Ci meritiamo dieci anni di Grande Fratello?
Ci meritiamo dieci anni di Grande Fratello? E’ una domanda a cui sto provando a rispondere da ieri sera. Insieme ad un’altra: si può parlare male del Grande Fratello su un sito come TvBlog? Qualche accusa è stata già mossa in tal senso: ma come – dice la vox populi – magnate con la televisione
Ci meritiamo dieci anni di Grande Fratello?
E’ una domanda a cui sto provando a rispondere da ieri sera. Insieme ad un’altra: si può parlare male del Grande Fratello su un sito come TvBlog? Qualche accusa è stata già mossa in tal senso: ma come – dice la vox populi – magnate con la televisione e sputate sul Grande Fratello? Non lo so: l’unica cosa che m’è venuta in mente è che, in fin dei conti, il panettiere non è obbligato a mangiare il pane che impasta. Il panettiere è solo obbligato a fare un buon pane, ecco tutto. Davvero, non c’è altro. Perciò, alla luce di questa riflessione, stamattina mi sono messo in testa di scriverlo.
Di dire: ragazzi, non ce li meritiamo proprio dieci anni di questa Schifezza Assoluta. Di dire: signore e signori, siamo migliori di così, possiamo essere più decenti di una gara di scorregge in prime time, pur senza perdere di vista il sacrosanto diritto al disimpegno. Di dire: chissenefrega se c’è un travestito nella casa, o se non c’è, o forse sì, o forse no, lo sapremo nella prossima puntata. Di dire: non se ne può più di cameriere provinciali con un padre suicida ostentato in luogo della propria personalità. Di dire: t’hanno fatto fuori a Miss Italia due anni fa, ma perché devi tornare a romperci le scatole? Trovati un lavoro onesto o assalta un furgone portavalori, al limite. Di dire: sì, dovrebbe essere illegale permettere a Ferdi Berisa di pubblicare un libro con la sua storia. Di dire: accipicchia, stiamo ancora con la dicotomia verginello Vs. sciupafemmine? Di dire: ma non bastava YouPorn per vedere delle maggiorate desnude in atteggiamenti ambigui? Di dire: non ce lo voglio un rappresentante d’abbigliamento che assomiglia ad Arisa nel mio salotto, il lunedì sera. Di dire: veramente voialtri vi sentite alleggeriti dai problemi nel constatare che al mondo esiste un tizio che si chiama GEORGE e veste solo di seta? Di dire: che tipo di risposta dovrebbe essere l’ennesimo omosessuale dichiarato in televisione? Non ci bastava Cecchi Paone? Di domandare: possibile che fosse destino, un fantastiliardo di anni fa, che l’evoluzione della specie si arrestasse a Taricone?
Ecco, m’ero messo in testa, stamattina, di scrivere tutto questo, semmai ricamandoci anche un bel po’ su, analizzando e sfruttando questa mia posizione anticonformista per darmi un certo tono e dire: ecco, vedete, un’altra vita è possibile! Affermare che il Grande Fratello è una Schifezza si può, anche su TVBlog. Perché il panettiere non deve per forza mangiare il pane che impasta. Eccetera.
Solo che poi mi sono guardato intorno e m’è passata la voglia. E’ stato un attimo: mi sono guardato intorno e ho visto una specie di scenario post apocalittico che non era affatto la Casa di Cinecittà, ma il Mondo Reale. Ho visto gente filmare Ilary Blasi svenuta a Roma e ridersela di gusto, anziché soccorrerla, e ho visto quel video finire su YouTube ed essere cliccato più di qualsiasi altro documento di vitale importanza; ho visto e vedo politici recarsi sui luoghi della loro perdizione in auto blu, anziché a L’Aquila. Ho dato quest’occhiata in giro e ho notato urla in televisione, risse tra omosessuali e fascisti, trasmissioni sui record dare spazio a donne campionesse di rutti. Mi sono accorto che esistono direttori di telegiornale che, scientemente, consapevolmente, nascondono la realtà dei fatti e altri direttori che in nome dello scoop pedinano onesti cittadini dal barbiere. Ho sentito dire un sacco di bugie spacciate per verità assolute. Ho incontrato ragazzi incredibilmente belli sciupare la loro giovinezza seduti su Troni molto più bassi della loro intelligenza. Ho visto una generazione di giovani morire, seccare, annichilirsi, dietro una specie di orchidea selvaggia del successo, della fama. Ho visto inchieste giornalistiche fatte coi tapiri anziché con il cervello. Ho sentito un grasso pupazzo rosso parlare dei problemi della gente.
Ho visto tutto ciò – e molto altro ancora – e ho capito che la deriva morale e culturale del nostro Paese è davvero colpa della televisione di questo tipo. Lo so, perché mi guardo intorno, appunto, perché metto insieme le cose, eppure non ne ho le prove, parafrasando Pier Paolo Pasolini. Volevo scrivere, volevo dire, volevo rispondere alla domanda delle domande: invece mi sono reso conto che non è questione di meritarsi o di non meritarsi dieci anni di Grande Fratello: il punto è che noi siamo questi dieci anni. Lo siamo diventati e se si poteva fare meglio non è più dato di saperlo.