Che fuori tempo che fa, il vero spirito del ‘tavolo’ lo si ritrova il lunedì sera
Che fuori tempo che fa è decisamente meno caotico del ‘secondo tempo’ domenicale. Scaletta più armoniosa e maggiore spazio ad aneddoti e racconti
La vera anima del ‘tavolo’ di Fabio Fazio la si ritrova il lunedì sera. In quell’appuntamento spesse volte schiacciato dalla concorrenza di Gf Vip prima e Isola dei Famosi si nasconde il vero senso e lo spirito originario di un programma che fa del sano cazzeggio il suo punto di forza.
Che fuori tempo che fa è decisamente meno caotico del ‘secondo tempo’ della domenica, dove al bancone di Fazio si siedono mediamente ben tredici persone, compreso quest’ultimo. Quattro in più di quelle che generalmente vengono coinvolte la sera successiva, quando i ‘convocati’ non toccano mai la doppia cifra.
Esigenze diverse, così come il pubblico di riferimento. Più popolare nel weekend, maggiormente selettivo il giorno dopo. Accade però che solo a Che fuori tempo che fa ci sia davvero spazio per gli ospiti, per gli aneddoti, per i ricordi e per le curiosità.
Il format “minore” si dimostra dunque più armonioso sul piano della scrittura. I dialoghi scorrono fluidi e non vengono continuamente interrotti dalle clip in scaletta. Inoltre, se la domenica il conduttore recita la solita parte del disturbatore che vede in Vincenzo Salemme o Francesco Paolantoni le vittime sacrificali, il lunedì lo schema è assolutamente libero, con il racconto che torna ad essere centrale.
L’unico limite, forse, sta nella spalla. Max Pezzali fatica ad imporsi e ad andare oltre il copione, a differenza di Fabio De Luigi che si rivelò la vera rivelazione dell’edizione autunnale. Un passaggio di consegne imposto dagli impegni lavorativi dell’attore, che ha tolto un po’ di brio alla trasmissione, comunque compensato dalle frequenti partecipazioni di Raul Cremona e del Mago Forest.
Ha fatto invece perdere ogni traccia Antonio Cabrini, che nella prima fase della stagione curò il racconto degli eventi della settimana sul fronte sportivo.