Leonardo Romanelli, Sergio Maria Teutonico e la nostalgia di Chef per un giorno
Che piacere ritrovarli in Rai in questo inizio dell’Autunno 2018.
C’era una volta un programma di cucina appassionante, curioso, elegante, di ottima confezione e con un canovaccio di ferro: si chiamava Chef per un giorno. Resta uno dei migliori format di cucina degli ultimi 20 anni. Può essere considerato uno dei primi, se non il primo, celebrity cooking show della tv italiana. Correva l’anno 2006 quando debuttò su La7, prodotto da Magnolia, ed è rimasto in palinsesto fino al 2010 con le prime visioni (visto che va ancora in replica su La7d). In totale 5 stagioni, ma non saprei dire quante puntate sono state realizzate: direi non meno di 30, con una carrellata di ospiti di tutto rispetto. Ricky Tognazzi, Lamberto Sposini, Morgan, Eva Henger in una delle prime uscite ‘family’ in tv, Vladimir Luxuria agli esordi tv, Barbara Bouchet sono tra le puntate che mi son rimaste nella memoria più di altre, che comunque annoveravano nomi come Lina Wertmuller, Gianni Boncompagni, Giobbe Covatta, Alfonso Signorini e un giovanissimo Costantino della Gherardesca,
L’idea era semplice, ma per nulla banale, ben adattata dal format RDF “The Restaurant”: un vip, che se le la cavicchia in cucina, viene chiamato a gestire una serata in un vero ristorante, con 20 coperti e 4 ‘sous chef’ pronti ad aiutarlo. Due diversi menu, ciascuno con un antipasto, un primo, un secondo e un dolce, pensati come due diversi percorsi, legati per lo più alle proprie origini o alle proprie ricette di famiglia. In sala un tavolo speciale con tre giudici, ognuno con una personalità netta, tanto da riuscire a prevedere i giudizi all’atto dell’assaggio, pur non avendo modo di gustare i piatti proposti dagli chef per un giorno. Al centro la ‘regina’ Fiammetta Fadda, tutta classe e palato, affiancata dal critico toscano Leonardo Romanelli, amante dai sapori forti e dei piatti della tradizione; al loro fianco un terzo giudice non fisso, anche se tra i più assidui c’era senza dubbio un giovanissimo Alessandro Borghese, alla prima esperienza tv.
Tra le cose più riuscite delle prime stagioni il racconto di quello che avveniva ai tavoli degli ospiti, ma la vera svolta narrativa era la presenza in cucina degli schermi che mostravano allo chef quel che si diceva in sala. Ogni puntata, quindi, vedeva la trasformazione del vip in un vero e proprio chef, attento all’impiattamento, con l’orecchio ‘prensile’ alle critiche, suscettibile alle reazioni della sala, anche beffardo nei confronti dei critici e dei commensali che si atteggiavano ad esperti.
Nello zapping furioso dell’inizio della stagione tv 2018-19 mi sono imbattuta, a distanza di poche ore, in due volti che ho fatto un po’ fatica a riconoscere, ma che hanno risvegliato il ricordo di uno dei programmi di cucina che più sono rimasti nel mio cuore. A La Prova del Cuoco di mercoledì 12 settembre ho ‘incrociato’ Sergio Maria Teutonico nella rubrica Liscio come l’olio: assisteva Amadeus che faceva le arancine per dimostrare di poter essere Giudice per un giorno (ricorda qualcosa?). Un momento che a dire il vero ha avuto poco a che fare con la cucina, ma che almeno mi ha permesso di rivedere su una generalista e in un orario di punta (al di fuori di Alice Tv) lo ‘chef dei secondi’, peraltro uno dei più piacevoli da seguire in Chef per un giorno per la spigliatezza e la battuta pronta (ma va detto che tutta la squadra di chef ”fissi’ era televisivamente riuscita).
A Geo di martedì 11 settembre mi sono invece imbattuta in Leonardo Romanelli, ‘titolare’ di uno spazio sui piatti ‘fuori moda’, dalle scaloppine ai cannelloni. Fuori moda nei ristoranti, ma non nelle cucine di famiglia: uno spazio sicuramente ad hoc per lui.
Sarà stata la concomitanza, sarà stata la nostalgia, ma che bello rivederli in tv.