Che tempo che fa: un programma che la Rai rimpiangerà
Che tempo che fa è tornato in onda con la prima puntata della ventunesima edizione, facendo il suo debutto sul canale NOVE.
“Che differenza c’è tra il tre e il nove? Sei!”. Potremmo prendere in prestito la suddetta battuta, ennesima riprova estemporanea del geniale nonsense di Nino Frassica, per descrivere appieno il primo atto del nuovo corso di Che tempo che fa, prima puntata sia per quanto riguarda la ventunesima edizione che per quanto concerne la nuova “casa” del programma di Fabio Fazio, il canale NOVE, nel senso che, di differente rispetto agli anni passati, in breve, c’è solo il canale di messa in onda.
Ad esser precisi, questo primo appuntamento è stato trasmesso in simulcast sugli 8 canali del gruppo Warner Bros. Discovery, scelta che ha sottolineato lo status di evento di questa prima puntata e, al contempo, decisione che ha titillato i nervi dei detrattori ancora non paghi di Fazio ai quali, evidentemente, non è bastato neanche il suo addio alla Rai per trovare un po’ di pace interiore. Per la loro salute, ricordiamo che Che tempo che fa, dalla seconda puntata, andrà in onda solo sul NOVE.
Nell’epoca televisiva di TeleMeloni, segnata da grandi cambiamenti e trasferimenti importanti (quasi tutti da Rai 3) e caratterizzata soprattutto dalla necessità di rassicurare i propri telespettatori con titoli da “metatelevisione” (da È sempre Cartabianca a In altre parole), anche Fazio, pur potendo contare sullo stesso titolo, ha esordito con un tranquillizzante “Siamo sempre noi!”, corroborato da un “È tutto uguale ma è tutto diverso!” esclamato poco dopo da Filippa Lagerbäck: un eccesso di scrupolosità in un inizio dove abbiamo visto un Fazio anche un po’ agitato, presumibilmente per l’emozione.
Il programma, come già scritto, non è cambiato minimamente: lo studio è identico, c’è Luciana Littizzetto, c’è Marco “l’uomo che ride come una pazza”, c’è davvero tutto. Il trasloco sul NOVE, in soldoni, ha riportato solamente l’esperimento dell’edizione 2019-2020, Che tempo che farà, che, in questa prima puntata, è stato presentato come una sorta di pre-show dietro le quinte nel quale abbiamo visto Fazio e Frassica andare a braccio per circa mezz’ora senza stacchi.
Che tempo che fa, dalla prima parte dedicata all’attualità, durante la quale Fazio può ora avvalersi della collaborazione con la CNN, al Tavolo, che si conferma un piccolo gioiello di cazzeggio organizzato dove ci si diverte molto (stesso discorso anche per lo spazio dedicato a Ornella Vanoni), si conferma un format consolidato. Chi, a distanza di anni, ormai di decenni, guarda Fazio al fine di commentare negativamente, con aria stupita, ciò che sta vedendo, evidentemente ha il fine di riscrivere il concetto di masochismo, considerando che, ormai, solo chi possiede un televisore a tubo catodico (e lo usa come sgabello) non sa che tipo di programma sia Che tempo che fa.
A prescindere da come si sia consumato l’addio di Fazio alla Rai, è davvero arduo capire i motivi per i quali a Che tempo che fa sia stato affibbiato lo stigma di programma improprio al servizio pubblico (legittime, a questo punto, le numerose frecciatine lanciate da Luciana Littizzetto in questa prima puntata), un programma dove, tanto per fare due rapidi esempi, la rassegnazione e l’impotenza di due personalità come Liliana Segre e David Grossman, dinanzi al recente massacro dei miliziani di Hamas e la risposta di Israele, si sono rivelate due fotografie televisive di elevata potenza.
La qualità, infatti, è il tratto distintivo di Che tempo che fa, non solo per gli ospiti e i temi affrontati, ma anche per il linguaggio, lo stile, la capacità di fare narrazione.
Che tempo che fa è un programma che la Rai, purtroppo, non potrà non rimpiangere.