Che succ3de? racconta il dramma della trans ucraina Judis Andersen: “Per lo Stato sono un uomo, costretta ad andare in guerra”
La ragazza non può espatriare in Polonia. Nel Paese guidato da Zelensky c’è la legge marziale: agli uomini tra i 18 e i 60 anni è probito andare via.
Che Succ3de? è riuscito nell’impresa di alzare ulteriormente un’asticella già altissima: nonostante le mille difficoltà, da ultima Geppi Cucciari da remoto per positività al coronavirus, ieri il programma ha raccontato la tragedia di una persona che non vive sulla sua pelle solo la guerra in Ucraina, ma anche una condizione di transfobia sotto le bombe.
La conduttrice si è collegata con Judis Andersen, una ragazza transgender di 24 anni di Leopoli, alla quale è stato impedito di espatriare in Polonia. Dal 2017 l’Ucraina riconosce le persone trans, tuttavia, in quanto nata uomo, la ragazza è stata bloccata alla dogana per essere a disposizione del richiamo alle armi. Nel Paese vige la legge marziale, con gli uomini tra i 18 e 60 anni obbligati a rimanere in patria.
Judis ha dichiarato:
“Ho paura che mi chiamino a combattere, ma ho tantissimi problemi psicologici e fisici. Non penso di essere in grado di andare a combattere e non penso che io debba ammazzare qualcuno. Però non so come risolvere questo problema”.
Ecco com’era la vita della donna prima della guerra:
“Sono una pittrice. Mi piace dipingere, lo faccio ovunque: posso dipingere sui muri, sulla carta. Adesso non so come fare e come andare avanti. Spero di raggiungere un mio amico fuggito in Olanda per continuare la mia vita. Verrei volentieri anche in Italia”.
Da sempre vicino alle persone LGBTQIA+ non solo con un panel costituito anche da persone omosessuali single, fidanzate o unite civilmente, Che succ3de? si è occupato molto nel corso delle due stagioni di omofobia e transfobia. Qualche settimana fa Geppi Cucciari ha ospitato Lucy Salani, la trans più anziana d’Italia, sopravvissuta alla tragedia dell’Olocausto. In quell’occasione la conduttrice si era commossa nel sentire la sua testimonianza. I Telegatti non esistono più, ma questo programma, il migliore della tv italiana, dovrebbe fare almeno incetta di Diversity Media Awards.