Che Dio ci aiuti – Valeria Fabrizi a Tvblog: “E’ la fiction che ci voleva in questo momento”. Da stasera le repliche della prima serie.
Valeria Fabrizi racconta a Tvblog il provino per Che Dio ci aiuti e gli aneddoti del set, ripercorrendo con noi sessant’anni di carriera, da Carlo Dapporto a Gassman, da Garinei e Giovannini alla Melato, a Un posto al sole, a Sei forte maestro… fino al prossimo film di Pupi Avati, “Un matrimonio”, e a Suor Costanza, la madre superiora che minaccia sempre di fare ZAAAC!
Che Convento sarebbe, quello di Che Dio ci aiuti, senza Suor Costanza? E che serie sarebbe senza il calore e il mestiere di Valeria Fabrizi? Quando ho deciso di intervistarla sapevo che sarebbe stata la giusta conclusione di tutte le interviste per Che Dio ci aiuti, però non immaginavo un’esperienza così, a cavallo tra la lacrima e il riso… perché come le grandi attrici le basta un attimo per cambiare il tono, il timbro, l’emozione suscitata.
E’ stata un’esperienza anche per la generosità dell’attrice nel condividere ricordi e sensazioni, momenti di lavoro e di vita… quindi per una volta vi consiglio di leggere le risposte a prescindere dalle domande, perché spesso più se ne allontanano più sono ricche di sorprese!
E, per finire, quest’intervista viene pubblicata oggi perché la notizia delle repliche della prima serie (in onda da stasera su RaiUno ogni Giovedì, evidentemente anche per testare se Che Dio ci aiuti, come Don Matteo, è un serbatoio prezioso di auditel anche al secondo passaggio) me l’ha data proprio Valeria Fabrizi, iniziando la nostra conversazione così:
Ho appena sentito il mio bambino, Davide, ha detto che non sa come chiamarmi, “Forse per te è più gratificante nonna, ti chiamo nonna?” “Tesoro no, sarebbe meglio zia!” Ma lei lo sa che giovedì andiamo di nuovo in onda? E’ scritto sul giornale! Allora ho più tempo per organizzare una bella cena con il cast!
E partiamo dal finale della seconda stagione, che ha tenuto sette milioni e mezzo (di media!) alzati fino alle 23.30. Cosa si prova ad aver regalato tante risate a tante persone? E qual è l’ingrediente segreto della zuppa del convento? Cos’è che tiene attaccati anche tanti giovani alle avventure di due suore?
E’ vero, c’erano tante persone… a me durante le puntate sembra di essere da sola nell’universo, quando va in onda sono “sofferente”, sto attenta a me stessa, mi controllo come se guardassi un’attrice che recita… e son talmente tesa che non penso agli altri che stan guardando! Ma è vero, erano tanti! La settimana scorsa sono andata da Mara Venier, ho detto “Che Dio ci aiuti!” perché è proprio il momento di dirlo, ma son tanto contenta di avere fatto questa serie. Ho già avuto una serata stupenda di undici milioni con Proietti (Il maresciallo Rocca), mi chiamò il giorno dopo “Valeriaaaaaaaa”, ma non capivo l’importanza della cosa… non do troppa importanza se c’è tanta gente che guarda, però se un prodotto è di qualità la gente lo guarda volentieri e poi va a letto tranquilla.
E questo è un prodotto carino, che entra nelle famiglie e nel cuore delle persone. Io ho un successo per strada… a parte che mi chiamano Suor Costanza! (ride e imita) “Buongiorno Suor Costanza, come va?” Mi fanno tanti complimenti che mi rendo conto che Suor Costanza funziona anche se c’è a spruzzatine… e io spero tanto che le autrici mettano qualcosina di più di lei nella prossima serie! E’ andato bene perché è il prodotto che doveva esserci in questo momento, la gente è stanca, c’era bisogno di una fiction così.
Cosa ha pensato la prima volta che le hanno proposto Suor Costanza, e cosa le ha regalato di sé, oltre il mestiere da attrice?
