Home Sky Atlantic “Christian incarna il DNA di Sky”, la piattaforma presenta con orgoglio la seconda stagione della serie con Edoardo Pesce

“Christian incarna il DNA di Sky”, la piattaforma presenta con orgoglio la seconda stagione della serie con Edoardo Pesce

Sei nuove puntate rilasciate al ritmo di due a settimana dal 24 marzo. La comunità viva e familiare di città-palazzo si respirava anche nella presentazione della serie

20 Marzo 2023 17:51

Siamo partiti con poche serie tv, oggi ne produciamo molte di più e diversificare è diventata la nostra forza. In questo Christian rappresenta il DNA di Sky“. Sonia Rovai (Senior Director Scripted Productions Sky Studios) ha presentato con orgoglio la seconda stagione di Christian in partenza il 24 marzo con sei nuovi episodi che ci riportano nella periferia romana del “santo picchiatore”. Lontani dagli ambienti della serie e immersi nel lusso di un albergo romano, attori, produttori, regista e sceneggiatore della serie hanno sviscerato gli elementi al centro di una serie che è tra le italiane “più vendute all’estero” come ha spiegato Mattia Guerra di Lucky Red.

Mentre molti prodotti sono pensati per il rilascio su una piattaforma e non si ha la consapevolezza dell’impatto in altri paesi, grazie all’accordo con Newen Connect collegata a TF1, Christian è stato venduto in 50 paesi al mondo e ci stano già chiedendo informazioni su quello che succederà in futuro”, ha proseguito Guerra, facendo riferimento a una terza stagione che possiamo definire “ufficiosa”. Nel corso della presentazione non sono mancati da parte del cast e della produzione i rimandi a un “futuro della serie”, facendo presupporre come manchi, di fatto, solo l’ufficialità.

Christian è una serie che non ha bisogno di etichette e che da “giovane adolescente è diventata quasi adulta in questa seconda stagione. Valerio Cilio (headwriter) è riuscito ancora di più a trovare una formula ironica per rendere comprensibili anche i passaggi più difficili” ha proseguito Sonia Rovai. “Christian era un’idea e servivano idee forti, capaci di avere un’identità trovando un equilibrio tra la credibilità e il surreale“. Stefano Lodovichi e Valerio Cilio, autori della serie, hanno sottolineato l’aspetto di comunità con cui si è sviluppata la serie, un’utopia “coatta” (che è il tema centrale della seconda stagione, su cui si costruisce il “regno di Christian”) fuori e dentro lo schermo. “Avevamo un cast che amava i personaggi, farli crescere e li abbiamo calibrati insieme” hanno spiegato raccontando come molte scelte vengono proprio prese in condivisione da tutto il gruppo di lavoro.

Christian 2
Claudio Santamaria

Un approccio non sempre frequente“. Per esempio in una scena c’è un estratto di un film con Nino Manfredi ed è stato scelto da Edoardo Pesce, ha raccontato lo sceneggiatore. La canzone L’Isola che non c’è di Edoardo Bennato è stata un’intuizione di Angelo Santini assistente al montaggio della serie “cercavamo una canzone pop, popolare, italiana, folk che accompagnasse delle scene e questa funzionava benissimo” ha spiegato il regista, che ha sottolineato l’importanza di poter condividere tutto con tutti “una serie fluida” ha aggiunto Sonia Rovai. “Ogni broadcaster ha una sua identità e Christian rispecchia quello di Sky per la voglia di rischiare con equilibrio facendo in modo che la serie venga capita. Osare ogni tanto fa bene“.

Edoardo Pesce

L’ironia, il senso di comunità ha accompagnato tutta la presentazione, compreso il cast presente Edoardo Pesce, Silvia D’Amico, Claudio Santamaria e Laura Morante che ha raccontato come nella sceneggiatura la sua misteriosa nera era descritta come un mix di Bud Spencer e Bree Van De Kamp di Desperate Housewives, qualcosa di incomprensibile e che lei ha costruito guardando ai ruoli di Helena Bonham Carter nei film di Tim Burton. Una chiave dark e mistica che ha convinto anche regista e sceneggiatori.

Stefano Lodovichi il regista

In Christian non c’è la Roma da cartolina dei film americani o quella più nota di tante serie tv. C’è una Roma popolare e unica per una serie che “poteva essere ambientata solo a Roma” come hanno spiegato Lodovichi-Cilio. Senza però fare un riferimento diretto a un quartiere “perché Christian è ambientata nella Roma di oggi ma a mezzo metro di distanza dal presente, così come non rappresentare un singolo quartiere ci ha permesso di allontanarci dalla realtà quando serviva. La cultura romana, la romanità è ancora più presente di Roma stessa. Una città che ti ingolosisce, assurda che non puoi comprendere se non ci sei cresciuto. Io per i primi 10 anni l’ho odiata, poi mi sono innamorato, sposato e ho iniziato a capirne la prospettiva” ha commentato Lodovichi.

 

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