Che Dio ci aiuti 2, la solita zuppa riscaldata. Peccato per Elena Sofia Ricci
Che Dio ci aiuti 2 promette cambiamenti ma resta la solita fiction scontata: c’è poco impegno
Se “Che Dio ci aiuti 2” fosse una pietanza proposta ai giudici di “Masterchef”, non passerebbe la prova della mystery box e finirebbe dritta a rischio eliminazione. Perchè per quanto si prova a proporre un’idea in formati diversi, a mancare davvero è il contenuto, e quindi, il sapore.
Serve a poco il cambio di storyline tra la prima e la seconda stagione: abbandonati i casi di puntata polizieschi (che già sapevano di vecchio), la svolta più sociale della serie avrebbe dovuto, sulla carta, aiutare gli autori ad avere maggiori possibilità di approfondimento ed evoluzione dei protagonisti.
Tutto sembra cambiare, ed invece cambia poco. Siparietti telefonati, dialoghi scritti con la consapevolezza che a seguire la fiction sarà un pubblico a cui è meglio non dare in pasto storie profonde, un cast poco azzeccato che a tratti imbarazza e delude. Dispiace per Elena Sofia Ricci e Valeria Fabrizi, strana coppia che si ritrova a dover gestire i giovani della residenza e le loro storie come due tate col velo.
Che Dio ci aiuti 2
“Che Dio ci aiuti 2” è figlio di quelle produzioni convinte che basti un’attrice di richiamo, qualche giovane emergente, storie semplici e mai troppo rumorose ed un bambino strappa lacrime per sfondare. E probabilmente la ricetta funzionerà anche questa volta, ma fino a quando? Non sempre ci sarà la campagna elettorale ad occupare le prime serate delle altre reti, dando così la spalla a chi cerca qualcosa di leggero rispetto alle solite facce.
Ma è inutile aggrapparsi agli ascolti per giustificare certe scelte: giocare facile e non tentare la strada di una storia davvero capace di scuotere il pubblico (non per forza essendo scandalosa, sia chiaro) non rende merito all’intenzione della rete pubblica di voler essere portavoce di determinati valori.
“Che Dio ci aiuti 2” ha promesso nuovi sapori, ma al primo assaggio già non convince: soi è davvero così certi che il pubblico sia affamato al punto da accettare qualsiasi cosa?