Allora, io dico subito che non faccio provini. Sono negata. Quindi sono andata prevenuta dicendo al regista “E’ la prima volta che faccio un provino, abbiate pietà di me, fatemi parlare e basta.” Poi a un certo punto sono andata alla toilette, ero già vestita di nero da suora, scarpe nere comode, collettino bianco. In bagno ho tirato fuori dalla borsa una fascia di filanca che mi ero portata e un triangolino nero, mi son legata il tutto in testa e sono uscita dalla toilette… per gli occhi sbarrati del regista! Mesi dopo Elena Sofia ha detto a mia figlia “Quando abbiamo visto i provini e dovevamo scegliere, quando è uscito il provino di tua madre… era perfetta!”. mi hanno dato la risposta subito, dopo un giorno e mezzo, dicendomi “Avrai un ruolo tipo Frassica!””Che bello!” Ero contentissima, l’importante è lavorare e fare cose di qualità, a me piace mettermi alla prova, ogni volta è un debutto. Poi mi sono creata questo personaggio, io sono un po’ così… brontoloa e impicciona, è un cocktail tra me e mia madre che lo era ancora più di me!
Quando li guarda negli occhi, cosa vede in loro?
Elena Sofia Ricci – Allora, sono tutti miei ammiratori, e già questa cosa mi gasa alquanto, e finalmente hanno il coraggio, superano il pudore e vengono a dire “ti voglio bene”, io trasmetto affetto, voglio bene al mio prossimo, certo, più ai vicini! li guardo negli occhi… io sono così, espansiva… il che quando ero giovane bella e bona mi creava qualche problema perché mi vedevano così e ci provavano e io invece ero una pulita, sana. Non mi sono mai compromessa per il lavoro, son fatta così. Sofia… amooore! Io adoro Sofia, e poi avevo già lavorato con lei, ne “Il rumore dei ricordi!”. Io avevo una scena in cui avevo perso il marito e lucidavo le cornici, lei dice una cosa bella, io mi giro, la guardo e comincio a piangere… e la Ricci di botto e senza nessun supporto si è messa a piangere anche lei e mi ha detto “Grazie, mi hai dato la tenerezza”. (per la cronaca, qui a lei la voce si incrina e a me parte un groppo in gola. Tre secondi dopo…) Elena poi s’è fatta una sgobbata mai vista! Aveva un ruolo importante, ha studiato tanto, poi sa che cos’aveva? Era generosa con le ragazze, insegnava loro come fare se pensava fosse utile… a me non lo chiedevano, mi consideravano una da tutelare per l’età, il rispetto… mi trattavano… come la Magnani (ride)
Francesca Chillemi – Fantastica! Ero io giovane, così! Sono io. Mi vedo in uno specchio in lei! Poi è una ragazza che dimostra di essere buona e di avere sensibilità, perché non basta essere belli, vulcanici e irruenti, ci vuole la trasparenza dei sentimenti nel cuore… e si vede nel modo che hai di guardare le persone.
Miriam Dalmazio – Bella lei! Una madonnina. “La mia madonnina”, così la chiamo. Sembra dipinta da tanto è bella.
Laura Glavan – Brava, intensa e silenziosa. Molto riservata: io poi sono un po’ orso, vado a conoscere le persone nelle pause, sì, ma in punta di piedi, per non invadere…
Rosa Diletta Rossi – Melanconica, carina, affettuosa, disponibile. Se avevo bisogno di qualcosa era sempre molto attenta, aveva un grande rispetto. Per dire, ho avuto una disgrazia stupida, sono andata dal pedicure e mi è caduto il cellulare dentro l’acqua, e così ho salvato la schedina ma non ho più i numeri, però a Pasqua ho ricevuto i messaggi e lei me l’ha mandato. Io sono una messaggiona, sa? I contatti cerco sempre di tenerli con le persone… Con la tecnologia so mandare i messaggi e fare le foto. Con l’altro telefono, però, quello mio storico! Che poi era tutto incerottato, sul set era una risata continua, una volta il macchinista (inizia a imitare le voci) “Ahò, de chi è ‘sto telefono?” “Zitto, è della Fabrizi!” “Ma no no, dico questo, anvedi che roba, tutto incerottato, figurati se è della Fabrizi” “Zitto zitto che è suo” “Luigi è mio, non si preoccupi” “Signora scusi non volevo” “Ma non si preoccupi, ce l’ho bello a casa, il cellulare da sera” “Ma scusi un’attrice come lei che ce fa con un cellulare così?” “E’ perché è bianco e rosso così dentro la borsetta lo vedo subito!”
