Clarice, su Raidue il sequel tv de Il silenzio degli innocenti (ma che parla troppo come altre serie)
La serie tv della Cbs si concentra sul personaggio portato al cinema da Jodie Foster e qui interpretato da Rebecca Breeds. Ed Hannibal? Non si può citare
Fonte: Courtesy of MGM Television Entertainment Inc. and CBS Studios Inc.
Trent’anni dopo o un anno dopo? Come la si veda, poco importa, perché la nuova serie tv Clarice, che Raidue manda in onda da oggi, venerdì 9 aprile 2021, alle 22:05 (questa sera i primi due episodi, poi uno a settimana), vuole intraprendere un nuovo percorso rispetto ad “Il Silenzio degli Innocenti”, il film vincitore di cinque Premi Oscar uscito, appunto, trent’anni fa, nel 1991 e di cui il telefilm si propone come sequel.
Clarice, tutta la verità
A farla tornare in azione è Ruth Martin (Jayne Atkinson), la madre di Catherine (Marnee Carpenter), la ragazza salvata dalla protagonista nel finale del film. Martin, prima senatrice ed ora Procuratore Generale degli Stati Uniti, assegna Clarice ad una task force speciale dell’Fbi, la Vicap, riservata ai crimini violenti. Il suo successo contro Buffalo Bill le ha dato una notorietà tale per cui ci si aspetta che lei più di altri possa intervenire là dove si teme ci siano criminali mentalmente instabili.
Clarice vorrebbe continuare a lavorare in ufficio, ma di fatto viene costretta ad entrare in azione, con buona pace del capo della task force Paul Krendler (Michael Cudlitz), che vede con sospetto Clarice ed il suo lavoro. Il suo trasferimento a Washington viene alleggerito dalla presenza dell’amica Ardelia Mapp (Devyn A. Tyler), che la ospita a casa sua.
Ma per Clarice, lavorare in un ambiente ancora fortemente maschilista ed in cui la politica affonda quotidianamente i propri artigli, non è facile. A salvarla, il suo coraggio nell’affrontare assassini e predatori sessuali ed il suo desiderio di fuggire da un passato familiare che ancora la perseguita.
Il silenzio (su Hannibal)
Clarice arriva in Italia a due mesi dalla messa in onda negli Stati Uniti, sulla Cbs: la serie è stata creata da Jenny Lumet ed Alex Kurtzman (Sleepy Hollow, Fringe, Star Trek: Discovery). La trama riprende situazioni già note al pubblico, permettendo un senso di continuità rispetto al libro ed al film.
Un buon motivo per considerare la serie tv un sequel a tutti gli effetti, sebbene nel corso degli episodi aleggi l’assenza di qualsiasi riferimento ad Hannibal Lecter. In Clarice, infatti, si parla del passato della protagonista del suo lavoro nelle indagini su Buffalo Bill, del salvataggio di Catherine Martin, ma del cannibale reso celebre sul grande schermo da Anthony Hopkins neanche l’ombra.
Il motivo è presto detto: i diritti sui personaggi scritti da Harris sono divisi tra la Mgm Television Entertainment -che produce Clarice- e la Dino De Laurentis Company -che compare invece tra i produttori della serie tv Hannibal-. Per questo, in Clarice troviamo i personaggi che non sono citati in Hannibal, e non può fare riferimento a quelli presentati nella serie tv della Nbc.
Quindi, nonostante l’esperienza passata tra Clarice ed il Dr. Lecter non sia negata, non può essere raccontata. “Sto ancora cercando di capire come sono suddivisi i diritti”, aveva spiegato qualche mese fa Kurtzman, “ma è abbastanza liberatorio perché non abbiamo interesse a parlare di Hannibal. Non perché i film a lui dedicati e la serie non ci piacciano, ma perché sono stati realizzati così bene che per noi non sarebbe stata un’idea originale”.
La riduzione ad un poliziesco
Il vero problema di Clarice non è questo. L’impressione è di essere di fronte ad un poliziesco in cerca di notorietà non tanto grazie alle storie raccontate, quanto alla forza del nome della protagonista. E Clarice, in questa serie, deve reggere da sola tutto il peso della trama.
Una trama che segue il trend dei thriller psicologici di questi anni e che, se qualche anno fa, si sarebbe potuto considerare una fresca novità, ora sembra solo un adeguamento ad un filone che già conosciamo. Di Clarice resta l’interesse per lo sviluppo del personaggio, certo, ma oltre questo c’è tanto di già visto altrove.
Inevitabile affiancare Clarice alla già citata Hannibal: in quel caso, oltre ad essere determinante la narrazione psicologica del personaggio di Lecter, a trascinare il pubblico era il rapporto tra quest’ultimo e Will Graham. In Clarice, manca una controparte abbastanza di peso che possa servire alla protagonista per trovare se stessa: la sfilata di villain puntata dopo puntata aiutano, certo, ma riducono anche il tono con cui la serie si era presentata.