Ci vuole un fiore per Fialdini e Gabbani su Rai 1 (e anche per l’idea di Varietà che ha l’Ammiraglia)
Uno show green per sensibilizzare sui temi ambientali: una sola puntata per il venerdì sera di Rai 1 con Fialdini e Gabbani al debutto tv.
Ci vuole un fiore è un esperimento per il prime time di Rai 1 – diretto da Stefano Coletta – che fa debuttare una coppia inedita in un format sconosciuto nel venerdì sera che tradizionalmente è stato de La Corrida (ne auspichiamo un ritorno vista la migliorata condizione Covid), Tale e Quale Show e Il Cantante Mascherato che nonostante le critiche non proprio entusiastiche in questa terza edizione ha avuto alcune puntate in più. Questa la ragione – ufficiale – per la quale Ci vuole un fiore si è trovato ad avere una sola puntata, in onda questa sera, venerdì 8 aprile, alle 21.25. Conducono Francesca Fialdini e Francesco Gabbani, decisamente alla sua prima esperienza alla guida di un programma tv. Non certo l’unico in questa stagione: penso alla striscia di Fiorella Mannoia nella seconda serata di Rai 3 per arrivare a Mika e Laura Pausini sul palco dell’Eurovision Song Contest 2022 a Torino (loro che un debutto tv lo avevano avuto con uno show ‘a casa’ per Mika e a un varietà di coppia per la Pausini, con Paola Cortellesi in Laura & Paola). Ballandi, in ogni caso, rules…
Ma cos’è Ci vuole un fiore?
È definito uno show green. È un programma dedicato ai temi della salvaguardia del pianeta: l’obiettivo è sensibilizzare sulla necessità – improrogabile – di attivarsi nel campo della transizione ecologica, tema sul quale i passi fatti dalle grandi potenze industrializzate sono stati da sempre molto timidi. Tante promesse, tante marce indietro. Certo è che il programma cade in un momento particolare, nel pieno della guerra tra Russia e Ucraina: con le sanzioni comminate ai russi per l’invasione dell’Ucraina e con l’idea di embargare le forniture di gas e di materie prime dalla Russia, la necessità di recuperare energia ha portato a riattivare o prolungare la vita delle centrali a carbone. In breve, mala tempora currunt per i temi ambientali.
In questo senso la missione di Ci vuole un fiore potrebbe essere ancor più meritoria visto il contesto, per quanto kamikaze: questo ultimo aspetto dipenderà anche da come è stata ideata e come sarà realizzata questa serata. Gli ospiti sono Piero Angela, Arisa, Maccio Capatonda, Carlo Cottarelli, Fulminacci, Gilberto Gil, Flavio Insinna, Michela Giraud, Stefano Mancuso, Morgan, Luca Parmitano, il Premio Nobel per la Fisica del 2021 Giorgio Parisi, Massimo Ranieri, Elena Sofia Ricci, Tananai, Ornella Vanoni. Parole e canzoni per fare intrattenimento, dunque. Nel mezzo studiosi e scienziati per fare il punto sullo stato di salute del Pianeta e spazio ai ragazzi del Friday for Future. Il programma è una produzione di Rai 1, in collaborazione con Ballandi, scritto da Matteo Catalano con Giuseppe Bosin, Ernesto Assante e Francesco Gabbani. La regia è di Piergiorgio Camilli.
Ci vuole un fiore, la recensione
Superata la sia pur breve anteprima, si ha la sensazione di essere paracadutati in una serata dello Zecchino d’Oro ma in versione black dress. Gabbani entra cantando Ci vuole un fiore (“la canzoncina guida” come la definirà poco dopo Piero Angela), in prima fila ci sono i bambini in età da Antoniano che accompagnano il cantante – e non gli adolescenti arrabbiati di Friday for Future – e poi compare la Fialdini, che gli Zecchini li ha condotti davvero. Segue spiegone di circa 10′ non tanto sulle condizioni del pianeta, quanto su cosa sia il programma: e in effetti serve a quanti ancora non abbiano cambiato canale. “E’ una serata particolare, è una serata verde” dice Gabbani cui viene affidata, incomprensibilmente, il ruolo di lead host: sembra quasi un test di conduzione, ma siamo pur sempre in una prima serata del venerdì di Rai 1, solitamente affidata ai grandi nomi della rete. In ogni caso Gabbani – che compare anche come autore dello show – prosegue dando consigli per la riduzione dei rifiuti e delle plastiche: tutto giustissimo, per carità, ma si tratta pur sempre di una ‘predica sorridente’ che maschera bacchettate sotto forma di consigli e che, sfortunatamente, ma cade dopo l’altrettando ‘sfortunato’ “Volete la pace o volete l’aria condizionata” di Mario Draghi di qualche giorno fa. Come dire che tutto fa brodo, ma in prima serata un tema così non può essere affrontato solo dal basso. Ma è pur sempre un tentativo, no? E allora guardiamolo come tale.