Ma poi ne succedono tante così: stavamo girando col mio accento bolognese, io esco un attimo dal convento, pausa caffè, volevo il caffè buono che facevano lì vicino e fumarmi una sigaretta, torno, dico agli altri “Sì sì andate che è buono…” Come loro vanno mi giro e cado dentro una buca. Vestita da suora. Tuuuutto il quartiere che arriva “Ahò, è caduta una monaca!” Non me lo dimenticherò mai per tutta la vita, un imbarazzo!!! E poi un signore “A monaca che fai, fumi pure?” E io cercavo di spiegare che ero un’attrice vestita da monaca e lui “Sì sì, tutte scuse per passarla liscia!”. Non mi ha riconosciuto però! Sono stata brava!
Lino Guanciale – Amooore! Ha debuttato ieri in teatro e non gli ho fatto gli auguri perchè il cellulare…Tanto carino, ma anche anche l’altro, Poggio, l’altr’anno, era carino. Lino è un cucciolo, più bambino perfino, veniva e mi dava i bacini. Siccome è timido con lui ho capito che bisognava andargli intorno. Si è creato un bel rapporto, meraviglioso.
Che Dio ci aiuti è stato appena confermato per una terza serie. Che cosa le piacerebbe far vivere l’anno prossimo alla sua Suor Costanza? Nella prossima stagione cosa vorrebbe farle vivere?
Lo dica, lo dica, speriamo che lo scrivano… ogni anno ci tengo un po’ di più. La prima volta non hanno creduto (e nemmeno io ci credevo e poi mi sono stupita leggendo le sceneggiature!) che sarebbe venuto un personaggio così bello… ecco mi piacerebbe avere un po’ più di presenza, fare interventi meno estemporanei che poi mi devo aggrappare agli specchi per dare bene l’intenzione. Avevo anche proposto i mio cagnolino, Mirtillo, è tenero, piccolo e nero… sarebbe stato perfetto per Suor Costanza! (sorride) Però dal successo che ha avuto questo personaggio (e tutta la serie) mi sono resa conto che non sempre è importante la presenza… è quello che dai, quello che ricevi. Come in “Notte prima degli esami”, avevo un ruolo piccolo, la nonna, fortuna che mi somigliava anche quello… ma mi ha permesso di farmi riconoscere dai ragazzi! Io son stata vent’anni fuori, c’era una generazione che non sapeva chi ero, adesso mi abbracciano, mi vedono, mi conoscono. E soprattutto (ride) mi chiamano col mio nome, hanno imparato! Basta con Franca Valeri, io sono Valeria Fabrizi!
Ho letto un commento su “Angeli con la pistola” che le aveva fatto Mariangela Melato. Cosa ricorda di lei?
L’ha letto? Brava, quello sarebbe il mio sogno, poi dopo il Signore mi può portare pure via, ma almeno resterebbe qualcosa di me. Io all’epoca facevo Pigmalione in teatro, ho espresso questo desiderio – amo quel film, non so più quante volte l’ho visto, volevo adattarlo! – ma mi hanno detto “Ha preso i diritti Mariangela Melato” e ho pensato “Giusto, è brava…” Poi l’ho incontrata in un albergo, le ho detto che era il mio sogno, all’inizio le davo del lei e lei “Ma ci diamo del tu, non mi mettere in imbarazzo!”, e “Ho il desiderio di fare Angeli con la pistola, quando la farà vorrei esserci anch’io tra i barboni!” lei lì disse che “Per il momento non se ne parla, non posso, ma saresti perfetta!” una frase che mi commosse, mi diede una carezza e un bacino, poi non l’ho più vista se non in Chiesa. Probabilmente già non stava bene ma mai più pensavo che un anno dopo se ne andasse così.
