La tv che racconta la tv. Che si tratti di pura coincidenza temporale o di precisa tendenza editoriale, sta di fatto che ai telespettatori più attenti non sarà sfuggita la recente ondata di autoreferenziali documentari o pseudo tali che ha coinvolto Rai1 e Canale 5.
Da Perché Sanremo è Sanremo (andato in onda, un po’ a sorpresa, mercoledì scorso) a La Tv fa 70 (domani sera sempre su Rai1 con la conduzione di Massimo Giletti), da Dedicato a Maurizio Costanzo (martedì scorso in seconda serata, con l’inedito tandem Fazio-De Filippi) a Ciao Darwin Rewind (questa sera su Canale 5), la televisione generalista, sempre più bisognosa di titoli vecchi con i quali riempire i palinsesti, coglie le più disparate occasioni per autocelebrarsi.
Per la volontà di cavalcare l’onda lunga della seguitissima 74esima edizione del Festival della Canzone, per la necessità di allestire adeguati festeggiamenti per il suo storico compleanno, per omaggiare uno dei grandi della televisione, ad un anno esatto dalla sua scomparsa, per dare l’addio ad un titolo cult (e difenderlo dalle accuse di trash).
Questa sorta di techetechetizzazione della televisione regala gioie a nostalgici, appassionati e studiosi del mezzo e tenta talvolta di attivare processi di rivalutazione di alcune pagine controverse (quella di Ciao Darwin Rewind è una operazione di autoassoluzione, abbastanza riuscita, va detto). Ma al contempo mette in evidenza come nell’industria televisiva odierna la pigrizia sia molto più praticata rispetto alla creatività.
Perché, insomma, scavare negli archivi, a maggior ragione se aiutati dalla tecnologia, è più comodo che posare mattoni per costruire contenuti inediti.