Ci mancava solo Vittorio Sgarbi (contro Celentano)
A TgCom24 il critico d’arte si sfoga: «chiamata di Celentano come un profeta, invece che come cantante».
Effettivamente, all’elenco di quelli che si sono schierati pro o contro Adriano Celentano, mancava solo Vittorio Sgarbi. Il critico d’arte, cui evidentemente brucia ancora il ricordo doloroso della clamorosa e meritatissima debacle del suo Ci tocca anche Vittorio Sgarbi, abortito dopo la prima puntata, si sfoga a modo suo ai microfoni di TgCom24, commentando la performance del molleggiato:
«A me è stato smontato un programma di 5 mesi per non farmi parlare di Dio. A me è stato detto e così è finita. Certo che se Celentano l’hanno pagato per lasciargli dire tutto quello che voleva, adesso non ci si può lamentare perché non ha detto cose che piacciono ai vertici Rai. Tutto questo si scrive nella chiamata di Celentano come un profeta, invece che come cantante. E’ come se si fosse convocato Picasso a parlare di biologia»
L’incipit della dichiarazione non tiene conto del fatto che il programma di Sgarbi fu bocciato perché venne demolito sia dalla critica sia dagli ascolti pessimi.
Quanto a Celentano, ormai la questione comincia a stancare: molto rumore per nulla: il cantante ha fatto quel che fa sempre, coerentemente col suo personaggio.
C’erano i testi delle sue canzoni, fin dagli esordi, a raccontarci la sua visione del mondo (quando non parlava d’amore), della religione, delle ingiustizie, della mancanza di rispetto per l’ambiente e via dicendo. Se non per la parola profeta, che ben si accompagna a una telepredica, dunque, l’intervento di Sgarbi, in ogni caso, appare completamente scentrato.
Così come le assurde recriminazioni per il suo programma, che non è piaciuto praticamente a nessuno. E che è stato un flop storico.
Foto | © TM News