Prima è esplosa con la bellezza, poi è arrivato il cinema, il teatro, la televisione. Cosa aveva in più delle altre belle figliole?
(parte in quarta)Allora, sfatiamo questo mito! Io non ho mai fatto concorsi di bellezza e continuano a dirla ‘sta cosa. Ho fatto i fotoromanzi, questo sì, e ho iniziato perché il direttore della Mondadori si era rotto un braccio, mia madre aveva un centro medico, lui venne, mi disse “Chi sei?” e di lì partì Fiamma, il primo lavoro. E poi sognavo il teatro, il mio padrino era l’amministratore di un teatro e così li conoscevo tutti. E dopo Fiamma dovevo debuttare in “Giove in doppio petto” con Delia Scala e Carlo Dapporto ma mi sono ammalata dieci giorni prima, una broncopolmonite! e mi hanno sostituita. E quindi poi passai con Tognazzi, Vianello e Bramieri e andammo per due anni in tournée… ci siamo divertiti da matti! Io ero la soubrettona, perché c’erano le ballerine, le ragazze pon pon, le soubrettine e le soubrettone, che erano quelle che dicevano anche le battute, e io ero la soubrettona.
Poi ci son stati Garinei e Giovannini, ho fatto la prima donna di Macario, ma l’unico concorso che ho fatto è stato “La donna ideale”, che avevo pure vinto (perché io venivo da una famiglia modesta, avevo imparato a far tutto, cucinavo, cucino, ero bravissima, mi dicono sempre che ho ancora le mani d’oro!) e poi arrivò un giornalista e annunciò che avevo già fatto un fotoromanzo e allora dal primo mi passarono al secondo posto perché doveva vincere una casalinga, non un’attrice.
E poi basta, non ho mai fatto concorsi: quando sono andata a Miss Universo era una selezione, avevano deciso di prendere i concorrenti tra ragazze che avevano fatto i concorsi di bellezza e altre che venivano dal teatro… e alla fine mandarono me. Ma ero simpatica, genuina, bolognese… piacevo anche alle donne, non ho mai avuto rivali e non sono mai stata ferita in questo senso da una donna. Ero una bella figliola e me ne accorgo ora quando qualche signore con i capelli mi incontra e mi dice “Madonna cos’era… anche adesso, eh!” (ride) rimediano subito!
Nella sua carriera c’è anche un ruolo in “Un posto al sole”, quello di Ginevra D’Ambrosio, la madre moooolto difficile di Ornella. Cosa ricorda di quell’esperienza?
E’ stata bellissima! A Un posto al sole dovevo andare all’inizio, poi presero Ida di Benedetto e quando sembrava che lei se ne volesse andare tornarono alla carica con me, per il ruolo della Contessa Palladini, e c’era anche Marina Tagliaferri che insisteva “Dai, vieni…” ma io erano anni che non lavoravo e avevo paura che non reggesse la memoria, in più stava mancando un amico molto caro… e ho detto “Non posso”. Poi c’è stato “Sei forte maestro” col mio grande amore Gastone Moschin che io adoro (è stato proprio un amore mancato, lo diciamo sempre) e ho capito che invece la memoria c’era ancora, ce la facevo… due anni di grande successo. E allora quando anni dopo da Un posto al sole mi hanno riproposto un ruolo ci sono andata volentieri, è stato bellissimo, ho fatto amicizia con tutti… e sette giorni dopo che andava in onda la trasmissione io firmavo autografi in treno… mi sembrava di essere rinata! Ero gasata al massimo! Eh, ma io studio! Se hai l’età e non sei allenata non funziona, quindi studio. E poi non posso nemmeno usare i gobbi perché non ci vedo! (ride)
A proposito di Sei forte maestro, mi ricordo una battuta in cui il suo personaggio diceva “L’amore non è solo avere lettere dentro al cassetto… dà un colore diverso a tutto il resto”. Per lei cos’è stato l’amore?
