Ciao Giampiero, cantore dello sport in tv ed inventore di un modo di raccontarlo
L’addio a Giampiero Galeazzi, l’addio ad un pezzetto di Rai, l’addio all’inventore di un modo nuovo di raccontare lo sport in tv
Il teatrino di Novantesimo minuto condotto da Paolo Valenti, con i Luigi Necco, i Ferruccio Gard, i Cesare Castellotti, i Gianni Vasino, i goal che ci venivano mostrati per la prima volta, i commenti dei giornalisti dalle varie sedi regionali della Rai. Ciò che prima era virtuale nella mente grazie a Tutto il calcio minuto per minuto, diventava in qualche modo qualcosa di tangibile grazie al Novantesimo minuto, ma tutto questo doveva essere ancora completato da un altro tassello, un tassello che ci veniva consegnato dalla mitica Domenica sportiva di Tito Stagno, di Adriano De Zan, di Alfredo Pigna, di Sandro Ciotti. Erano i commenti a caldo del dopo partita, che dopo lo sceneggiato di prima serata della Rete 1, attorno alle 21:45 di ogni domenica sera, ci veniva consegnato dalla Domenica sportiva. La partita di cartello della domenica calcistica ci veniva raccontata quasi sempre dall’inviato di punta del Tg1 Sport, redazione sportiva che era diretta da Tito Stagno. Quell’inviato rispondeva al nome di Giampiero Galezzi, che proprio ieri ci ha lasciato.
Il servizio si apriva quasi sempre con le interviste volanti che Giampiero faceva ai protagonisti di quella partita di calcio e non solo ai giocatori in campo, ma spesso e volentieri e lui è stato uno dei pionieri in questo, ai tifosi eccellenti che stavano per accomodarsi in tribuna per vedere il match. Ecco dunque per esempio Galeazzi, anche grazie alla sua possente stazza, riusciva, unico fra tutti i colleghi, ad avvicinarsi all’avvocato Gianni Agnelli, incurante della scorta che avvolgeva il Presidente della FIAT. Oppure come dimenticare le interviste a Dino Viola, mitico Presidente della Roma scudettata anni ottanta, o Corrado Ferlaino, il Presidente del Napoli, pure lui scudettato, che portò in Italia Diego Armando Maradona. Come non ricordare i servizi negli spogliatoi delle squadre vincitrici dello scudetto, con lo stesso Maradona, o con Platini. Quel modello di racconto “spettinato” è stato inventato da Giampiero Galeazzi.
Galeazzi poi, è stato detto da molti, ha reinventato la telecronaca diretta dell’evento sportivo. Dal tennis al canottaggio (suo grande amore avendolo praticato in gioventù). Giampiero aveva portato il telecronista giù dal piedistallo, mettendolo al livello del telespettatore sportivo davanti alla televisione, riuscendo ad entrare empaticamente in contatto con lui, dandogli quel ritmo sinusale proprio di chi lo sport lo ama e vuole viverlo. Tutto questo avveniva senza per forza adoperare termini tecnici in un percorso narrativo che poi è stato in qualche modo copiato da molti epigoni, per la maggior parte semplici ragionieri senza cuore.
Di Giampiero Galeazzi ci mancherà la sua autenticità, il suo amore per il racconto, la sua semplicità narrativa che era al totale servizio del telespettatore che grazie a lui entrava nell’evento sportivo, vivendolo in tutta la sua pienezza. Galeazzi era un costruttore del racconto dell’evento sportivo riuscendo a mettere insieme strofa, inciso e ritornello in maniera perfetta come accade nelle migliori canzoni. Ciao Giampiero, il tuo urlo di gioia è dentro di chi ama lo sport raccontato in tv e lo sarà per sempre.