. ce l’ha anche la Cuccarini. Quello che mi ha fregato è Benigni, ha alzato troppo il livello. Mettetevi nei panni di uno come me che è cresciuto con Topolino. Che animale è Nonna Papera?”.

Banalità a go go, satira sul qualunquismo che è a sua volta qualunquista. Un monologo che non avrà dato fastidio a nessuno, idillio perfetto per una finale in cui ormai i messaggi più forti sono stati lanciati. Peccato per Bisio: una performance così deludente non gli fa onore.

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