(Torna subito seria, con quella voce profonda, appassionata) Forse è stata la cosa più importante. Io ho avuto due grandi amori, perché l’amore più forte è quello verso un figlio, e poi quello per mio marito. Poi certo prima c’erano stati flirt amorini, niente d’importante… e poi c’era stato Walter (Chiari, NdL), che io definivo l’amico prediletto della sorte, che ha passato a casa mia gli ultimi anni della sua vita, tanto che quando mio marito è mancato Walter era lì e s’è sentito male anche lui. Il rapporto con Walter aveva una natura particolare che non va confusa con l’amore importante, esclusivo. C’è stato un periodo in cui tra me e lui erano esplosi i “fuochi della passion”, abitava nel mio stesso palazzo, e nonostante la differenza d’età io non credo che il principe azzurro ci sia solo a diciott’anni… c’è anche molto prima! Era un sentimento di natura complice, un cordone mai spezzato, lui diceva sempre che era scritto nelle stelle. Però poi quando c’è stato da decidere tra Walter che non era da sposate e Tata che era da sposare ho scelto l’amore tenero e dolce di mio marito, che è stata la cosa più bella della mia vita. (la voce si intenerisce) Quando è mancato stavamo per fare 25 anni di matrimonio.
Cosa le piace della tv di oggi?
Mi piacciono alcune delle trasmissioni che vedo su Raitre, mi dispiace che non ci siano più cose come i grandi spettacoli. Un tempo forse si considerava di meno questo audience… però alcune cose sono belle. Mi piace il cinema e mi piace soprattutto la televisione della notte. Io la vedo sempre a quell’ora. Ogni tanto mi confronto con le amiche “Tu dormi?” “No” “Io nemmeno” “Prendi la pillola” “No, no, la tisana e la camomilla poi o la va o la spacca”. Se funziona bene, sennò mi vedo la tv. Mi sembrerebbe di rubare del tempo, dormendo troppo.
Un nome, un’immagine.
Vittorio Gassmann. Iiiiih. Ho fatto Il mattatore, con lui, ero molto emozionata e lui mi disse “Tranquilla, guarda che anch’io non so leggere! Ci impapereremo!” E infatti era vero, scivolavamo tutti e due… era la prima diretta, lei non era nemmeno nata (ha ragione, ndL), si immagini la tensione! E c’era Paolo Ferrari che ci faceva da spalla! E poi con Gassman ho fatto anche “Lina Cavalieri, La donna più bella del mondo”! Facevo la guapa, con Gina Lollobrigida, il primo schiaffone della mia carriera, due ceffoni… mi son volati via gli orecchini! La piccolina con questa manina ne tirava di ogni! (ride) Io facevo la guapa e il mio guappo la insultava, arrivava Gassman in sua difesa, saltava giù dal balcone, bello…
I Dapporto, padre (Carlo) e figlio (Massimo). E’ vero… Massimo l’avevo tenuto sulle ginocchia, era nato che stavamo in compagnia! Carlo Dapporto è stato Cupido per me, perché lavoravo con lui in teatro e iniziai a frequentare Tata Giacobetti che già conoscevo dai tempi di Vianello e Tognazzi, e mi era antipatico. E voleva farmi da padre, da fratello, e vai a letto presto… non lo faceva più mia madre figuriamoci se lo facevo fare a lui. Una volta gli diedi una taccata in testa! E Carlo mi diceva “E’ un bravo ragazzo, te lo devi sposare, è fuori dal comune”. E aveva ragione.
