Chi vuol essere milionario: Google potrebbe davvero facilitare l’aiuto da casa?
Abbiamo provato ad affidarci a Siri per rispondere alle domande proposte nella nuova edizione speciale di Chi vuol essere milionario. Ma dunque è vero che internet potrebbe facilitare eccessivamente i concorrenti che si affidano all’aiuto da casa?
Erano passati 7 anni dall’ultima volta che lo Zio Gerry Scotti aveva avuto occasione di condurre i suoi impavidi e preparatissimi (?) concorrenti lungo la difficile scalata che li avrebbe portati al tanto ambito milione di euro (in gettoni d’oro). 7 anni nel corso dei quali tante cose sono cambiate: i governi, il numero di capelli sulle nostre teste e, soprattutto, la tecnologia a nostra disposizione.
Ecco il motivo che ha spinto gli autori di Chi vuol essere milionario, uno fra i più amati show storici di Mediaset, a modificare, in occasione del ventennale della trasmissione, uno degli aiuti a disposizione dei concorrenti, la telefonata da casa.
Nel corso delle quattro puntate speciali in onda il venerdì sera su Canale 5, gli aspiranti milionari avranno dunque a disposizione il 50 e 50, l’aiuto del pubblico, l’aiuto di un amico in studio e la possibilità di chiedere una mano direttamente al conduttore Gerry Scotti. La produzione, in questo senso, si è allineata a quanto già fatto all’estero, considerato che, come più volte sottolineato da Gerry Scotti, l’aiuto da casa è ormai falsato dalla presenza da internet, Google e “dai cellulari”, che renderebbero tutto troppo facile. Ma sarà vero?
Abbiamo fatto non una, non due ma diverse prove a riguardo, scovando più di qualche spunto di riflessione interessante.
Siamo partiti dalla non brillantissima performance del pugliese Mauro immaginandoci di ascoltare per la prima volta le domande a lui poste affidandoci ad internet. Considerato il poco tempo a disposizione (30 secondi) dell’aiuto a casa abbiamo considerato che, piuttosto che usare Google, sarebbe stato (in linea generale!) più rapido e funzionale affidarci ad un’intelligenza artificiale. Nel caso specifico Siri, l’assistente vocale di iPhone.
Esistono diversi tipi di domande, e questo già rappresenta uno scoglio per chiunque voglia effettuare una ricerca, per di più in una manciata di secondi. Ci sono le definizioni (“che cos’è…? Che cosa significa…?), le domande che richiedono un’immagine (“in quale parte di….si trova..“), le domande di logica/matematica, ci sono le domande storiche (chi era…? Che cosa faceva…) e così via. Già così, il quadro risulta piuttosto complesso.
Considerato il tempo a disposizione e la struttura delle domande, se ci trovassimo a dover dare il nostro aiuto da casa utilizzando internet (e Siri, nello specifico) avremmo due opzioni: la prima è quella di porre la domanda esattamente come è stata proposta da Gerry Scotti; la seconda è utilizzare poche e semplici parole chiave. Veniamo dunque al nostro test.
Per ognuna delle domande riportate qui sotto, trovate la risposta che Siri ci ha fornito, anche nel caso in cui avessimo utilizzato soltanto parole chiave. Se vi state chiedendo perché in alcuni casi ho interrogato l’intelligenza artificiale citando anche le risposte è perché questa è la forma con cui la domanda veniva posta quando esisteva l’aiuto da casa. Gli screen che trovate qui sotto sono tratti dal mio iPhone e, nel caso, potete provare lo stesso esperimento anche voi.
1 . Quale tra queste piante è una conifera?
La prima risposta è evidentemente inutile. La seconda porta ad un risultato generico, che richiederebbe più di qualche secondo per trovare la soluzione giusta. Diciamo male, ma non malissimo.
2. Moltiplicando tutti i numeri presenti su una calcolatrice, quale nunero ottieni?
Questa è gustosa. Se poniamo la domanda senza citare le risposte il risultato arriva, ma non serve a rispondere. Se invece aggiungiamo i numeri, Siri apre automaticamente l’applicazione Calcolatrice. In effetti, se siete lesti con le dita, potrebbe pure funzionare.
3 . Un neonato in una piscina e una banconota da un dollaro: è la copertina dell’album di una grande band, quale?
La risposta a questa domanda fa in qualche modo parte del bagaglio culturale pop minimo di più o meno chiunque di noi. Molto probabilmente, almeno una volta nella vita, abbiamo visto l’immagine della cover di Nevermind dei Nirvana, senza necessariamente sapere che si trattasse di un disco. Eppure, anche in questo caso, già soltanto porre il quesito è una piccola impresa.
Né la domande in forma integrale né l’utilizzo di parole chiave, in questo senso, vengono in nostro aiuto.
4. Quale di queste parole non è scritta correttamente?
Una difficoltà in più. Utilizzare l’assistente vocale per ottenere una risposta relativa alla corretta ortografia di una parola è di per sé un controsenso. L’unica opzione possibile sarebbe quella di interrogare Google e/o Siri sulla corretto utilizzo della lettera “i” in determinate parole al plurale in italiano. Va da sé che in mezzo minuto non si riuscirebbe nemmeno a digitare la domanda.
Siri, a proposito, invece di aiutare fa il burlone.
5. La bandiera del Lussemburgo
Google in questo caso ci aiuta, ma non ci dà la risposta vera e propria. Se cerchiamo bandiera del Lussemburgo, troviamo rapidamente l’immagine ricercata. Tuttavia, la domanda richiede un confronto fra bandiere, per cui dovremmo essere rapidi abbastanza per poter trovare quelle delle quattro nazioni proposte. Ben diverso sarebbe stato se Gerry Scotti avesse chiesto, per esempio, in quale posizione della bandiera si trovava un determinato colore.
6. Che cos’è l’effetto Larsen?
Fra quelle proposte, si tratta senza dubbio di una delle domande più semplici a cui rispondere. Qui ci viene in aiuto Wikipedia, tanto è vero che, potenzialmente, la risposta potrebbe arrivare entro i 30 secondi anche se digitata manualmente sulla tastiera di un computer.
7. Le ali e le zampe delle farfalle
Un’altra domanda di difficoltà medio bassa, ma da porre nel modo giusto. Proporre le alternative farebbe soltanto perdere tempo. Cercare foto di farfalle potrebbe essere un’idea, anche se la cosa migliore è senza dubbio chiedere a Google quante zampe hanno le farfalle. Anche perché, se chiediamo quante ali hanno, l’intelligenza artificiale potrebbe offendersi.
8. Che cos’è la Vecchia Signora in grigio per i newyorkesi
Non c’è ombra di dubbio che, in questo caso specifico, Google ci possa dare una mano molto più di Siri. L’assistente di iPhone ci riporta soltanto a nomi di squadre o a contenuti che nulla hanno a che fare con il tema che ci interessa. Cercando “vecchia signora in grigio Newyorkesi” sui motori di ricerca, al contrario, il risultato “New York Times” è immediato.
Che internet sia diventato uno strumento rischioso per una trasmissione come Chi vuol essere milionario è indubbio. Certo è che, come dimostrato qui sopra, pensare che Google possa sempre rendere la risposta giusta disponibile in un batter d’occhio è piuttosto naif. Anche perchè, considerata la presenza di concorrenti laureati, come il povero Mauro, che tentennano anche su calcoli basilari, a volte il problema vero non è neanche come trovare la risposta. È capire la domanda che può essere un vero casino.