Torniamo quindi al programma. Visto l’attacco, quello che dovrebbe convincere la gente a non cambiare canale, verrebbe da dire che no, la predica non è un buon gancio. La predica non è un contenuto tv, a meno che tu non sia Damilano in prima serata su La7 in una cornice fortemente connotata. E persino Damilano si contiene in 10 minuti. La sua predica non dura 3 ore come un prime time di Rai 1. Ma alla fine questo programma cosa vuole essere?
“Vogliamo fare spettacolo, dare informazioni utili, consigli pratici per diventare guardiani dei mondo, giardinieri del mondo” dice la Fialdini per cercare di dare una chiave di lettura di quanto sta per accadere al pubblico a casa. Ebbene, se questo è l’obiettivo fanno molto più, e da tempo, programmi a striscia ben ideati: penso all’attenzione più che decennale che Geo rivolge ai temi della sostenibilità – e con ascolti quotidiani che lo rendono uno dei programmi più visti del pomeriggio; penso agli spazi contro gli sprechi e per il risparmio energetico presenti, quasi en passant, in tanti piccoli programmi del daytime; penso all’esempio di personaggi tv amati dal pubblico e mi viene in mente Antonella Clerici con i suoi estemporanei suggerimenti per sprecare meno e consumare meglio.
E così vedendo Ci vuole un fiore penso sola a una cosa, ovvero che i programmi tv vanno scritti. La tendenza di oggi, qualunque sia il tema o la finalità del programma, è quella di chiamare gente a fare cose – per lo più cantare e parlare – a blocchi giustapposti, senza un’idea di racconto. Che si tratti di un ‘semplice’ programma di prime time, che si tratti di una serata a favore della pace – e in questo molto meglio un onesto live di sola musica come quello trasmesso da Rai 3 – o contro la violenza sulle donne, la formula resta sempre quella del chiamare cantanti – preferibilmente amici o di scuderia –, organizzare qualche duetto, inserire il momento scientifico e poi parlarsi addosso. Lo show è un’altra cosa. In questo senso è molto più spettacolo Telethon. D’altra parte questo Ci vuole un fiore non ha neanche l’etichetta del charity, che almeno crea una forma diretta di coinvolgimento e quantomeno l’interesse per capire quanto sarà raccolto. E così resta fine a se stesso, come un tema di quinta elementare fatto di bei pensierini.
Il momento più ‘moderno’, più accattivante, più centrato, più ragionato è quello offerto in collegamento da Piero Angela che propone, lui sì, una versione aggiornata – e adeguata alla funzione – della “canzoncina guida”.
“Per fare pulizia nel cielo ci vogliono energie pulite; per fare energie pulite ci vuole tempo; per fare in fretta ci vogliono molti investimenti; per fare molti investimenti ci vogliono decisioni politiche; per prendere decisioni politiche ci vuole un’opinione pubblica favorevole; perché l’opinione pubblica sia favorevole ci vogliono forti motivazioni; e perché ci sia una forte motivazione ci vuole molta informazione.”
Piero Angela richiama l’attenzione su un impegno sistemico, non eventuale. E allora mi viene da domandare quanto sia costato questo programma e quale impatto ambientale abbia avuto: perché per ‘educare’ non servono lectio magistralis, ma esempi quotidiani, sponsor adeguati, sostenibilità produttiva, non una prima serata di prediche che non si sa bene da quali pulpiti provengano.
Se avete voglia di vederlo, o di rivederlo, c’è RaiPlay…