Ritrovare Massimo, il figlio… è stato come con il figlio di Tognazzi, Ricky… che più di una volta me l’ero cuccato io a fargli la babysitter e me lo coccolavo. Poi certo non è che ci fossimo persi di vista: erano persone che incontravo da sempre, a Roma ti trovi, ci eravamo visti e rivisti e c’era un rapporto affettivo. Una volta era così, ci si frequentava di più. E mi ricordo che agli inizi della carriera di Massimo il padre era entusiasta, commosso…e me lo diceva, perchè c’erano fili di amicizia sotterranei che continuavano ad unirci, a me piace molto questo termine, lo uso spesso (sorride). Così conoscevo bene lui, la moglie, il fratello… e quando ho avuto l’onore di lavorare con lui (ma lui diceva il contrario, che era un onore per lui), è stata un’emozione, ma non perché ci ritrovassimo, lo vedevo sempre. Però bello.
Se fosse un libro, quale sarebbe?
Cuore
Un film? Finché dura la tempesta.
Un paese? La Spagna.
Una cantante? Peggy Lee.
Un cibo? Le lasagne verdi!
Uno strumento musicale? La chitarra.
Un personaggio storico in una fiction in costume? La donna di Napoleone, oppure la Boheme… è stata la prima opera che ho visto… ho pianto!
Ha visto la fiction su walter chiari? Com’è stato sapersi interpretata da un’altra attrice, non è che capiti proprio a tutti mentre sono ancora qua!
(Ride) Mi piace il “mentre sono ancora qua”. E’ venuta qui l’attrice, la GUaccero, con il regista, ha visto la camera di Walter, ha voluto conoscermi, è stata di una tenerezza infinita, forse perfino un po’ in soggezione. Poi io sono molto più irruente, lei è più contenuta però quella è la fiction, in modo in cui la interpreti. E poi per me è stata una grande emozione, ma mi chiamavano tutti mentre la fiction andava in onda e rompevano! (ride) Tutti a chiedere “Ti stai vedendo, ti stai vedendo?” E io mi volevo vedere e non ci riuscivo! Per fortuna poi mi hanno mandato i due dvd e me la sono potuta guardare con attenzione. Io della fiction ho contestato solo una cosa: che di tutto quello che Walter ha fatto di importante… non c’è stato che una piccola parte. Alcune cose le hanno cambiate, e vabbè, ma non hanno dato o avuto la possibilità di fare le quattro – sei puntate che un personaggio del genere avrebbe meritato. E pure la scenata di gelosia di Ava Gardner… ì, c’è stata ma non a quei livelli: tant’è vero che poi l’ho frequentata a Madrid e mi portava a ballare!
Cosa c’è nella recitazione che non la fa fermare mai un minuto a pensare “Ora relax”?
Io amo lavorare, il lavoro è la vita per me… fare dei personaggi, mettermi alla prova, sono un animale quasi instancabile. Di teatro ne posso fare quasi niente, perché ho un’età e non vado strapazzata, però se arrivano dei bei ruoli per il cinema o la tv…
Il progetto con Pupi Avati, “Un matrimonio”: cosa l’ha convinta a partecipare, chi c’è, com’è stato girare con lui?
