Che tempo che fa, sparito il ‘tavolo’. Il racconto della guerra cancella il diritto al sorriso
Che tempo che fa si immerge nel racconto della guerra e cancella il ‘tavolo’. E’ giusto negare il diritto alla leggerezza?
Vietato ridere. E’ la nuova regola, a quanto pare, istituita da Che tempo che fa. Il programma di Fabio Fazio si è infatti immerso totalmente nel conflitto russo-ucraino e ha deciso di raccontare la guerra in maniera quasi integrale.
Il talk di Rai 3, va detto, realizza un lavoro egregio. Lo ha fatto col covid e si sta confermando ora. Ospiti di rilievo, toni pacati, scontri tra fazioni banditi. Insomma, una condotta da servizio pubblico.
In compenso, la trasmissione ha acquisito un’immagine seriosa con la cancellazione del Tavolo. Una mossa giustificabile una settimana fa, ma che rischia di protrarsi nel tempo.
Se si conosce il giorno in cui la guerra è cominciata, al contrario nessuno sa dire il giorno in cui questa si concluderà. Ecco allora che diventa lecito domandarsi quando la coda scherzosa di Che tempo che fa riapparirà in onda.
Domenica 27 febbraio lo stravolgimento della scaletta sembrò inevitabile. “Non ce la sentiamo di scherzare”, ammise il conduttore. Sette giorni dopo lo scenario si è ripetuto in maniera identica, con la percezione di un nuovo taglio che potrebbe accompagnare lo spettatore a lungo. Per l’occasione è stata inoltre modificata la sigla: la tradizionale “Twistin’ the Night Away” di Sam Cooke ha ceduto il passo a “La guerra di Piero” di Fabrizio De André.
In questi casi l’equivoco fa capolino: sono i protagonisti a non voler cambiare registro, o interpretano semplicemente il volere degli spettatori? Spesso si usa la seconda ipotesi per giustificare la prima, in una sorta di alibi che ha scarse fondamenta.
Il cantante mascherato venerdì è tornato regolarmente in video, Affari tuoi non si è mai fermato, per non parlare di Stasera tutto è possibile, Soliti Ignoti, Avanti un altro e L’Eredita. Giochi, sorrisi e spensieratezza a tutta birra.
Lo stesso Fazio, dal canto suo, ha mantenuto intatto il momento promozionale con la presentazione del film di Pierfrancesco Favino e Miriam Leone e, soprattutto, il monologo di Luciana Littizzetto. “Meno male che c’è Luciana, stasera ci serve”, ha ripetuto a più riprese il padrone di casa, con la comica che nel suo intervento ha pronunciato parole non prese evidentemente in considerazione: “Risate e guerra sono nemici naturali, dove c’è l’una non ci può essere l’altra”.
La tavolata, pertanto, non sfigurerebbe. Come non sfigurò nel periodo più drammatico del virus, quando in Italia si contavano 500 morti quotidiani. Non è una gara all’episodio di cronaca più grave, ma se si poté passare da Burioni e Fauci a Paolantoni e Frassica all’epoca, non si capisce perché non si possa seguire l’identico percorso stavolta.
Ben vengano l’informazione e l’approfondimento, ma il cambio di registro non deve essere considerato un tabù. La leggerezza, magari pure riadattata (Maurizio Ferrini potrebbe accantonare la signora Coriandoli per un po’, ad esempio), non venga vista come una colpa. E soprattutto non si arrivi a pensare che basti la forma per dare peso alla sostanza.
Ad ogni modo, se il Tavolo è sparito come parentesi televisiva, risulta invece vivo e vegeto sul fronte dell’Auditel, con lo scorporo che continua a prendere vita alle 22.20. A riprova di come nella rilevazione degli ascolti nulla è davvero mutato.