Io a Pupi devo tantissimo, sono tornata a lavorare grazie a lui, in “Dichiarazione D’Amore”. Il mio agente Luca Di Nardo mi ha detto “C’è Pupi che ti sta cercando per delle informazioni sul Quartetto Cetra, sta girando “Dichiarazione d’amore” e io sono andata a Bologna, per parlarne, ma così. E tra una chiacchiera e l’altra mi ha chiesto che facessi… e quando gli ho detto che ero ferma da anni e che era mancato mio marito mi ha chiesto se avessi voglia di tornare su un set. “Certo, se ci fosse l’occasione…” “Te la do io!” “Ma così, ora…” “Ma niente” Ed è finita che ho fatto quelle sei otto pose e non mi è parso vero. Ho chiesto a mia mamma se mi teneva il cane e Giorgia (la figlia), mia madre era contrarissima!, io mi sono inta i capelli e ho ripreso in mano le redini dell’arte che io amo. Recitare è il mestiere più bello del mondo, ti investi di un’altra persona…
Il progetto di Pupi di ora: sono andata a parlargli perché insisteva l’agente, sembrava non fossi adatta, così abbiamo chiacchierato, abbiamo parlato di Walter, poi Pupi è sempre molto affettuoso, dà soggezione ma poi entra nel cuore. Un gran signore di un’umanità incredibile, e il ruolo era quello della prima donna bolognese che compie 105 anni. E giustamente mi chiedeva se fossi pronta per fare quel ruolo… “Pur di lavorare con te lo faccio, se ti vado bene…”. E mentre chiacchieravamo entra una signora e dice “Certo che è perfetta per fare questo ruolo”. Poi mi dice che mi faranno sapere, due giorni dopo io stavo partendo per la Spagna e Pupi mi chiama “Valeria, allora, ti ho scelto, sei contenta?” “Madonna, Pupi che regalo mi stai facendo!” “Ma non per quel ruolo…” “Ah…” “uno più grande!”. Adesso faccio la mamma della Ramazzotti, praticamente mi ha calato trent’anni! (ride)
E quindi ho fatto questo ruolo molto intenso, brutta che non mi riconosci, sembro il mostro polifemo, faccio parte della famiglia povera. Ho recitato con Andrea Roncato, bravissimo. Ci guardavao e ci veniva da piangere. Ci vogliamo un bene dell’anima. Con la Ramazzotti che adesso sta per avere il bimbo ci siamo trovate subito.
E poi c’è De Sica, e son convinta che rimarranno tutti a bocca aperta per la bravura. Lui fa la parte del ricco: è la storia bellissima della famiglia Avati, è un film corale e siamo in tantissimi. Doveva andare dopo Che Dio ci aiuti ma pare che lo portino a settembre… ci son rimasti tutti male io invece sono contenta: così c’è più gente che ci guarda, adesso col bel tempo chi resta a casa a guardare la tv? Solo io ma giusto la notte! (ride)
Pupi ha un’umanità… mi prendeva da parte e mi diceva “Vorrei che tu guardassi negli occhi la persona con cui parli, non gesticolare e non distrarsi. E te lo dice sottovoce nell’orecchio, è un grande e nobile regista, si meriterebbe l’America.
Abbiamo lavorato a Cinecittà con le calze di lana doppia, le stufettine, e io sono caduta alla festa di Valeria Marini e mi son rotta le costole però il giorno dopo ho lavorato lo stesso perché dovevamo girare a Piazza Venezia quel giorno, l’avevano prenonotato da tanto e io dovevo esserci. Mi sono alzata, ho messo il busto, le creme e sono andata. Però mi ha gratificato come professionista quella giornata. Mi ha detto “Sei seria, brava!” (una pausa, poi ironica) “Un corno!” gli volevo dire… avevo un male della malora!
L’anno prossimo festeggia sessant’anni di carriera. Cosa direbbe alla Valeria Fabrizi di allora, debuttante… e cosa direbbe la Valeria di allora a quella di oggi?
Davvero? Mi ha dato un input, devo fare una festa! Allora, quella di ieri a quella di oggi direbbe “Meritavi di più”, quella di oggi a quella di ieri “Eri già brava”.
Per l’ultimo dell’anno Babbo Natale le fa un regalo particolare. Ha a disposizione la prima serata su RaiUno o il teatro che preferisce in tutta italia, e tutti gli artisti aspettano una sua chiamata. Sceglie la tv o il teatro? E cosa porta in scena? Un testo classico o uno nuovo?
Scelgo il teatro, il Sistina, è il teatro più sacro per me… e vorrei tornare da vecchietta a farci qualcosa di importante. Porto in scena Angeli con la pistola. E chiamo De Sica.
E se il regalo di Babbo Natale potesse essere portato indietro e cambiato… cosa gli chiederebbe per il 2013?
(tenera) Gli direi “Portami un nipotino!” Sarei un terremoto di nonna!